Pronto a partire il servizio, pagheranno tutti e rigide diposizioni per chi non lo farà

Accantonata l’ipotesi “autogestione” che aveva scatenato la rivolta di sindacati e famiglie, l’amministrazione Accorinti è andata avanti nel percorso per la riattivazione del servizio mensa nelle scuole elementari e medie. L’assessore alla Pubblica Istruzione Patrizia Panarello ha incontrato i Dirigenti scolastici e concordato la soluzione con i sindacati, alla fine il servizio è stato consegnato tramite trattativa privata che prevedeva l’erogazione di 1590 pasti al giorno, per 15 giornate dell’anno scolastico 2013/2014 (per avviare un servizio completo serve il bilancio), al prezzo unitario di 4,29 oltre Iva al 4%. Ad aggiudicarsi l’appalto la ditta La Cascina, la stessa che gestiva il servizio durante lo scorso anno scolastico.

Salvi così i lavoratori che avevano rischiato di rimanere disoccupati. Salvi anche gli insegnanti che senza la refezione avrebbero dovuto smettere di lavorare perché sarebbe saltato il tempo pieno. Salvo soprattutto un diritto dei bambini: il tempo pieno e la garanzia di un pasto adeguato. Considerato anche il risvolto sociale, visto che in diverse zone della città proprio il pranzo a mensa rappresenta l’unico pasto completo della giornata che molti bambini riescono a fare. Fin qui dunque una notizia sicuramente positiva. C’è però una novità. E riguarda il costo che i cittadini dovranno sostenere per poter far mangiare i propri figli a scuola.

Lo scorso 14 novembre la Giunta ha infatti approvato una modifica delle quote di compartecipazione a carico degli utenti del servizio di refezione scolastica per l’anno 2013, partendo da quelle che lo scorso mese di marzo aveva introdotto il Commissario Croce. Già allora Croce aveva dovuto rimodulare le tariffe per recuperare il 36% della spesa per i servizi individuali, una decisione dettata dallo stato di pre-dissesto del Comune. Oggi la condizione economica di Palazzo Zanca non è mutata, si appesantisce però il carico sulle spalle dei cittadini. La novità che la Giunta ha deciso di introdurre è la tariffa anche per la fascia di reddito Isee che va da 0 euro a 2mila euro per la quale prima era prevista l’esenzione totale. I figli di famiglie che rientrano in questa fascia dovranno pagare 0,80 euro a pasto. Restano invariate seconda, terza e quarta fascia: da 2mila a 9mila si paga 2 euro; da 9mila a 15 mila si paga 2,50; da 15mila a 20mila si paga 3 euro. Piccolo aumento anche per la fascia dai 20mila in su che pagherà 4,41 rispetto ai 4,33 di qualche mese fa. Confermate invece le ipotesi di esenzione per gli alunni portatori di handicap, per gli insegnanti e il personale Ata (spesa coperta dal rimborso del Ministero della Pubblica Istruzione) e riduzione del 50% a partire dal terzo figlio che fruisce della refezione scolastica.

Con la rimodulazione delle tariffe si conta di far entrare nelle casse del Comune 49.827 euro, altri 78.215 dovrebbero essere rimborsati dal Ministero per i pasti fruiti dagli insegnanti e dal personale Ata, dunque si raggiungerebbe la cifra di 128.042 euro necessari per coprire il 36% del costo complessivo del servizio per il 2013, visto che fino ad oggi erano stati recuperati 226.000 euro su 354.042 euro stimati da Croce.

Nei giorni scorsi dal Dipartimento comunale alla Pubblica Istruzione sono partite le circolari che informano i Dirigenti sulle novità e sulle modalità previste per l’avvio di questo servizio. Circolari che hanno già provocato anche qualche polemica da parte di docenti e famiglie perché viene richiesto ai Dirigenti di far pagare in anticipo ed eventualmente di non richiedere il servizio per chi non paga. Inevitabili potranno essere le discriminazioni tra bambini che si troverebbero così a pagare sulla loro pelle un momento di crisi economica generale e una condizione difficile per moltissime famiglie messinesi. Di certo le polemiche non mancheranno.

Francesca Stornante