Un temporale a supercella all’origine della violenta grandinata messinese

Il maltempo, come da previsione, è tornato ad accanirsi sul messinese, ed in modo particolare sulla città di Messina, per la discesa dell’ennesimo blocco di aria fredda polare marittima sul bacino centrale del Mediterraneo. Questo afflusso di aria fredda in quota ha prodotto fortissime turbolenze, sfociate nello sviluppo di temporali piuttosto intensi che hanno assunto carattere di una vera e propria “supercella”. Ossia di un grosso temporale roteante che dà luogo a fenomeni particolarmente intensi, come grandinate e forti colpi di vento. Come quelli che solitamente si sviluppano lungo le grandi praterie statunitensi, fra l’autunno e la primavera, generando i tanti temuti tornado. Le violente grandinate che nella serata di ieri hanno colpito la città e parte della provincia sono state prodotte proprio dalla formazione di diverse “supercelle”, nate proprio nell’entroterra siciliano, fra l’ennese e il catanese, a seguito dell’invorticamento delle nubi temporalesche, alte fino a 12 km. Differentemente dai normali temporali le “supercelle” si caratterizzano per la presenza, all’interno della nuvola temporalesca, di un intenso moto rotatorio definito “mesociclone”.

Tutti i sistemi temporaleschi che presentano uno spiccato moto vorticoso al proprio interno, tale da originare dei “mesocicloni”, si trasformano in una “supercella temporalesca”. In genere questi potenti sistemi convettivi si possono formare solo in determinate situazioni sinottiche, in aree di forte instabilità atmosferica, con una forte convergenza fra venti di opposte direzioni nei bassi strati ed in presenza di un “wind shear verticale” considerevole, esacerbato dal transito nell’alta troposfera del ramo principale del “getto polare” o di un massimo di velocità di questo. In tale contesto la grandine si forma in presenza di correnti ascensionali molto forti in seno ad una nuvola temporalesca, carica di fulminazioni. In questo caso accade che un primo nucleo di ghiaccio, presente lungo la sommità della nube temporalesca (dove le temperature raggiungono i -50°C), viene trasportato in su e in giù nella nube, dove si fonde con altri piccoli aggregati di ghiaccio e gocce d'acqua per poi ricongelarsi nuovamente e diventare sempre più grande. Quando le correnti non riescono più a sollevare e trattenere i pezzi di ghiaccio, perché divenuti troppo pesanti, questi tendono a ricadere sulla terra, generando la grandinata. Proprio in questi casi, tutti gli aggregati delle particelle ghiacciate che non riescono a fondersi prima di raggiungere il suolo, causano spesso notevoli danni sia nelle campagne che alle abitazioni e alle autovetture posteggiate all’aperto. Inoltre è possibile distinguere anche due tipi di chicchi di grandine. I chicchi di grandine che cadono ad alte temperature sono trasparenti perché privi di bolle d'aria. Quelli che cadono a temperature più basse, nella stagione invernale, sono bianchi perché ne contengono molte. Purtroppo il maltempo proseguirà anche nelle prossime ore, con altri rovesci di pioggia accompagnati da colpi di vento e grandinate che dovrebbero interessare le località della costa tirrenica messinese e anche la città. Per un miglioramento bisognerà attendere fino alla serata, quando le precipitazioni intermittenti inizieranno gradualmente ad attenuarsi. Le temperature, nella mattinata di mercoledì, sono previste in sensibile diminuzione, con minime notturne fino a +12°C, anche per merito dell’irrompere di una sostenuta ventilazione da NO e O-NO, tendente a ruotare più da Ovest e a rinforzare fino a burrasca dalla serata successiva sul Tirreno. Il Tirreno da molto mosso rischia di divenire agitato in serata, con l’attivazione di mareggiate di debole e moderata intensità sulle coste del messinese tirrenico. In modo particolare nel tratto compreso fra Capo d’Orlando e Capo Peloro, per l’arrivo di onde ben sviluppate alte fino a 2.5-3.0 metri.