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Meloni attacca a Messina il reddito di cittadinanza e il M5S risponde: “Inaccettabile”

MESSINA – Giorgia Meloni attacca il reddito di cittadinanza. Lo fa da Piazza Cairoli. Ieri a Messina, in occasione del comizio per Maurizio Croce candidato a sindaco del centrodestra, la presidente di Fratelli d’Italia si è così espressa: “Uno Stato giusto non mette sullo stesso piano dell’assistenzialismo chi può lavorare e chi non può lavorare, come gli anziani, i disabili. Se tu li metti sullo stesso livello, chiaramente colpisci il più debole”.

Non si è fatta attendere la replica dei parlamentari messinesi nazionali e regionali del Movimento 5 Stelle Francesco D’Uva, Grazia D’Angelo, Antonino De Luca e Valentina Zafarana (quest’ultima vicesindaca designata per De Domenico): “Da Meloni ennesimo intollerabile attacco al Rdc. Chi pontifica dai palchi non conosce le difficoltà quotidiane di milioni di famiglie. Adesso la prossima battaglia è il salario minimo”.

Meloni: “Il reddito di cittadinanza è ingiusto e diseducativo”

Ha sostenuto la leader della destra italiana: “Il paradosso è che oggi in Italia un ragazzo di vent’anni, in ottima salute, può prendere fino a 780 euro con il reddito di cittadinanza e un disabile prende una pensione d’invalidità di 270 euro”.

Giorgia Meloni a Piazza Cairoli

Un’ovazione accompagna queste parole a Piazza Cairoli. E ancora: “Ma che Stato è? Io credo che sia anche uno strumento fortemente diseducativo verso quel ragazzo di vent’anni. Perché col reddito di cittadinanza lo Stato ti dice: «Stattene a casa, non ho bisogno di te. Non ho bisogno del tuo contributo alla crescita di questa nazione». Signori, l’Italia è stata fatta dai ventenni”.

“Sì al merito, no al livellamento verso il basso”

“Noi dovremmo dire a quei ragazzi – ha insistito Meloni – che vogliamo il loro contributo: «Dimostrami quello che vali. No, stattene casa». Però, per fare questo, devi garantire che ci siano delle opportunità. Perché l’altra grande occasione persa di questa nazione è il merito. A noi, i sessantottini c’hanno rovinato, con quest’idea che il merito è nemico dell’uguaglianza”.

Ha osservato la presidente di FdI: “Il livellamento è sempre verso il basso. Allora non conta quanto vali. Bisogna garantire, invece, l’uguaglianza al punto di partenza. Ecco perché facciamo la battaglia per inserire l’insularità in Costituzione. Stiamo anche lavorando a una legge speciale sulle Isole minori”.

“Uno non vale uno”

Ha affermato Meloni, attaccando uno slogan del M5S e anche gli stessi Cinquestelle (“Scappati di casa al governo della nazione”): “Garantita l’uguaglianza nel punto di partenza, poi dove arrivi dipende da te. Da quanto vali perché uno non vale uno, signori! Ci hanno devastato. Ci dobbiamo ribellare. Devi dimostrare il tuo valore. La tua disponibilità al sacrificio. La tua dedizione. Questo fa la differenza. Il merito è la benzina del mondo”.

Ha detto l’ex giovane ministra, rivolgendosi a chi ascoltava sotto il palco, tra bandiere del partito e applausi: “Siete nati liberi e dovete chiedere una politica che difenda la libertà di studiare, di lavorare, di non dover fuggire dalle vostre case e famiglie. Una politica che difenda l’interesse nazionale”.

Il M5S: “Basta strumentalizzazioni e ingiuste narrazioni”

Se per Meloni il giudizio sui Cinquestelle è del tutto negativo, il punto di vista dei parlamentari Francesco D’Uva, Grazia D’Angelo, Antonino De Luca e Valentina Zafarana tende invece a smontare i contenuti espressi dalla leader di FdI.

In una nota congiunta, i quattro fanno riferimento all’ennesimo “intollerabile attacco al reddito di cittadinanza. È inaccettabile che chi, come Giorgia Meloni, vive da decenni solo di politica, si permetta di attaccare le fasce più deboli del Paese che, prima del Rdc, non riuscivano neppure a mettere un piatto caldo a tavola. Chi pontifica dai palchi, forse, non conosce la realtà e le difficoltà che vivono quotidianamente milioni di famiglie italiane”.

Il deputato Francesco D’Uva

Continuano i parlamentari: “La verità è che, grazie a questa misura, abbiamo finalmente realizzato una rete di protezione sociale in favore di milioni di italiani che vivevano in condizioni di disagio economico. Il reddito ha rappresentato una vera e propria ancora di salvezza, soprattutto durante i mesi più duri della pandemia, e continua a salvaguardare le fasce più deboli della nostra società”.

“Sono inaccettabili anche le continue strumentalizzazioni – sostengono i parlamentari nazionali e regionali del M5S – e l’ingiusta narrazione alimentate da mesi da Giorgia Meloni”.

Proseeguono i parlamentari: “Anche oggi, Meloni ha definito il reddito di cittadinanza uno ‘strumento diseducativo’ per i giovani, perché darebbe loro lo stimolo a rimanere a casa sul divano piuttosto che lavorare. Una bufala bella e buona smentita dai dati”.

“Un impegno per il salario minimo”

“Piuttosto, se si vuole contribuire a migliorare la vita degli italiani – suggeriscono i quattro esponenti politici – è necessario garantire loro condizioni lavorative migliori e dignitose e, in questa direzione, è imprescindibile approvare il salario minimo. Un’altra battaglia di equità sociale”.

“Siamo stanchi di sentir dire che i nostri giovani sono fannulloni, che preferiscono stare seduti sul divano a far nulla piuttosto che lavorare. La verità è che, in Italia, ancor oggi – rilevano i parlamentari – migliaia di lavoratori percepiscono salari da fame: dai 3 ai 5 euro l’ora. Una situazione inaccettabile”.

“Il reddito di cittadinanza aiuta oltre 830mila lavoratori poveri”

Per i rappresentanti del M5s, “Giorgia Meloni, prima di attaccare, dovrebbe sapere che oltre il 45% dei beneficiari del reddito di cittadinanza è costituito dai ‘lavoratori poveri’, cioè da persone che un lavoro ce l’hanno ma ricevono uno stipendio inadeguato. Uno stipendio che non permette loro di vivere dignitosamente. Non si tratta, quindi, di fannulloni ma di oltre 830 mila lavoratrici e lavoratori italiani”.

“Per questo motivo, noi del Movimento 5 Stelle – annunciano D’Uva, D’Angelo, De Luca e Zafarana – abbiamo depositato al Senato il disegno di legge per l’introduzione del salario minimo orario, a prima firma di Nunzia Catalfo, con cui si potrebbe garantire ai lavoratori italiani un salario dignitoso. Ora tocca alle altre forze politiche rispondere al nostro appello, per ridare finalmente dignità alle lavoratrici e ai lavoratori italiani. Aspettiamo una risposta anche da Giorgia Meloni”.