Società

Maria Andaloro: “La violenza è un problema culturale”

MESSINA – “Vorrei essere Alessandra, viva e felice e invece mi toccherà ricordarla morta ammazzata da chi ha confessato di averla uccisa e, forse, diceva di amarla. O magari mi sarebbe piaciuto incontrarla al museo per discutere sulla violenza rappresentata dall’arte, nella storia e che ancora ci vede combattere su tutti fronti. O magari avrei avuto piacere e vederla in aula nel pomeriggio all’Università per la III edizione del ciclo di seminari “Violenza di genere: conoscerla, prevenirla, riconoscerla, contrastarla””.

Maria Andaloro, fondatrice di Posto Occupato, esprime tutta la sua rabbia per l’ennesimo femminicidio, quello di Alessandra Musarra, ad opera di un compagno.

“Un mio caro amico, Fabio Mazzeo, dal suo libro, in vendita giusto da oggi, mi ringrazia per il mio impegno con Posto Occupato e la mia battaglia conto la violenza sulle donne – prosegue -. Io gli ho detto che oggi mi viene solo da piangere. E che mi sento inutile. Per questo non so cosa dirò al MuMe per quella bellissima e significativa iniziativa in programma. E poi all’università. Adesso ho la certezza che non ho voglia di dire niente! Perché sono stanca, addolorata e amareggiata. Perché mi manca Antonella Cocchiara con la quale non ho più l’onore e il piacere di confrontarmi e crescere con il suo esempio e i suoi consigli. Vorrei stare in silenzio, vorrei far pesare tutto il silenzio della morte di Alessandra”.

“La violenza è un problema culturale – conclude -. La violenza è una responsabilità sociale. E noi, forse, siamo irresponsabili”.