Cronaca

Migranti a Messina: Badia Grande prende tutto, sempre più al ribasso

Da ieri il centro di accoglienza della ex caserma Gasbarro è gestita ufficialmente integralmente dalla coop Badia Grande di Trapani, già presente nel sito con la gestione dell’hotspot, che della Gasbarro costituisce soltanto una parte.

La a.r.l. di Trapani a ottobre scorso si è aggiudicata in via definitiva il bando, – importo a base d’asta di poco più di un milione 245 mila euro – pubblicato dalla Prefettura di Messina a giugno scorso.

Fino a ieri insieme alla coop di Trapani lavorava all’interno della struttura la Medihospes di Bari, che oggi rimane in città col solo centro Ahmed, struttura in convenzione. Anche la Medihospes aveva partecipato al bando, insieme ad altre sette sigle.

La gara viene aggiudicata al ribasso, e Badia Grande se l’è aggiudicato con un ribasso complessivo di circa il 18%. Il bando prevede un doppio criterio di valutazione, e distingue alcuni servizi che sono sottoposti a ribasso, salvandone altri. Tra questi ultimi non rientra la quota assegnata per ciascun migrante, che fino a ieri si aggirava intorno ai 20 euro giornalieri. Ad ogni singolo migrante, invece, viene riconosciuto un pocket money da 2,50.

Il grosso del punteggio assegnato alle offerte è per i servizi migliorativi, mentre un 30% residuale viene assegnato alla offerta economica al ribasso. L’offerta giudicata migliore, e migliorativa, per quel che riguarda la parte tecnica è stata appunto quella di Medihospes. Ma il ribasso economico offerto da Badia grande è stato tale da “bruciare” il vantaggio sui servizi offerti da Medihospes e dalle altre coop in gara. Di fatto, effettuando un primo calcolo, con la nuova gestione ogni migrante della Bisconte ha a disposizione circa 15 euro giornalieri.

La sigla trapanese è un colosso ormai operante in tutta Italia. Nata nel 2007, venne fondata da Don Librizzi, l’ex responsabile della Caritas di Trapani tristemente famoso per le accuse di abusi sessuali e concussione che hanno portato alla sua condanna a 9 anni. Il parroco comunque non è più presidente della coop da diversi anni.

Badia Grande nel 2018 era entrata, sempre col ribasso, al Cara di Mineo, chiuso a luglio scorso dall’ex ministro Salvini. A novembre scorso gli ex lavoratori del Cara di Mineo hanno protestato dietro i cancelli della sede trapanese della a.r.l. lamentando il mancato pagamento degli arretrati. “Chiuso il centro è sparita anche la coop”, hanno denunciato i lavoratori.

Anche a Messina a maggio scorso i lavoratori dell’hotspot di Bisconte – già allora affidato a Badia Grande – hanno protestato per il mancato pagamento delle spettanze arretrate.

I criteri di valutazione de bandi per la gestione dei centri migranti rimangono un nodo controverso delle politiche migratorie. Il doppio criterio di valutazione e l’aggiudicazione al ribasso è alla base di paradossi come quelli avvenuti in questo caso a Messina, dove ha finito per pesare di più l’offerta economica rispetto al miglioramento della parte tecnica, malgrado questo ultimo aspetto in teoria peserebbe di più, nella valutazione.

Il risultato è che a ridursi sempre di più è proprio la quota riconosciuta ad ogni migrante. L’effetto negativo sulle loro condizioni è ovvio. A luglio scorso, dopo il blitz e l’ispezione, al Cara di Mineo Salvini ha avuto buon gioco a decretare la chiusura, sulla scorta delle indegne condizioni degli ospiti.