Il concorso pilotato alla facoltà di Veterinaria, in appello è battaglia sulle intercettazioni

Non sarà un passaggio in appello “liscio” quello per il processo scaturito dalla sospensione delle funzioni per due mesi, nel luglio 2007, dell’allora Rettore dell’Università di Messina, Franco Tomasello. Ieri mattina si è aperto il processo d’appello con una lunga sfilza di eccezioni preliminari del collegio difensivo su tutta una serie di questioni. In particolare sulla utilizzabilità di una gran parte della mole di intercettazioni telefoniche ed ambientali agli atti del processo. Intercettazioni che all’epoca degli avvisi di garanzia fecero molto discutere e che furono al centro di un serrato braccio di ferro tra accusa e difese già durante il dibattimento in primo grado.

La Corte (Presidente Cucurullo) dopo una breve camera di consiglio ha emanato una ordinanza di una pagina e mezzo e rinviato al 16 luglio prossimo. Quel giorno conferirà incarico ad un nuovo perito che avrà il compito di stabilire quale intercettazioni trascrivere e quali no, perché le prime trascrizioni sono state dichiarate sostanzialmente nulle, come eccepito dalle difese. Insomma, al castello accusatorio potrebbe venir meno un tassello molto importante.

Si torna in aula a metà luglio, dunque, per proseguire: da un lato ci sarà il PG Ada Vitanza, dall’altro gli agguerriti difensori, cioè gli avvocati Nino Favazzo, Bonni Candido, Carmelo Scillia, Alberto Gullino, Laura Autru, Giovanni Calamoneri, Carlo Autru, Emanuele Puglisi e Giuseppe Carrabba per la parte civile.

LA SENTENZA DI PRIMO GRADO. In primo grado, due anni fa, i giudici condannarono a 3 anni e mezzo – 2 condonati – l’ex Magnifico Tomasello; a 5 anni ed 11 mesi (3 anni condonati) il professor Giuseppe Piedimonte, 5 anni e 4 mesi al professor Battesimo Macrì, (tre anni condonati), 4 anni (3 condonati) al professor Antonino Pugliese, 3 anni e 9 mesi (2 anni e 2 mesi condonati) per Stefano Augliera, 2 anni a Salvatore Giannetto, un anno ed 8 mesi a Pietro Paolo Niutta e Giovanni Germanà, un anno e 6 mesi a Santo Cristarella, un anno e 4 mesi ad Antonina Zanghì.

Il processo comprendeva anche un troncone che riguardava la gestione dei fondi erogati dalla Regione e dall’Università di Messina per il progetto scientifico denominato “Lipin” , costato 3 milioni di euro. Per questa vicenda furono condannati a due anni di reclusione, pena sospesa, il funzionario del rettorato Eugenio Capodicasa e la moglie Ivana Saccà, dipendente di Unilav.

Assolti perché il fatto non costituisce reato gli ex componenti del consiglio di facoltà di Veterinaria e il professor Ugo Muglia, coinvolti nel processo per fatti diversi da quelli relativi al troncone Lipin.

L'INCHIESTA. Secondo quanto scaturito dalle indagini della Guardia di Finanza il posto di professore ordinario bandito nel concorso era destinato al figlio dell'ex preside della facoltà, Battesimo Consolato Macrì. Ad incastrare il rettore fu il professor Giuseppe Cucinotta, ordinario di Clinica Chirurgica e Patologia Chirurgica a Veterinaria. Il docente denunciò di aver subito pressioni per condizionare l’esito del concorso a favore del figlio del preside Macrì.

(Alessandra Serio)