Crisi settore edile, a Messina il ricorso alla cassa integrazione aumentato del 433,9%

Sono dati da brivido quelli diffusi dall’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), in merito al fallimento delle imprese del settore negli ultimi mesi. In molti casi, in Sicilia, la scarsa liquidità che finisce col rendere “out” le stesse azienda, è collegata anche al mancato pagamento, da parte delle pubbliche amministrazioni, delle fatture dovute alle imprese per i lavori svolti. A Messina, secondo i dati forniti da Ance Sicilia, il ricorso alla cassa integrazione, a causa di tale condizione di precarietà, ha raggiunto il massimo del 433,9%. (oltre la media del 250% nel resto del Paese). Per ottenere le somme dovute tramite decreti ingiuntivi e per chiedere il risarcimento dei danni provocati da queste prolungate morosita' l'Ance, con ha deciso di avviare una class action contro gli enti locali. L’iniziativa, avviata dai costruttori siciliani che si dicono pronti anche a viaggiare su Roma. È stata appoggiata anche a livello nazionale dai sindacati e da parte degli stessi enti, con l’obiettivo di organizzazione di una grande manifestazione per chiedere al governo Monti una corsia preferenziale per le imprese siciliane. E se cio' non bastasse ecco pronta anche una serrata: le imprese sospenderanno tutti i cantieri di opere appaltate da pubbliche amministrazioni morose. Questo il quadro generale di una situazione in cui i numeri, snocciolati da Salvo Ferlito, leader dell’Ance Sicilia, sono preoccupanti. ''Dal 2008 ad oggi hanno perso il lavoro 46mila edili diretti e 30mila nell'indotto – denuncia -. Il nostro sistema da anni avanza da Stato, Regione ed Enti locali 1,5 miliardi di euro. Sono gia' fallite 475 aziende”. Tra aprile e maggio di quest'anno la cassa integrazione in edilizia e' esplosa con i valori piu' alti d'Italia. Oltre Messina i picchi maggiori sono stati raggiunti a Siracusa 476,2%) e Ragusa (352,4%). Non va meglio a Catania (318%) e Caltanissetta (284,1%)''. Ma le previsioni per il 2013 sono anche peggiori. Secondo Ferlito, infatti, ''l'anno prossimo gli investimenti della Regione in infrastrutture subiranno un'ulteriore contrazione di un miliardo di euro. Per questo l'esenzione di 600 milioni dal Patto di stabilita', sia pure ottenuta grazie alla nostra battaglia, risulta solo un contentino. Bisogna liberare dal Patto di stabilita' la quota di cofinanziamento regionale che consentirebbe di utilizzare 10 miliardi di fondi europei. Viceversa – conclude -, perdere queste risorse segnerebbe la fine del comparto e soprattutto il default della Sicilia''. (EDP.)