Da Augusta a Messina: tornano dopo 12 anni le navi militari nella base dello Stretto. Disagi per la Guardia Costiera

Grandi manovre nello Stretto di Messina. Lo Stato Maggiore della Marina Militare di Augusta in concerto con il Ministero della Difesa ha in programma di trasferire navi militari dal Porto di Augusta alla Base Navale di Messina. “E’ all’attenzione del Capo di Stato Maggiorespiegano dal Comando della Marina Militare “MariSicilia” di Augusta l’ipotesi di rivitalizzare la base navale di Messina. I termini in cui verrà applicato questo progetto sono ancora allo studio e finora non c’è nessuna comunicazione scritta”.

Una dichiarazione che conferma quanto riportato dall’assessore all’urbanistica Sergio De Cola, che durante vari incontri con rappresentanti del Ministero della Difesa – nel corso delle diverse “missioni” nella capitale – e con ufficiali della Marina, ha appreso “la volontà di ripotenziare la base navale di Messina con il trasferimento di unità da Augusta”. Un progetto che fa definitivamente sfumare i sogni di chi – assessori De Cola e Perna in testa – nell’ottica della riappropriazione delle aree militari per scopi civili, lanciava languide occhiate alla zona della Cittadella, immaginando soprattutto l’apertura al pubblico del Forte San Salvatore, per il quale, comunque, il Comune sta intavolando trattative con il comando navale di Messina, per ottenere l’ok a stabilire dei giorni utili per le visite guidate.

Dal Comando di Augusta tengono a precisare che non si tratta di un “ampliamento” della base navale di Messina, ma di una manovra atta ad infonderle nuova vita. Per questo verranno trasferite diverse unità con i rispettivi equipaggi, “ovviamente quando questo accadrà, si sposteranno sul porto anche le attività connesse”, sottolineano dal Comando di Marisicilia. Per il Ministero le navi da trasferire a Messina sono due. Per la Marina Militare quattro. Il trasferimento di quattro pattugliatori implica la possibilità che venga spostato a Messina anche il Comando, perché quattro unità formano già una squadra – “squadriglia” in gergo marinaro – di solito gerarchicamente inquadrata in un apposito comando.

Riattivare la base di Messina è una decisione diametralmente opposta a quella che ha visto il 1 Novembre del 2002 la riconfigurazione del Comando Militare Marittimo Autonomo in Sicilia con la chiusura delle basi operative di Messina e Trapani e il trasferimento totale del Comando nel porto di Augusta. Oltre dieci anni dopo, l’arrivo alla base dei pattugliatori da Augusta comporta problemi di spazio. Il porto della Cittadella, infatti, è stato utilizzato negli anni, tramite una convenzione, dai mezzi della Guardia Costiera, che in questo modo rischiano di dover essere spostati. Per questo è in atto un contenzioso tra Guardia Costiera e Marina Militare, dal momento che, per l’applicazione del progetto del trasferimento delle navi da Augusta, almeno una nave della Guardia Costiera dovrebbe essere spostata e si fa strada addirittura l’ipotesi di trasferire altrove l’intero corpo della Guardia Costiera. Ciò comporterebbe un rischio per il mantenimento del centro di formazione nazionale per i sistemi di monitoraggio del traffico marino VTMIS, gestito dalla Guardia Costiera e inaugurato nel novembre del 2011. All’epoca si era ipotizzato di realizzare la scuola nei locali dell’Arsenale di Venezia, dove sussistono tutt’oggi le strutture, perciò, se la Guardia Costiera verrà spostata dalla Falce, potrebbe essere trasferito anche il centro.

Intanto, se dalla base navale di Messina affermano di non essere ancora al corrente di nulla, da Augusta annunciano di aver già comunicato il progetto ai sindacati di “Marisicilia“che lavorano nella base della città dello Stretto. “L’ammiraglio Camerinispiegano dal Comandoha informato i sindacati della volontà del capo di Stato Maggiore”. La Marina afferma che il progetto porterà vantaggi anche per i lavoratori civili della base. Nel corso dei vari incontri con i sindacati, è stata comunicata la possibilità di trasferire ben sette navi, per mandarne almeno due all’Arsenale, ma i dipendenti obiettano che gli strumenti a loro disposizione sono ormai inadeguati e vecchi per poter realizzare un qualsiasi lavoro. Una storia di lunga decadenza, quella dell’Arsenale di Messina, che coinvolge gli addetti ai lavori, in esubero dal 1998. “Siamo fermi da annispiega Roberto Laudini del CUB su 212 lavoratori solo 85 sono effettivi, gli altri in esubero. Ci sono già stati degli spostamenti, l’Arsenale è stato dimezzato e gli impiegati spostati a Marisicilia, ma anche là sono in esubero”. L’Arsenale fu al centro di un acceso dibattito cittadino nel 2012, quando venne ipotizzato di realizzare nella Falce un centro di smantellamento per navi Nato, ipotesi osteggiata dalla Rete No Ponte, artefice di una manifestazione di protesta.

Il Sindacato CUB è scettico sulla possibilità che il trasferimento delle unità da Augusta possa portare vantaggi agli impiegati: “Abbiamo avuto un incontro con l’ammiraglio – racconta Roberto Laudini – ma il lavoro per noi addetti civili non ci sarà lo stesso. La parte operativa che riguarda l’operazione Marisicilia non porta nessun lavoro, perché è tutto gestito dai militari. A noi non compete nemmeno la gestione dei magazzini, perché hanno già degli accordi con delle ditte private. A noi non resta nemmeno il compito di fornire una vite”. (Eleonora Corace)