L’omicidio di Stefano Marchese, 30 anni di condanna per Irrera

E' arrivata la sentenza di primo grado per Salvatore Irrera, accusato di essere il killer che il 18 febbraio 2005 freddò il giovane Stefano Marchese, all’Annunziata. Il Gup Monica Marino lo ha condannato a 30 anni. Irrera, che pure è in carcere per via dei suoi precedenti, ha rischiato comunque molto di più: il PM Liliana Todaro, rappresentante dell'accusa, aveva chiesto per lui la condanna all'ergastolo. Ma il giudice ha deciso una condanna meno severa.

Il suo arresto è arrivato diversi anni dopo il delitto, dopo che Gaetano Barbera, elemento di spicco dei clan cittadini, si è pentito, autoaccusandosi del delitto e indicando nel trentottenne Irrera il conducente della Honda a bordo della quale i due si avvicinarono al giovane Marchese e lo freddarono, sparandogli addosso.

Contro Irrera anche le dichiarazioni di altri collaboratori e del padre della vittima, Tommaso Marchese. Soltanto dichiarazioni non riscontrate, secondo l'avvocato Alessandro Billè, difensore di Marchese.

A fare luce sul delitto è stata la Squadra Mobile di Messina. Da subito gli investigatori avevano sospettato il movente, inquadrandolo nella guerra di mafia che in quegli anni produsse altri morti, in città, nello scontro interno tra i gruppi della zona sud e di Giostra. Le dichiarazioni di Barbera, indicato come il killer che aprò il fuoco, confermarono il quadro già tracciato.