Atm. Arrestati cinque fra dirigenti e dipendenti per truffa aggravata: tra i nomi anche quello del direttore generale Conte. Indagate altre 17 persone

Chilometraggi gonfiati, contachilometri manomessi, riparazioni mai eseguite, indebiti rimborsi percepiti ingannando la Regione e l’Agenzia delle Dogane, casi di assenteismo. C’è di tutto nell’ordinanza eseguita stamattina dai Carabinieri che ha portato all’arresto di cinque persone fra dirigenti e dipendenti dell’Atm mentre alle 17 sono indagate a piede libero. Un vero ciclone che ha investito un’azienda già in stato comatoso da anni e che rischia di sprofondare sempre più giù.
In tre anni di indagini i Carabinieri del Nucleo Investigativo e del Nucleo Radiomobile del Reparto Operativo hanno portato a galla un sistema che, con una serie di artifizi, ha consentito all’azienda di intascare indebitamente quasi 19 milioni di euro. Le indagini erano state avviate nel 2008 dall’allora procuratore aggiunto Franco Langher e proseguite dal sostituto Stefano Ammendola. A dare l’avvio all’inchiesta alcune denunce presentate in Procura. Agli arresti domiciliari sono finiti l’ingegner Claudio Conte, Direttore Generale dell’Atm, Salvatore Orlando, responsabile di esercizio gommato; Giuseppe Lampi, responsabile dell’Ufficio CED paghe; Francesco Lisa e Bartolo Enea, coordinatori di esercizio; I reati contestati vanno dalla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche alla truffa in danno di un ente pubblico.
Per tre anni i Carabinieri hanno eseguito centinaia di controlli incrociati sui dati forniti dall’Atm alla Regione ed all’Agenzia delle Dogane. Migliaia di calcoli sui chilometraggi eseguiti nella realtà dagli autobus e su quelli indicati alla Regione ed all’Agenzia delle Dogane per incassare i rimborsi. I Militari hanno monitorato una per una tutte le linee, calcolando le distanze ed il numero dei chilometri e poi verificando le indicazioni fornite dall’azienda agli enti che dovevano erogare i contributi. Si è così scoperto che l’Atm trasmetteva alla Regione falsi consuntivi della percorrenza chilometrica annuale che veniva gonfiata. A volte veniva indicata una lunghezza chilometrica dei tragitti superiore alla distanza reale, altre volte venivano contabilizzate corse interrotte per guasti agli autobus come corse eseguite, oppure si ricorreva ad altri più complicati stratagemmi che avevano sempre lo scopo di moltiplicare il chilometraggio. Ma c’era un altro sistema per eludere i controlli. I dirigenti aziendali attestavano alla Regione di non poter quantificare con esattezza i chilometri annualmente percorsi dagli autobus a causa dei guasti ai contachilometri dei mezzi ed all’impossibilità di ripararli per mancanza di fondi. In realtà i periti nominati dalla Procura hanno accertato che ben 55 mezzi avevano i contachilometri guasti ma le riparazioni sarebbero state facili e poco costose. Addirittura per 24 autobus sarebbe bastato solo collegare la strumentazione per far ripartire il contachilometri. E comunque la maggior parte dei contachilometri risultava manomesso. Grazie a questo sistema l’Atm, ad esempio, nel 2003 ha percepito dalla Regione un indebito contributo di quasi 4 milioni di euro. Denaro utilizzato dall’azienda per pagare ai dipendenti un ingiustificato numero di ore di straordinario e per consentire loro di percepire l’indennità mensile di 155 euro chiamata “premio corse”. Dal 2003 al 2006 l’azienda avrebbe ottenuto somme non dovute dalla Regione per circa 15 milioni di euro ai quali bisogna aggiungere i rimborsi ottenuti dall’Agenzia delle Dogane, sul carburante consumato. Il gasolio, infatti, veniva quantificato in proporzione della percorrenza annuale chilometrica falsamente attestata. E dunque anche in questo caso i rimborsi erano enormemente gonfiati. Nel corso delle indagini, ed in particolare durante un blitz eseguito dai Carabinieri nel 2008 nella sede di via La Farina, sono stati contestati anche casi di assenteismo a dirigenti e dipendenti che non sono stati trovati sul posto di lavoro mentre risultavano presenti. Una decina in tutto fra i quali anche tre degli arrestati: Bartolo Enea, Giuseppe Lampi e Francesco Lisa. Gli ordini di custodia cautelare, richiesti dal sostituto procuratore Stefano Ammendola, sono stati firmati dal gip Daria Orlando che ha rigettato altre quattro richieste d’arresto.