Inchiesta sul bilancio, parola agli assessori: “Votavamo su dati forniti da altri”

Hanno preso il via alle 9 del mattino di ieri e sono andati avanti fino a tarda serata gli interrogatori degli indagati per il mancato dissesto del Comune di Messina. E' toccato ai primi cinque, in ordine alfabetico, recarsi dal sostituto procuratore Antonio Carchietti e l'aggiunta Ada Merrino, per rispondere alle domande relative alle ipotesi di falso e abuso, sin qui enucleate dalla magistratura sulla scorta della perizia di Vito Tató. Tra loro, le due donne della Giunta Buzzanca, Pinella Aliberti ed Elvira Amata, poi Giuseppe Altomonte, Francesco Aiello. Con loro i difensori, gli avvocati Antonello Scordo, Carmelo Scillìa, Antonio Strangi, Paolo Turiano, Nino Parisi e Marcello Scurria. In pochi hanno deciso di parlare, la gran parte si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Il confronto andrà avanti nelle prossime settimane, fino alle prime giornate di agosto. E la prossima volta tocca, tra gli altri, all'ex sindaco Giuseppe Buzzanca.

I magistrati vogliono infatti capirci di più, dalla viva voce di dirigenti, assessori, consiglieri comunali e revisori dei conti, come sono andate le cose tra il 2009 ed il 2012, al Comune, tutte le volte che c'era da formare e poi votare il bilancio di previsione e il bilancio consuntivo. Anche perché le posizioni dei 73 invitati a comparire sono tra loro molto diversificate, e ad alcuni i reati ipotizzati sono ascritti ai soli fini della contestazione. Gli interrogatori, quindi, potrebbero imprimere svolte inaspettate alle indagini, chiarendo in particolare quali siano state le scelte politiche effettuate.

Ben piu' nette e univoche le indicazioni offerte dal consulente contabile Vito Tató: i bilanci di quegli anni appaiono falsati sotto diversi aspetti. Le previsioni delle entrate dai vari settori, ad esempio: perché i dirigenti hanno inserito nei previsionali entrate rilevanti da alcune voci, come per esempio la vendita degli immobili, quando l'accertato era invece ben più basso? Perché i delegati dal sindaco alle partecipate, dall'Ato a all'Atm, approvavano i piani d'ambito, iscrivendo somme a bilancio superiori a quelle assegnate alle stesse nel bilancio pluriennale? Perché il ragioniere generale ha sistematicamente omesso si contabilizzare i debiti fuori bilancio, censiti e prevedibili, indirizzando la nota 14331 ai dirigenti dell'ente locale, concernente le proposte di riconoscimento dei debiti fuori bilancio, scrivendo: " non deve essere trasmessa la relativa delibera di riconoscimento in quanto detti debiti, dopo il censimento e le doverose verifiche, saranno portate all'attenzione del consiglio comunale"? Perché Giunta e sindaco hanno certificato l'adesione ai parametri del patto di stabilità?

Ovviamente la risposta è lapalissiana: evitare la dichiarazione di dissesto. La Corte dei Conti, peró, aveva messo in mora il Comune per ben due volte, e i debiti fuori bilancio andavano contabilizzati. Secondo la magistratura, aver evitato il dissesto sulla carta, malgrado vi fosse nei fatti, e soprattutto nei conti, ha finito per pesare soltanto sulle tasche dei cittadini.

Alessandra Serio