Buzzanca “sconfitto” in aula e costretto dal Consiglio a ritirare la delibera sull’Atm

«Il sindaco prenda atto di non avere più una maggioranza che lo sostiene». La sintesi della turbolenta serata in consiglio comunale sta tutta nelle parole dell’esponente del Pd Gaetano Gennaro. E’ la considerazione che arriva al culmine di una seduta resa ancora più infuocata dalla presenza dei lavoratori dell’Atm e soprattutto del sindaco Buzzanca, arrivato in aula per chiedere ufficialmente, dopo averlo fatto attraverso una nota, la sospensione della delibera sulla messa in liquidazione dell’Atm. Una richiesta clamorosamente respinta dal consiglio comunale, tanto da costringere Buzzanca a ritirare l’atto deliberativo che poco meno di un anno fa l’Amministrazione aveva prodotto presentandolo come atto “epocale”. Di epocale, al momento, c’è lo schiaffo politico che il sindaco ha dovuto incassare. Va dato atto a Buzzanca di aver avuto il buon senso di non proseguire il muro contro muro e di aver mantenuto l’impegno con sindacati e lavoratori: loro avevano chiesto che l’iter avviato si fermasse, in che modi importava poco. Le modalità interessano, però, dal punto di vista squisitamente politico. Il Pd, Fli, parte dell’Udc (Melazzo e Guerrera nello specifico), Risorgimento messinese e Pid hanno affossato il Pdl, ancora una volta vittima di se stesso e delle assenze che sono risultate decisive ai fini del voto finale.

La serata era iniziata con l’invio, da parte del sindaco, di una nota: «Con la presente – vi si legge – facendo seguito alle intese intercorse tra il signor segretario generale, nella qualità di commissario straordinario dell’Atm e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali dell’azienda nel corso della riunione del 17 settembre, tenutasi durante la autonoma protesta dei lavoratori, onde consentire un ulteriore momento di approfondimento da parte di tutte le componenti aziendali sull’atto deliberativo proposto da questa Amministrazione, si invita a voler sospendere temporaneamente l’esame del provvedimento». La prima reazione arrivava dal Pd, con una nota prodotta a tempi record dal segretario cittadino del Pd: «Il Partito Democratico respinge al mittente la proposta di delibera che manifesta con tutta evidenza l’assenza di una strategia seria per il rilancio del servizio di trasporto urbano. Pretendiamo in apertura della seduta la presenza in Consiglio del primo cittadino al quale spetta la responsabilità di ritirare la delibera della messa in liquidazione sprovvista di qualsivoglia valutazione economico-amministrativa delle ragioni e delle conseguenze di tale scelta. Adesso è arrivato il momento di finirla con i giochetti per prendere tempo». E così è avvenuto: oltre al Pd anche altre forze politiche hanno chiesto la presenza del sindaco, il quale non s’è fatto attendere. Presentatosi in aula, ha chiesto “de visu” la sospensione della delibera.

La risposta è stata picche. Gennaro del Pd, Pergolizzi di Fli, Melazzo dell’Udc, Caliò del Pid, Carreri di Risorgimento Messinese, con argomentazioni diverse («questa delibera è aria fritta» ha attaccato Melazzo, ad esempio), hanno tutti respinto al mittente la proposta di Buzzanca, rilanciando con la richiesta di ritirare la delibera e lasciando come unico baluardo difensivo del sindaco il capogruppo del Pdl Capurro, il quale ha però ammesso che «nessuno è mai stato innamorato di quest’atto, se c’è da cambiarlo cambiamolo». Proposta del sindaco messa ai voti: 14 sì, 14 no, 1 astenuto (Trischitta, che presiedeva la seduta). Proposta bocciata. Clamorosa sconfitta politica. A quel punto si è cercato di rimediare, si è generata confusione su una proposta, piuttosto insensata, di rinviare l’atto in commissione per poterla in quella sede emendare, poi da Buzzanca, che in un primo momento pareva aver incassato il colpo, è arrivato il passo indietro: «Il nocciolo della questione è il rapporto con la Regione, che ci ha chiesto di trasformare prima possibile l’azienda in Spa. Gli accordi sono accordi e li voglio rispettare, non mi interessano le prove di forza. Se serve all’armonia, sono disponibile a ritirare la delibera. Ed è quello che faccio formalmente». Amen. Ritiro o sospensione, cambia poco: l’Amministrazione ha di fatto ammesso che l’atto deliberativo su cui da quasi un anno si era impostato il rilancio dell’Atm non andava bene e va quantomeno rivisto (per alcuni rifatto da zero). Intanto un anno è passato. E l’Atm è sempre più sull’orlo del baratro.