Accorinti, Signorino e De Cola contro il “Salva Messina” e contro il Consiglio

“Con la votazione di ieri il Consiglio Comunale si è reso complice di un piano di macelleria sociale, aderendo a un atto immotivato, indefinito nelle sue necessità economiche, di indimostrata utilità per la città. Anzi, consapevolmente orientato a produrre riduzione dei servizi e pregiudizio per l’occupazione”. Così in un comunicato il Movimento Messinaccomuna, che ha come protagonisti l’ex sindaco Renato Accorinti e gli ex assessori Guido Signorino e Sergio De Cola.

I tre ex amministratori di Palazzo Zanca stroncano il “Salva Messina” e criticano con toni aspri il Consiglio comunale.

A proposito dell’ordine del giorno votato dall’Aula, che definisce la cornice dei provvedimenti e degli interventi che l’amministrazione De Luca intende mettere in atto nei prossimi mesi per risanare i conti in rosso del Comune , Accorinti, De Cola e Signorino scrivono: “Qualunque atto che persegua risultati economici necessita di una ovvia premessa: la quantificazione dimostrata dell’obiettivo da raggiungere. Senza questa documentata operazione, le cifre dichiarate sono velleitarie e le scelte assunte irresponsabili. Si parla di 20 milioni di intervento senza chiarire se l’orizzonte è un esercizio (un anno), un bilancio (3 anni) o il riequilibrio finanziario (15 anni). Soprattutto, senza aver dimostrato il perché di questa cifra posta a obiettivo. Si inseriscono in questa “manovra” interventi che, in realtà, non hanno nessun effetto sul bilancio del Comune: la privatizzazione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti non porta ad alcun risparmio, visto che la legge impedisce di finanziare questo servizio con risorse di bilancio. Si indicano percentuali di tagli ai servizi sociali che produrranno riduzioni di opportunità per gli assistiti e pregiudizio per i livelli occupazionali”.

In verità, gli emendamenti presentati dai consiglieri Antonella Russo e Felice Calabrò, approvati dai colleghi ed accolti dallo stesso sindaco, danno garanzie in merito al mantenimento dei livelli occupazionali e della società pubblica per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, a meno che non venga dichiarato il fallimento di Messinambiente ( scelta questa che non dipende dal Comune).

Come detto, i tre ex amministratori si scagliano anche contro il Consiglio comunale, che – a loro dire – “non ha svolto il suo ruolo”.

“Anche i gruppi politici o i singoli che non si sono associati all’approvazione del provvedimento hanno rinunciato di fatto ad adempiere al proprio mandato: non hanno approfondito (come Consiglio) in autonomia e con completezza di argomenti e documenti il reale stato di fatto da cui parte l’Ente, non hanno preteso (in realtà, nemmeno richiesto) di ascoltare competenti tecnici, pur non potendo non essere consapevoli della insussistenza delle premesse tecniche (l’indimostrata perimetrazione finanziaria) dell’atto che votavano. Questa insipienza del Consiglio – si legge ancora – in tutte le sue forze ha due spiegazioni possibili: 1) i “referenti esterni” hanno dato indicazione di acquiescenza, e ciò mostrerebbe che i “poteri forti” della città si sentono ben rappresentati e tutelati da questa amministrazione; 2) pur desiderando difendere gli interessi di cittadini e lavoratori, non hanno avuto sufficiente carattere (o, in alcuni casi, esperienza) per intendere quali fossero i passi, i comportamenti e gli interventi operativi che avrebbero potuto o dovuto porre in essere”.

Accorinti, De Cola e Signorino concludono: “Libero il sindaco di imporre macelleria sociale di cui non dimostra la necessità. Libero il Consiglio di aderire senza esercitare i necessari e doverosi approfondimenti. Liberi i cittadini, i lavoratori, la società civile di far sentire chiara e forte la propria voce per pretendere la tutela degli interessi sociali”.