Arrestato lo scafista dell’ultimo sbarco, è un senegalese di 23 anni

Ha soltanto 23 anni il ragazzo senegalese arrestato con l'accusa di essere lo scafista del barcone soccorso nelle acque del canale di Sicilia con 578 persone a bordo, sbarcate ieri a Messina dal pattugliatore Diciotti.

Tube Momou è stato ammanettato adalla Squadra Mobile di Messina dopo le indagini svolte dai poliziotti, coadiuvati dal personale dela Capitaneria di Porto. Adesso è in carcere a Gazzi con l'accusa di sfruttamento dell'immigrazione clandestina.

Lo hanno riconosciuto in tanti alla guida del gommone, strapieno di gente, partito in piena notte dalle coste della Libia. In tanti ricordano chiaramente le minacce del senegalese affinché non dicessero nulla sulla sua identità una volta raggiunta l’Europa. In più testimonianze è presente un telefono satellitare con il quale, raggiunto un determinato punto, sono stati chiamati in lingua inglese i soccorsi. Le voci dei 578 migranti sbarcati ieri al molo Marconi confermano ancora una volta un modus agendi, quello degli organizzatori dei viaggi, sempre più rodato ed organizzato.

Barconi di fortuna e gommoni stipati all’inverosimile. Nessuno spazio per bagagli ed effetti personali. Qualche biscotto o succo di frutta. Nei racconti resi relativi alla parte precedente al viaggio emerge un’organizzazione capillare e ben distribuita sul territorio che grazie ad una fitta rete di informazioni consente al disperato di turno di rintracciare l’organizzazione ed organizzare il viaggio.

Tutti i migranti hanno raccontato che per essere trasportati hanno pagato una somma di denaro a cittadini libici, talvolta aiutati da stranieri di diversa etnia utili ad interfacciarsi e comunicare con gente di nazionalità e lingua differenti. I migranti ascoltati dalla Squadra Mobile descrivono nei particolari uomini libici armati preposti al trasferimento dai rifugi di fortuna – capannoni e gallinai – alle spiagge e dalle spiagge alle imbarcazioni.

I 578 cittadini stranieri arrivati ieri a Messina sono stati rifocillati, visitati, fotosegnalati e trasferiti presso i centri d’accoglienza cittadini o, con servizi specifici, presso altre strutture in Liguria, Emilia Romagna e Toscana.

(Alessandra Serio)