Cultura

Messina. “Una persona alla volta”, presentazione dell’ultimo libro di Gino Strada

MESSINA -Sarà presentato per la prima volta a Messina il 21 aprile 2022 l’ultimo libro di Gino Strada dal titolo “Una persona alla volta”.  La presentazione si terrà presso Feltrinelli Point di Messina, via Ghibellina n. 32 alle ore 18 e sarà trasmessa in diretta streaming sulla pagina Facebook “Gruppo Emergency Messina”

Una persona alla volta è il racconto in prima persona di un impegno durato tutta la vita, il cui obiettivo non è mai risuonato così urgente e la cui voce non è mai mancata così tanto come in questi giorni in cui un nuovo conflitto porta la distruzione alle porte dell’Europa:

“Dopo anni passati tra i conflitti mi sono scoperto saturo di atrocità, del rumore degli spari e delle bombe.  E lì, in Afghanistan, dove avevo vissuto per tanti anni operando feriti, non ce l’ho fatta più a sopportare l’idea di una nuova guerra. Così alla vigilia di un’altra ondata di sofferenza e di morte ho detto il mio “no”: basta con la guerra, basta uccidere mutilare infliggere atroci sofferenze ad altri esseri umani,” scrive Strada.

Questo libro racconta l’emozione e il dolore, la fatica e l’amore di una grande avventura di vita che ha portato Gino Strada a conoscere i conflitti dalla parte delle vittime. In ognuna di queste pagine risuona una domanda radicale e profondamente politica, che chiede l’abolizione della guerra e il diritto universale alla salute.

Gino Strada, Una persona alla volta, Feltrinelli, a cura di Simonetta Gola, 176 pagine, 16 euro. I proventi del libro spettanti all’autore verranno devoluti a Emergency. L’ingresso alla presentazione sarà regolato secondo le attuali norme anti Covid-19 vigenti.

La vita di Gino Strada

Dall’infanzia nel quartiere operaio di Sesto San Giovanni, la Stalingrado d’Italia, al lavoro a Kabul come chirurgo di guerra e alla visita a Hiroshima, il libro narra appassionatamente le radici delle idee che lo hanno ispirato giorno dopo giorno, convincendolo della radicale necessità di garantire a chiunque il diritto a una sanità di eccellenza. “Non un’autobiografia, un genere di cosa che proprio non mi piace, ma le cose più importanti che ho capito guardando il mondo dopo tutti questi anni in giro,” come scrive nella prefazione.

I ricordi di infanzia della famiglia antifascista si mischiano così al racconto della militanza nel Movimento studentesco e alla scoperta della chirurgia, perché la chirurgia gli assomiglia: davanti a un problema, bisogna salvare il salvabile. Una passione che porta Strada lontano, facendogli conoscere la guerra, il caos dell’umanità quando non ha più una meta. In Pakistan, in Etiopia, in Thailandia, in Afghanistan, in Perù, in Gibuti, in Somalia, in Bosnia, dedicando tutta la propria esperienza alla cura dei feriti.

L’impegno di Emergency

E poi, nel 1994, la nascita di Emergency, con il primo progetto in Ruanda durante il genocidio e l’arrivo in Afghanistan, dove ad Anabah, nella Valle del Panshir, viene realizzato un Centro chirurgico per vittime di guerra. Con la ferma convinzione che “la costruzione e la pratica dei diritti umani sono il migliore antidoto, la migliore prevenzione della guerra.  Perché dove non ci sono diritti umani per tutti, quando si considerano milioni di esseri umani spendibili per mantenere ed espandere la ricchezza di pochi, c’è già di fatto una guerra in corso, una guerra di aggressione e di rapina, imposta, quando serve, anche con la violenza delle armi.”

E quindi il viaggio prosegue in Africa, dove Emergency decide di costruire una rete di sanità di eccellenza aprendo a Khartoum, Sudan, il Centro “Salam” di cardiochirurgia. Perché “se la posta in gioco è la vita, allora deve esserci spazio per un’unica medicina, quella che permette davvero di dare concretezza a quel diritto. Non può esistere una medicina per cittadini di serie A e un’altra per cittadini di serie B, C, D, eccetera.” – riflette Strada.

La sanità pubblica in Italia

E la denuncia di come, anche in Italia, la salute si stia progressivamente trasformando dà diritto a bene di mercato. “Togliere risorse al pubblico per darle al privato somiglia più a un sabotaggio che a un incremento delle possibilità di cura per il cittadino, eppure il modello è stato esportato con successo in tutta Italia come una conquista di libertà. Che poi la libertà sia quasi sempre solo uno specchietto per le allodole non sembra interessare a nessuno.” aggiunge Strada amareggiato.

Tutte manifestazioni diverse dello stesso problema: “l’accettazione della disuguaglianza come regola del nostro tempo.” – come scrive Simonetta Gola, curatrice del libro, responsabile della comunicazione di Emergency e moglie di Gino Strada, nella postfazione – “Dietro a ogni ragazzino ferito, dietro a un uomo che chiedeva aiuto, Gino riusciva sempre a intravedere una moltitudine. Vedeva quel ferito e allo stesso tempo la situazione di tanti come lui. Curava le vittime e intanto rivendicava diritti. Una persona alla volta.”