De Vincenti oggi a Messina. Lettera di Limosani e Fera: “Quest’area un laboratorio pilota”

Messina affronta la più profonda crisi economica dal secondo dopoguerra. Secondo i dati presentati in questi giorni dalla Caritas Diocesana una famiglia su quattro vive in stato di povertà e si registra una drastica riduzione delle politiche di welfare locale e di assistenza alle fasce più deboli; la qualità della vita colloca la città ormai da diversi anni nelle ultime posizioni nelle classifiche nazionali. Il declino del sistema produttivo sembra ormai irreversibile così come la riduzione delle attività svolte dai liberi professionisti; il valore del patrimonio immobiliare si è ridotto di circa il 40% e ha ripreso con forza il fenomeno emigratorio (sono tremila i giovani che lasciano ogni anno il nostro territorio in cerca di occupazione e sono, purtroppo, quelli laureati) con ulteriore impoverimento del capitale umano. L’attività criminale si estende ulteriormente che per molti disoccupati disperati rischia di rimanere l’unica possibilità di sopravvivenza.

Il patto per lo sviluppo siglato dal governo Renzi con la Città metropolitana di Messina ha ridato speranza ad una comunità in ginocchio e si è rivelato uno strumento fondamentale per la ripresa economica del territorio. Il patto ha introdotto profonde e significative discontinuità con il recente passato sul piano del metodo, dei contenuti e della partecipazione degli stakeholder alle politiche dello sviluppo locale e della gestione dei fondi europei. Un piano che invita alla condivisione, alle reciproche responsabilità e che fa appello alla nostra capacità di fare sistema, di valorizzare le risorse locali, di creare condizioni positive e di vantaggio che incentivano l’attrazione di nuovi investimenti e, quindi, la possibilità di creare opportunità di lavoro.

Una corretta individuazione degli investimenti, delle azioni e delle misure da proporre per lo sviluppo del sistema economico, tuttavia, presuppone la conoscenza puntuale delle criticità, così come dei punti di forza, dei diversi settori economici secondo una visione integrata dell’economia. Per non spendere male, o continuare a spendere con il rischio di non produrre effetti permanenti sulla struttura produttiva e occupazionale della nostra città, sarebbe opportuno programmare gli investimenti sulla base di un Piano strategico.

Su questo aspetto, non v’e dubbio, la città metropolitana di Messina è arrivata impreparata. Si è preferito avviare i processi di spesa, con progetti datati già pronti nei cassetti, senza avere una visione strategica e indulgendo, anche per i tempi ristretti, ad una logica di “fare cassa” per dare fiato ad un’economia asfittica. Se non cominceremo presto a pensare in termini strategici dopo questa fase di investimenti ci troveremo punto e daccapo con la grave situazione occupazionale e ancora una volta registreremo il fallimento di un’altra importante occasione di sviluppo per il nostro territorio.

Serve quindi un piano che individui una strategia di sviluppo e di rilancio delle aspirazioni della comunità che vive ed opera in un territorio vasto. Attraverso un percorso di condivisione e partecipazione attiva tra i cittadini, le istituzioni politiche e le componenti sociali, economiche e culturali, quindi, è indispensabile lavorare insieme per individuare un’identità precisa e chiara del nostro territorio, uno specifico ruolo che ne colga l’originalità e le dia competitività nello spazio nazionale o globale.

Un piano che segni un’inversione di tendenza nella gestione delle risorse finanziarie pubbliche, nella valorizzazione delle risorse umane, premiando il merito e le competenze, e nella promozione di una nuova visione strategica di sistema che rafforzi il connubio inscindibile tra il comune capoluogo ed il suo hinterland e sia coerente con la posizione geografica baricentrica nel contesto del Mediterraneo. Un contesto nel quale si guarda con estremo interesse alla città metropolitana di Reggio Calabria, allo scopo di creare quell’Area economica metropolitana dello Stretto, di cui si discute già dalla fine degli anni ’60, e di cui l’autorità di sistema portuale del mediterraneo, voluta con determinazione dal governo Renzi, costituisce una pietra miliare.

Siamo fiduciosi che le forze politiche, sociali e culturali, il sistema universitario -di cui ci onoriamo di appartenere- e i centri di ricerca si impegneranno per costruire insieme una visione condivisa dello sviluppo, invertendo quindi nettamente i meccanismi utilizzati nel passato; una visione che necessita di aver a cuore gli interessi generali della comunità contro il prevalere di una politica miope, di corto respiro, autoreferenziale, la politica del piccolo cabotaggio e della personale convenienza.

Siamo altresì consapevoli che non possiamo farcela da soli, abbiamo bisogno del sostegno forte del governo nazionale, un sostegno che non significa solo ed esclusivamente l’erogazione di risorse finanziarie, ma forse ancor più l’esserci accanto, il camminare assieme per programmare e decidere. L’Area dello Stretto è certamente una delle più povere e problematiche del paese, ma anche, ne siamo convinti, possiede straordinarie risorse umane e naturali per promuovere il proprio sviluppo e quello dell’intero paese. Chiediamo al governo di fare di quest’area un laboratorio pilota per mettere a punto e testare adeguate ed innovative politiche di coesione e sistemi di governance, che aiutino le sviluppo di tutto il Mezzogiorno, tornato, dopo decenni di oblio, al centro delle politiche governative.

Chiediamo pertanto al Sindaco metropolitano Dr. Renato Accorinti, al rappresentante del Consiglio metropolitano Dr. Filippo Romano e al Ministro On. Claudio De Vincenti di avviare rapidamente le procedure che consentono l’elaborazione condivisa del piano strategico della città metropolitana di Messina, dichiarando fin da ora piena e reciproca disponibilità e impegnandosi a concordare le modalità di elaborazione del piano. Le risorse finanziarie per la realizzazione di tale piano potranno essere reperite sui fondi del master plan per il Sud attraverso opportune rimodulazione della spesa, in sostituzione di progetti giudicati incompleti e non eleggibili e /o attraverso l’impiego delle economie di gara che si realizzeranno durante la realizzazione del piano.

Giuseppe Fera Professore Ordinario di Urbanistica, Università Mediterranea Reggio Calabria

Michele Limosani, Professore Ordinario di Politica Economica, Università di Messina