“Manteniamo il tram a Messina”. In piazza per dire no alla dismissione

MESSINA – Tante città europee progettano nuove linee tranviarie, Messina è l’unica che pensa di dismettere quella che ha già. Per la quale, tra le altre cose, ha ottenuto un finanziamento da 11 milioni, per migliorare il percorso e aumentare le vetture. Una linea costata circa 75 milioni vent’anni fa, 113 milioni se si calcola la rivalutazione, ai quali aggiungere altri 25 milioni per dismetterla.

Un enorme sperpero di denaro pubblico, altro che risparmi. Sono alcuni dei motivi che hanno spinto liberi cittadini, in testa la studentessa Federica Arrigo, a scendere stamani in piazza Cairoli, per urlare a gran voce che loro, e la maggior parte dei messinesi, il tram lo vogliono eccome. “E' stato realizzato con fondi dell’Unione Europea – ha ricordato Federica -. Ci sono dei problemi, è vero, ma c’è un finanziamento apposito da 11 milioni per migliorare la linea e le vetture, che non può essere speso per altro e andrebbe perso. E di fondi se ne possono ottenere anche altri perché l’Unione Europea finanzia solo trasporto su ferro, non su gomma. Con quegli 11 milioni si potrebbero mettere in servizio 12 vetture, con un’attesa media di soli 5 minuti. Poi non diciamo che a Milano i servizi funzionano e da noi no. Se è così è perché non lo vogliamo. Spendere 25 milioni per dismettere la linea è assurdo. La nostra non è una posizione contro l’amministrazione De Luca, sarebbe stata contro chiunque avesse portato avanti quest’idea. Non ci interessa andare contro De Luca, ci interessa non andare indietro di trent’anni perché qualcuno si sveglia e decide che deve essere così”.

La tradizionale apatia dei messinesi non ha portato grandi numeri in piazza, molti si limitano a esprimere la propria idea sui social ma la partecipazione è comunque buona e l’amministrazione comunale ha il dovere di ascoltare i propri cittadini. E, fino a prova contraria, l’eliminazione del tram non l’ha chiesta in piazza proprio nessuno.

C’è chi se ne lamenta, e sarebbe interessante sapere se ne è un fruitore o meno, ma un servizio che ha delle pecche va migliorato, non abolito. Se una casa ha dei problemi, si pensa ad aggiustarla non ad abbatterla, a maggior ragione se ci sono i soldi per farlo, che altrimenti andrebbero persi. Secondo i numeri del bilancio 2016, l’ultimo disponibile, i passeggeri in un anno sul tram sono stati 3 milioni 360mila, circa 10mila al giorno. E la capienza di un tram equivale a quella di tre bus da 12 metri.

Da qualche anno, le vetture in servizio sono sei più due di riserva. Ma da qualche giorno sono state ridotte a cinque. Il progetto sembra quello del topo che rosicchia la corda un poco alla volta, fino a spezzarla alla lunga, con orizzonte giugno 2019, data prefigurata dal sindaco per la dismissione, insieme alla miriade di altri annunci. E in questo progetto sembra rientrare anche il piano sperimentale delle nuove linee bus, previsto per 60 giorni a partire dallo scorso 6 ottobre. Lo “shuttle”, su cui si basa, replica il percorso del tram per gli 8 chilometri del centro urbano, coi risultati negativi sotto gli occhi di tutti.

In contemporanea alla manifestazione, anche la raccolta firme "Partecipate!", organizzata da Cambiamo Messina dal basso per dire no, oltreché allo smantellamento della linea tranviaria, anche alla privatizzazione dei servizi essenziali: trasporto pubblico, acqua e rifiuti. La petizione è indirizzata all'Amministrazione e al Consiglio comunale. In quattro punti si chiede di "intraprendere ogni possibile azione per il pieno recupero dell'operatività del tram; rimodulare il nuovo piano tpl dimostratosi fallimentare e, intanto, ripristinare il precedente; interrompere ogni azione volta alla privatizzazione delle partecipare per impedire speculazioni ai danni del cittadino e della qualità dei servizi; revocare gli atti relativi a ipotesi di liquidazione delle partecipate".

(Marco Ipsale)