Le 14 bare al porto, a giudizio gli scafisti della morte

Comincerà il prossimo 26 aprile il processo con alla sbarra gli scafisti responsabili del viaggio – ecatombe dello scorso 29 luglio, uno sbarco che i messinesi difficilmente dimenticheranno, visto che al molo Marconi sbarcarono 14 bare sigillate, allineate, testimoni ultimi dell'orrore della traversata.

Il GUP Monica Marino, accogliendo la richiesta del PM Antonella Fradà, ha concesso il giudizio immediato e fissato il processo a fine del prossimo mese di aprile. Quel giorno compariranno davanti al giudice Ezzedin Ouled Fawi, 21 anni, Mohammad Ibrahim El Sayem (29) e Alaa Jumò Taleb (21), tutti libici, oggi detenuti all'OPG di Barcellona. I tre sono accusati di aver traghettato dalle coste nordafricane al largo dell'Italia almeno 500 persone, stipandole in un gommone. E' a loro, che si dovrebbero imputare le violenze che hanno portato alla morte dei quattordici uomini arrivati cadaveri al molo Marconi di Messina lo scorso 29 luglio.

I sopravvissuti di quel tragico viaggio, soccorsi su più barconi in diverse operazioni nel Canale di Sicilia, hanno verbalizzato i loro racconti dell'orrore, raccontando di aver pagato tra circa mille dinari l'uno per essere caricati su più barconi di fortuna, poi rinchiusi nella stiva, senza acqua né luce, poca acqua e niente spazio.

Le loro testimonianze permisero ai poliziotti della Squadra Mobile di identificare i traghettatori e i responsabili della "sicurezza" a bordo, fermandoli quasi subito. Altri scafisti erano stati fermati a Taranto, dove erano sbarcati altri uomini soccorsi al largo nelle stesse imbarcazioni agganciate dalla nave che portò i sopravvissuti a Messina. Insieme a loro, putroppo, anche i 14 morti, tutti giovanissimi.

I tre sono difesi dagli avvocati Rosa Guglielmo, Maria Cinzia Panebianco e Tommaso Calderone.

(Alessandra Serio)