Società

Messina Servizi, 400 in attesa. Basile: “Il tirocinio non si trasforma in assunzione”

MESSINA – Ci sono 400 tirocinanti di Messina Servizi in attesa di conoscere il proprio destino. Questo è quanto evidenziato dall’avvocata Annalisa Giacobbe, che li assiste in quella che potrebbe diventare una vera e propria battaglia. La legale spiega che i 400 e le relative famiglie sono “a casa senza se e senza ma, ripiombati nuovamente in quel disagio sociale dal quale sarebbero dovuti essere stati tolti”.

Una situazione che si protrae da dicembre, da quando, cioè, sono fermi. Ma non è così semplice. In quanto tirocini, non era comunque prevista un’assunzione a tempo determinato o indeterminato. Il Comune, come ha spiegato a Tempostretto il sindaco Federico Basile, farà partire un’ultima fase di questo progetto, ma poi i lavoratori dovranno sfruttare le competenze acquisite in maniera autonoma.

Basile: “Completeremo il percorso di formazione nel 2024”

Il primo cittadino ha spiegato: “L’intendimento dell’amministrazione è quello di completare nell’anno 2024 il percorso di formazione all’interno dei percorsi dell’abitare. Dopo di che, come già previsto nel progetto, questi ragazzi con le attività fatte in questi anni e con l’esperienza maturata dovranno sfruttare la loro professionalità in maniera autonoma. L’amministrazione sicuramente creerà una forma di accompagnamento, ma bisognerà trovare un sistema diverso”.

I contratti di tirocinio restano, in quanto tali, non una forma di assunzione perenne ma un modo in cui ognuno di loro può (e deve) maturare competenze per un lavoro futuro. Le tempistiche per far partire questo “completamento” del percorso saranno brevi. Già a metà mese, massimo a fine gennaio, dovrebbero esserci i primi avvisi e ripartire poi immediatamente.

Dai 5 milioni stanziati ai 24 mesi di tirocinio

L’avvocata Giacobbe, in una nota, ha ripercorso l’iter, partendo dagli “oltre 5 milioni di euro” stanziati tramite Pon 2014-2020 per il progetto “percorsi nuovi di accompagnamento all’abitare e risanamento urbano”. E ha ricordato che si rivolgeva “ai nuclei familiari in stato di disagio abitativo, sanitario e socio/lavorativo. In particolare, il progetto avrebbe dovuto prevedere un’attività di accompagnamento plurima per le fasce deboli. Il beneficiario del progetto non solo sarebbe stato accompagnato verso la soluzione abitativa più adeguata alle sue specifiche esigenze, ma soprattutto sarebbe stato supportato nella sua globalità verso un contestuale inserimento lavorativo, sociale, educativo e sanitari”.

Da lì è partito un tirocinio durato 24 mesi, “impegnati giornalmente, dal lunedì al venerdì per 5 ore lavorative giornaliere ed una indennità mensile di Euro 600,00 da corrispondersi al tirocinante che avesse effettuato almeno il 70% delle ore mensili previste”. L’avvocata ha parlato di “400 tirocinanti che hanno continuato a lavorare anche quando non hanno ricevuto regolarmente il pagamento delle indennità mensili, quasi a non voler fare loro dimenticare quello stato di disagio e bisogno in cui sarebbero stati destinati a tornare. E così, oggi ben 400 tirocinanti tornano a casa senza che sia stato raggiunto l’obiettivo: garantire, dopo averli formati, il loro inserimento o il reinserimento nel contesto lavorativo locale e senza che sia stata loro fornita una concreta possibilità di prosecuzione lavorativa ed uscita dal disagio sociale”. La domanda che ora questi uomini e donne pongono, tramite la legale, è: quale sarà la prosecuzione di questa attività? Intanto il prossimo passo arriverà già entro gennaio.