La finale degli Euorpei, vista dagli ex Servirail

Dal maxischermo Buffon canta a squarciagola e ad occhi chiusi l’inno di Mameli, la sua voce è così forte che copre le altre. Sotto il suo volto, ai margini dello schermo montato nel cuore di piazza Duomo campeggia la scritta Comune di Messina, che ha organizzato l’allestimento del palco. Ai piedi, lo striscione degli ex cuccettisti: Sciopero per il lavoro. Messina, Servirail.
Intorno al palco le ragazze avvolte nelle bandiere tricolori, le maglie azzurre, gli sguardi attenti delle persone che hanno scelto Piazza Duomo per la finale degli Europei di calcio. Per tutta la partita i due striscioni, Comune di Messina e Sciopero per il lavoro, saranno sotto il maxischermo, ma distanti l’uno dall’altro quasi a testimoniare la realtà di due strade che non s’incontrano, neanche stasera.
A gridare Forza azzurri sono anche gli ex Servirail, perché loro tifano per l’Italia, come tutti noi, e non hanno in alcun modo voluto impedire la visione della partita a nessuno, ma semplicemente, con quello striscione e con i cori di protesta nel tardo pomeriggio hanno voluto ribadire: noi siamo qui, anche se vi siete dimenticati di noi e fate finta di non vederci. E non ci arrendiamo.
Non potevano star zitti e subire l’ennesimo schiaffo dell’indifferenza “la festa organizzata con tanto di maxischermo qui a Piazza Duomo dal sindaco mentre noi siamo qui da settimane senza che ci abbia mai mandato neanche una bottiglia d’acqua”.
Incredibilmente, dopo la protesta sono arrivati, per la prima volta, i tè freddi, offerti dall’amministrazione. Fino ad oggi i piccoli gesti di solidarietà per quella “truppa” di ribelli in cima al campanile sono arrivati da privati, che lo hanno fatto in silenzio, e dai volontari della mensa di Sant’Antonio.
“Non è una questione di soldi, che comunque sicuramente l’amministrazione avrà speso per organizzare il palco- spiegano- ma di principio. Noi protestiamo da sette mesi e abbiamo visto solo parole senza fatti e neanche un gesto di solidarietà. Anche noi siamo messinesi e cittadini, eppure il Comune non ci vede, la politica non ci vede”. E pensare che da quando son saliti sul campanile i Servirail e la giunta comunale e il consiglio sono persino di vicini di casa, ma si son visti raramente, anzi, per la verità, da quelle parti i politici e gli amministratori li hanno visti con il contagocce.
D’accordo il silenzio, d’accordo l’indifferenza, d’accordo gli impegni presi e mai portati a termine, ma organizzare un palco a spese del Comune sotto il naso di chi vive e dorme dentro un sacco a pelo sul campanile, lo hanno visto come una beffa.
La festa non l’hanno voluta rovinare, ma il rispetto della loro dignità come lavoratori e come messinesi lo pretendono. E lo striscione Servirail, quello sì, costato il lavoro di 85 persone e simbolo della sconfitta di una città intera, lo hanno messo sotto lo schermo. Lo hanno lasciato in evidenza, perché restasse nei ricordi di tutti che in piazza Duomo il 1 luglio 2012 a tifare Italia c’erano anche i cuccettisti licenziati mille volte da Trenitalia, a dicembre 2011 e per sette mesi ancora, tutte le altre volte che si son riuniti tavoli-beffa e l’azienda ha preferito riaprire la porta agli altri Servirail, milanesi, pugliesi, romani, napoletani, ma non a loro.
A tifare per Pirlo e Balotelli c’erano anche loro, i ribelli del campanile. Per loro, quando hanno chiamato a raccolta la città e la politica, non c’era quasi nessuno, ma non importa perché magari la vittoria la strapperanno lo stesso, anche senza striscioni e ultrà, anche da soli.
E se per Buffon e compagni c’è Monti sugli spalti mentre per loro solo qualche passerella veloce, continuano a non arrendersi. Perché in fondo il calcio è lo specchio della vita, guardi il pallone che vola via leggero e sembra che si porti via i problemi, ma poi arriva in un lampo Balotelli e la mette dentro e a volte segna anche quel giocatore sul quale nessuno avrebbe mai puntato in euro e stava sempre in panchina. Ed è il gol che ti cambia la vita.
Chi può dirlo, magari anche i cuccettisti la vincono questa partita, anche senza allenatore, senza sponsor, senza pubblico, senza tifo, senza padroni. E Lillo, Pasquale, Pietro, Mimmo e gli altri segnano e si portano a casa la Coppa.
Rosaria Brancato 8foto Dino Sturiale)