Trenta milioni “dividono” Ato e Messinambiente. Tanto, paga il Comune

Messinambiente chiede all’Ato 30 milioni di euro. La somma tonda è il risultato dei 21 milioni del contenzioso in atto tra le due società più i nove milioni di euro che il commissario liquidatore di Messinambiente, Armando Di Maria, sostiene di vantare come credito di servizi resi e non pagati. Il credito della società che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti in città non viene però confermato dall’altro commissario liquidatore, Michele Trimboli, da agosto a capo dell’Ato3, di cui era direttore tecnico ai tempi in cui la sua poltrona attuale era occupata da Antonio Ruggeri.

Secondo Trimboli il debito dell’Ato nei confronti di Messinambiente è pari al netto del contenzioso, neanche un euro di più. Insomma la distanza tra Di Maria e Trimboli resta intatta ed il rapporto tra Messinambiente e Ato 3 complicato, come emerso anche in commissione bilancio durante il dibattito sulla delibera firmata dal commissario straordinario Luigi Croce relativa ai debiti del Comune nei confronti della società d’ambito , che ammontano complessivamente a poco meno di trenta milioni di euro.

Il dirigente che ha redatto l’atto, cioè il dirigente alle partecipate Antonino Cama, ha chiarito ai consiglieri che tra i debiti della società d’ambito iscritti in quel provvedimento – che saranno ripianati in dieci anni grazie anche alle anticipazioni da parte della Regione – non figurano quelli dell’Ato nei confronti di Messinambiente, destinati a trasformarsi, con tutta probabilità in un debito fuori bilancio, da mettere ovviamente in conto al Comune. L’ente è socio maggioritario di entrambe le società, ma in questa guerra fratricida, che si consuma da anni anche nelle aule del Tribunale, sta a guardare. Come un padre che non vuole schierarsi per l’uno o l’altro figlio e ogni tanto prova a mediare. Ma con risultati, ad oggi, pessimi e decisamente anti-economici.

Basandosi sulle cifre che sono venute fuori dal dibattito, qualche consigliere ha fatto notare che il Comune dovrà sborsare nei confronti dell’Ato una somma che si aggira complessivamente intorno ai 70 mila euro. Ci sono i quasi trenta milioni di euro del provvedimento presentato da Croce; i 21 milioni del contenzioso; i 9 milioni chiesti da Messinambiente per i servizi resi ; e quei dieci milioni che dovranno essere recuperati dal bilancio comunale per pagare una parte del Piano Economico Finanziario dei servizi per l’anno 2012 presentato dalla società d’ambito, che costerà al Comune più di 42 milioni di euro.

Se Messina fosse pulita come Lugano, la cifra potrebbe avere anche un senso, ma da queste parti decisamente non ne ha ed è evidente che qualcosa nel sistema si è inceppato. (Danila La Torre)