“L’Affarista” in scena al Vittorio Emanuele

"L’affarista" di Honoré de Balzac, con Geppy Gleijeses e Marianella Bargilli, regia di Antonio Calenda (una coproduzione di Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile di Calabria e Teatro Quirino – Vittorio Gassman) aprirà il 2012 della stagione di prosa dell'Ente Teatro di Messina al Vittorio Emanuele, dal 4 all'8 gennaio. Gli altri interpreti sono Paila Pavese, Osvaldo Ruggieri e poi Francesco Benedetto, Adriano Braidotti, Piergiorgio Fasolo, Antonio Ferrante, Ferruccio Ferrante, Antonio Tallura, Alfonso Veneroso, Jacopo Venturiero. Scene di Pier Paolo Bisleri, costumi di Carla Teti, musiche di Germano Mazzocchetti.

«Ah! Conoscete la nostra epoca! Oggi, signora, tutti i sentimenti svaniscono e il denaro li sospinge. Non esistono più interessi perché non esiste più la famiglia, ma solo individui! Vedete! L’avvenire di ciascuno è in una cassa pubblica (…) Vendete gesso per zucchero: se riuscite a far fortuna senza suscitare lamentele, diventate deputato, pari di Francia o ministro!»

Si adatta perfettamente al nostro tempo, questa pungente battuta: tanto che non ci sarebbe nulla di strano a sentirla pronunciare oggi, magari da qualcuno che commenti una delle tante notizie di speculazioni e crisi economiche che punteggiano quotidianamente i giornali. Invece risale alla metà dell’Ottocento, scritta da Honoré de Balzac e pronunciata da Mercadet, personaggio attorno al quale è concepito "Le faiseur – L’affarista", uno dei migliori testi teatrali di questo grande maestro della letteratura realista.

«La commedia di Balzac – spiega Antonio Calenda, che firma la regia dello spettacolo – possiede una stringente attualità, un incredibile impatto sul lettore contemporaneo, poiché tratta temi molto sentiti, come la frenesia e l’immoralità delle speculazioni economiche, lo spietato gioco delle Borse, il mondo losco e cinico degli affari. Proprio il modo incisivo, realistico e allo stesso tempo molto ironico in cui l’autore raffigura questo universo ambiguo, e la sua perfetta, significativa attinenza con il nostro presente, mi ha indotto, assieme a Geppy Glaijeses a incentrare su questo testo un nuovo progetto di produzione».

L’allestimento prevede infatti un onere notevole sul piano produttivo, con una compagnia efficace e numerosa a dare vita alle variopinte e sfuggenti figure che attorniano il protagonista Mercadet, a cui Geppy Gleijeses offre tutta la sua versatilità e le sue risorse interpretative. Si tratta infatti di un personaggio monomaniaco, vigoroso, geniale e cialtrone, un carattere eccezionale, degno della grande "Commedia umana" di Balzac.

Mercadet vive nel perseguire la sua unica fondamentale idea fissa, quella di arricchire, speculare: è mosso da una sorta di libido del denaro, che vive come una nevrosi esistenziale. Gioca in Borsa con denari che – in realtà – non gli appartengono. Egli è infatti sull’orlo della bancarotta, assediato dai creditori: una crisi, che fin dall’inizio imputa al socio Godeau, andato con la cassa a cercar fortuna nelle Indie e di cui nulla si sa più.

Ma nell’attesa di Godeau, Mercadet non resta beckettianamente inerte, tutt’altro: certo che il motore della società moderna sia il denaro e che l’onore sia fondato ormai sulla sola apparenza, usa la moglie quale stendardo della propria fortuna e la costringe a partecipare elegantemente abbigliata a ogni occasione mondana.

Un modo per “truccare” il mercato in proprio favore, per tenere in pugno i creditori, ancor più sensibili di lui al miraggio del facile guadagno. Così ottiene le loro azioni e addirittura i risparmi dei propri servitori per i suoi maneggi finanziari. Cerca anche di maritare la figlia bruttina – interpretata da Marianella Bargilli, una delle più interessanti attrici italiane della sua generazione – a un dandy presuntamente abbiente che si rivela poi uno spiantato… ma i suoi piani s’incrinano. Metterà addirittura in scena il ritorno del suo socio e sarà proprio nel gioco degli arrivi falsi o ipotetici di Godeau che troverà la salvezza a un passo dal baratro, ottenendo che ogni cosa si ricomponga sul piano economico, degli affetti, come pure su quello della morale a cui Mercadet, sospinto dalla moglie e dai burrascosi eventi, alla fine s’inchina (ma possiamo credergli?), ritirandosi in campagna a vivere di un lavoro onesto.

Antonio Calenda ha messo in scena "L’affarista" intrecciando i suoi molti e mai scontati sottotesti, le continue ambiguità e rifrazioni, e ponendo in luce figure che con accenti di deciso realismo Balzac aveva tratteggiato ispirandosi alla società del XIX secolo, ma che molto ci dicono – fra pungenti critiche e sorrisi amari – dei furbetti, degli speculatori e dei traders che popolano il nostro presente.

TEATRO VITTORIO EMANUELE

Mercoledì 4, venerdì 6 e sabato 7 gennaio ore 21.00;

giovedì 5 e domenica 8 gennaio ore 17.30

Prezzi: platea 30 euro (ridotto 23), prima galleria 20 euro (15), seconda galleria 8 euro (5)