Cultura

Messina, Convento di S. Maria di Gesù Superiore: un decennio di battaglie

Dieci anni di impegno per riqualificare e restituire alla sua città un sito storico dall’enorme valore culturale sorto nel 1166: si tratta del Convento di S. Maria di Gesù Superiore.

Gli appuntamenti

Il sito è stato per ben tre edizioni “Luogo del Cuore FAI”, ultima quella del 2021, ed è stato inserito tutti gli anni nelle “Vie dei Tesori”.

Per tutti i volontari, per coloro che vogliono diventarlo o per coloro che desiderano semplicemente visitare il sito, è possibile incontrarsi alle ore 9.30 di sabato 11 Settembre.

Martedì 28 Settembre, alle ore 17,00, nel sito si terrà un primo evento in occasione delle iniziative promosse dalla Curia “Il Tempo del Creato”.

Nella seconda metà di Novembre, invece, il Convento accoglierà un importante convegno sull’area archeologica e su Antonello da Messina.

Un’opera ciclopica

A raccontare la sua storia è Giuseppe Previti, Coordinatore di tutti i volontari che, da un decennio ormai, combattono per ridare al Monastero lo splendore che merita.

“Tutto iniziò il 9 Aprile del 2011, in occasione della settimana della cultura. Anche se in precedenza c’erano stati altri saltuari interventi e, tra questi, merita un cenno quello effettuato il 7 febbraio del 2010 con il coordinamento del compianto Mino Licordari.

Un manipolo di persone animate da buona volontà e dall’amore verso i beni culturali e Antonello da Messina, si sono cimentati in un’opera ciclopica. Ogni Sabato, mattina o pomeriggio, i volontari erano lì come oggi, a ripulire il sito da tonnellate di rifiuti di ogni genere, da alberi infestanti, arbusti e rovi. Alla fine lo si è reso fruibile. Si sono organizzati convegni, mostre, dibattiti, visite guidate, sopralluoghi di Sindaci, Assessori Regionali, Deputati”.

Il problema finanziamenti

“Nel 2006, però, il finanziamento erogato (40 mila euro) dall’allora Presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, alla Soprintendenza di Messina, per “il progetto di recupero, valorizzazione e pubblica fruizione dell’area archeologica dei resti del Monastero di S. Maria di Gesù Superiore”, è stato colpevolmente fatto andare in perenzione e non ci sono stati ulteriori impegni economici, nonostante vacue promesse. Eppure il sito ha una storia antica e nello stesso tempo affascinante. Di proprietà della vicina Parrocchia omonima, l’area, di circa 3000 mq. è assegnata alla cura e custodia della Cooperativa Sociale Trapper che, insieme alla Fondazione di Partecipazione Antonello da Messina e ai volontari, promuovono e rendono possibile la fruizione dell’area archeologica.” continua Previti.

La sua storia: da luogo sacro a discarica

“Sorto nel 1166 per opera dei frati pellegrini Carmelitani (utilizzando i resti di antiche terme romane), fu utilizzato come base per recarsi in Terra Santa e, dopo la pace firmata da Federico II e il Sultano, il 18 febbraio 1229, e la conseguente espulsione dei frati dai luoghi santi, divenne il primo Convento dei Frati Carmelitani sorto in Europa con il titolo di “Ecclesia di Santa Maria del Monte Carmelo”.

Nel 1263 fu ceduto a Suor Frizia, terziaria carmelitana, che assieme ad altre diciannove pie donne si stabilirono nel Monastero chiedendo a Papa Urbano IV di professare vita claustrale con la regola cistercense.

Nel 1389 le suore si trasferirono nel Monte della Caperrina, nel nascente Monastero di S. Maria dell’Alto (Montalto) e, nel 1418, vendettero il Convento ai frati Minori Osservanti ed il sito divenne il primo di quest’ordine sorto in Sicilia con il nuovo titolo di “S. Maria di Gesù”.

L’alluvione del Novembre 1855 coprì interamente la chiesa e la sottostante cripta medievale e, la nuova chiesa eretta esattamente sopra la prima, con le stesse dimensioni (m.30 per 8) fu anch’essa rovinata dalla tragica alluvione del 16 novembre del 1863.

Nel 1866, a causa delle legge eversive, il Convento, anche se in parte interrato, fu trasformato in ospedale d’isolamento per malattie infettive.

Nel 1886, la nuova chiesa, la terza in ordine temporale, fu ricostruita da padre Luigi Castiglione da Bronte, a spese del Municipio, adattando l’antico refettorio ed ornata con alcuni elementi e portale appartenenti all’antica Chiesa di San Camillo. Il refettorio così ristrutturato fu riaperto al culto e il convento, molto danneggiato dalle acque del vicino torrente, fu ristrutturato.

Il terremoto del 1908 distrusse quasi interamente la Chiesa e il Convento. Sull’antico sito fu realizzata una Chiesa baracca e aperta al culto fino al 1934, anno in cui fu inaugurata la Chiesa attuale costruita su un terreno donato dal proprietario Barone Marullo di Condojanni.

Il sito fu poi abbandonato e, completamente coperto da superfetazioni, divenne una discarica di rifiuti di ogni genere” spiega ancora.

Le sepolture: Antonello Da Messina

In questo luogo trovarono sepoltura personaggi famosi: Andreotta Staiti e i suoi due figli morti per peste; Matteo e Federico e il nobile D. Antonio La Rocca, i cui monumenti sepolcrali sono custoditi al Museo Regionale; uno dei più valorosi militi del ‘400 Galeotti Bardaxi e, tra gli altri, il padre di S. Annibale Maria di Francia, Cavaliere Francesco Maria Di Francia.

Ma il sito conserva anche i resti mortali di uno dei più grandi artisti del rinascimento: Antonello da Messina.

Lunghe e approfondite ricerche sui libri dei morti conservati in varie chiese cittadine e sugli atti testamentari precedenti, coevi e successivi alla morte del “pittore divino”, ci fanno affermare, senza dubbio alcuno, che in questo luogo riposano le ossa di Antonello”.

I ringraziamenti

Un progetto relativo ad alcuni importanti saggi di scavo è stato presentato qualche anno fa alla Soprintendenza e all’Università di Messina, per avere le autorizzazioni necessarie a realizzare gli auspicati saggi iniziali, propedeutici ad un’ampia campagna di scavo; mentre negli anni passati abbiamo realizzato, grazie alla collaborazione con il CNR di Messina, la stessa Università e l’ordine dei geologi, importanti ricerche scientifiche (tomografia computerizzata, georadar, rilievo aerofotogrammetrico, ecc.). – dichiara Previti. In particolare, grazie all’architetto Giusy Vinci e ai suoi collaboratori è stato redatto gratuitamente un progetto (e un progetto stralcio inerente la salvaguardia dei resti della chiesetta ottocentesca), relativo al recupero e fruizione del sito.

E un immenso grazie a tutti i volontari, dal più piccolo di sei anni al più grande di novanta, a tutte quelle associazioni e ai volontari occasionali che ci hanno aiutato in questa ardua impresa. Il mio pensiero va a tutti coloro che ci hanno aiutato nel passato e a quelli che continuano a farlo nel presente come Piero Giacopello, Francesca Mangano, Lillo Marchese, Filippo Triscari, Camillo Smedile, Giovanni Marotta, Giovanni Minissale, Roman, Caterina Oteri e la new entry Pina Probo”.