Il caso dell’assessore De Cola, se il conflitto d’interesse da inespresso diventa palese

Del conflitto d’interesse “inespresso” dell’assessore De Cola abbiamo più volte scritto, soprattutto in occasione degli approfondimenti in merito ai creditori del Piano di riequilibrio, ma il problema si pone in modo più esplicito quando il conflitto d’interesse si appalesa concretamente, come nella vicenda del Masterplan.

L’ingegnere Sergio De Cola è uno dei migliori professionisti di Messina, guida uno studio di prestigio, che ha firmato una lunga serie di progetti di notevole importanza anche, ovviamente, con Enti pubblici. Dal Comune di Messina lo studio De Cola attende il pagamento di circa 300 mila euro ed infatti risulta tra i creditori che, in base al Piano di riequilibrio dovranno essere saldati. In particolare tra i 13.500 creditori rientra tra quegli 80 che vantano la maggior parte della cifra, i cosiddetti maxicreditori. Qualora il Piano dovesse avere l’ok del Ministero e quello successivo della Corte dei conti i creditori potranno scegliere se accettare la decurtazione del 34% dell’importo o una rateizzazione in 10 anni senza decurtazione, oppure nessuna delle due soluzioni e passare ai decreti ingiuntivi (come accaduto a Cefalù). Questo capitolo però non è attuale, riguarda le scelte future che De Cola, nella duplice e contemporanea veste di creditore e assessore vorrà fare.

Ben diverso è il caso del progetto della riqualificazione del Pilone, targato studio De Cola, Buffi associes e studio Balbo, finito tra i 12 del Masterplan della Città Metropolitana.

E’ in questo caso che il conflitto d’interesse dell’assessore all’urbanistica finora inespresso diventa palese. Se in 2 anni e mezzo è passato sotto silenzio che la delega all’urbanistica e quindi alle scelte del Prg e del Pico sia stata affidata ad un ingegnere che guida uno degli studi più noti, diventa “ingombrante” se proprio il progetto per il quale il suo studio deve essere ancora saldato dal Comune, finisce tra gli unici 3 che Messina inserisce tra i 12 della Città Metropolitana, non si può parlare di “svista”. Né si può sostenere, per “annacquare” le responsabilità, che l’inserimento del Pilone tra i “magnifici 12” sia stato voluto dai sindaci dei 108 comuni. In verità, gran parte del percorso per il Masterplan il Comune di Messina l’ha fatto in splendida solitudine, tanto che, l’iniziativa di Tempostretto, con i 2 incontri nella zona jonica e tirrenica due giorni prima della riunione a Palazzo dei Leoni, è servita da stimolo all’autoconvocazione dei sindaci e quindi ad una concertazione complessiva dei progetti delle diverse zone. I sindaci hanno dovuto compilare le schede indicando i progetti da presentare, cosa che è stata fatta dopo una serie di assemblee nella zona jonica, tirrenica e nebroidea. I sindaci non hanno messo becco sui 3 progetti che il vicesindaco Signorino ha messo sul tavolo per il Comune capoluogo. Né tantomeno è stato reso noto chi ha firmato il progetto di riqualificazione del Pilone. E’ stata quindi una scelta della giunta Accorinti inserire la piattaforma logistica di Tremestieri, il Pilone e la cittadella fieristica. Le domande sono numerose. Si comprende la scelta della piattaforma e della cittadella fieristica, ma perché tra i numerosi progetti cantierabili e previsti dalle aree tematiche individuate dal governo è stata selezionata proprio quella progettata dall’assessore e per la quale ancora non è stato saldato lo studio? La riqualificazione del Pilone può essere considerata concretizzabile in modo avulso dal contesto di Torre Faro e non invece essere inserita in una strategia complessiva? Perché non è stato considerato il water front, la Cittadella, la zona falcata, la via del mare? Non si discute né la valenza del progetto da 9 milioni di euro, né la bellezza, quel che si discute è l’opportunità. Hanno avuto tutti gli altri progetti cantierabili di Messina la stessa “pari opportunità” di essere scelti da questa amministrazione per essere inseriti nel Masterplan ed accedere ad uno strumento che porterà ingenti risorse al territorio? Non dimentichiamo che questa è la lista della spesa che Messina sta presentando al governo Renzi per ottenere finanziamenti reali.

I sindaci della provincia hanno trascorso ore ed ore a confrontarsi e litigare per “strappare” la migliore opera da inserire, consapevoli dell’importanza per la collettività e per il territorio di quella loro scelta. E’ andata così anche a Palazzo Zanca? Il dubbio, legittimo, può sorgere. Né possiamo credere che Signorino abbia deciso tutto da solo senza neanche chiedere un consiglio proprio a chi ha la delega all’urbanistica.

Sulla vicenda è intervenuto CapitaleMessina attraverso una nota del portavoce Gianfranco Salmeri “Abbiamo maturato, forse prima di altri, la consapevolezza della inadeguatezza di questa amministrazione di fronte alle grandi sfide necessarie alla rinascita della nostra città. Su un aspetto siamo stati concordi rispetto alla vulgata cittadina: la buona fede e l'etica del sindaco Accorinti. Ora anche questa certezza comincia a traballare. Per quanto riguarda il progetto di Capo Peloro, riassumendo, i termini della questione sono i seguenti: nel 2000 viene presentato un piano per la riqualificazione di Capo Peloro, per un importo di circa 71 milioni di euro, da un pool di progettisti tra i quali risulta Sergio De Cola. Lo stesso De Cola si fa promotore senza arrossire neanche un po', di inserire quello stesso progetto tra quelli da sovvenzionare con i fondi del Masterplan per il sud. Tutto lecito dal punto di vista legale, ma dal punto di vista etico? La correttezza di una Amministrazione non si "dichiara", ma si dimostra con la linearità e trasparenza delle scelte amministrative. Viene in mente il famoso aforisma di Pietro Nenni: "a fare a gara a fare i puri troverai uno più puro… che ti epura", e se crolla il paradigma etico della giunta Accorinti, rimane poco altro."

Il caso Masterplan è scoppiato contestualmente alla vicenda dei 2 dirigenti assunti con una selezione a dir poco “da quellicheceranoprima” facendo esplodere tutte le contraddizioni di una rivoluzione nei metodi che stenta a vedersi.

Rosaria Brancato