Finisce la vertenza Triscele, infuocata tappa all’Ufficio del Lavoro

Oggi è stata messa definitivamente la parola fine alla lunga vertenza Triscele. Per i 41 operai si sono chiuse le procedure di licenziamento ed è invece iniziato il periodo di mobilità che, se non rappresenta certo il risultato a cui volevano arrivare con le loro accese battaglie, quantomeno assicura quel sostegno economico che in questi venti giorni di gennaio era totalmente mancato. L’appuntamento di oggi all’Ufficio Provinciale del Lavoro era uno dei passaggi più attesi e allo stesso tempo più tristi per i 41 ormai ex dipendenti dello storico burrificio di via Bonino. La mattinata all’Ufficio Provinciale del Lavoro però sembrava essere iniziata con l’ennesima beffa che gli operai questa volta non avrebbero accettato. Prima che iniziassero le trattative tra azienda e sindacati, a scatenare il caos era stata la notizia comunicata dal consulente della famiglia Faranda, il dott. Luciano Ferro. In buona sostanza per questi venti giorni, dal 2 gennaio, giorno delle lettere di licenziamento, ad oggi, l’azienda non era intenzionata ad assumere nessun obbligo di pagamento nei confronti dei lavoratori. Un annuncio che hanno fatto salire la rabbia e la disperazione alle stelle, tanto che non sono mancati momenti di vera tensione, qualcuno ha accusato dei malori, il clima si era fatto davvero incandescente tra gli operai. La soluzione è però quasi subito giunta durante la riunione che è seguita tra il consulente Ferro, in rappresentanza dell’azienda, i segretari delle federazioni di categoria di Cgil, Cisl e Uil, Mastroeni, Cipriano e Valastro, e i rappresentanti della Rsu aziendale, Sorrenti, Catanzaro e Sframeli. E’ stato messo nero su bianco che la Triscele considererà questo periodo neutro, in cui effettivamente i lavoratori erano sì licenziati ma non ancora in mobilità, come periodo di preavviso licenziamento, nonostante siano passati più giorni di quanti ne prevede la legge. Faranda pagherà dunque dal 1 gennaio, cioè da quando è scaduta la cassa interazione, fino al giorno in cui l’Inps non inizierà a erogare gli ammortizzatori sociali che si riferiscono alla messa in mobilità I sindacati hanno sottoscritto l’accordo che assicurerà una boccata d’ossigeno e garantisce un reddito ai 41 ex dipendenti che adesso, a seconda dell’età, avranno dai due ai quattro anni di mobilità.

Quello di oggi era un passaggio fondamentale e che rientrava fra le tre priorità che sindacati e lavoratori si sono prefissati. La prima resta però in assoluto la ripresa della produzione. Il tavolo che la Regione ha aperto è indiscutibilmente un passo importantissimo, i primi di febbraio dovrebbe esserci una nuova riunione a Palermo con l’Assessore alle Attività Produttive Vancheri che si sta muovendo per offrire a nuovi gruppi imprenditoriali, Heineken in testa, le migliori condizioni per tornare a produrre la Birra Messina in Sicilia e ridare un futuro occupazionale a chi ha dedicato tutta la sua vita a un marchio e ad un prodotto che sono la storia di Messina. Nelle prossime settimane si aprirà anche la partita legale. La famiglia Faranda lo scorso 18 dicembre ha fatto richiesta di concordato preventivo, passaggio che precede il fallimento, sindacati e dipendenti si muoveranno per recuperare in sede legale somme che l’azienda deve ancora riconoscer loro. Si tratta del famoso Tfr ceduto all’epoca dell’acquisizione da Heineken, cessioni del quinto dello stipendio, pensioni integrative.

“Oggi si chiude una fase importantissima perché presupposto fondamentale per garantire il sostegno al reddito per questi 41 lavoratori e le loro famiglie. Adesso continueremo a lottare per far giungere un imprenditore che voglia rilanciare questa realtà e per ottenere il vero risultato per cui in questi mesi abbiamo combattuto: tornare a lavorare” ha dichiarato Giovanni Mastroeni, segretario della Flai Cgil.

Il presidio per il momento andrà avanti in vista di nuove iniziative. Intanto ieri sera Porta a Porta su Rai 1 ha dedicato alla vertenza Triscele uno spazio della puntata. La disperazione e l’angoscia di uno dei lavoratori sono entrate nelle case di tutti gli italiani. Un modo anche per lanciare un messaggio a livello nazionale su quanto Messina abbia bisogno di aiuto. (Francesca Stornante)