La visita dell'Arcivescovo La Piana al Pala Nebiolo e scene di vita quotidiana

La visita dell’Arcivescovo La Piana al Pala Nebiolo e scene di vita quotidiana

Eleonora Corace

La visita dell’Arcivescovo La Piana al Pala Nebiolo e scene di vita quotidiana

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giovedì 07 Novembre 2013 - 23:23

L'Arcivescovo Calogero La Piana ha fatto visita ai migranti al Pala Nebiolo. "La Curia ha proposto degli alloggi, spetta al Prefetto valutare se vanno bene o meno" ha dichiarato l'Arcivescovo. Successivamente siamo rimasti a parlare con i mediatori culturali ed osservare la vita nel centro

Pala Nebiolo, un mese dopo essere stato trasformato in centro d’accoglienza. 186 migranti ospitati nella palestra messa a disposizione dall’Università e l’ipotesi della realizzazione di una tendopoli nel campo da baseball limitrofo, nel caso giungessero altre persone. Questo lo stato dell’arte, ma un “fuoriprogramma” ha animato la vita del centro. Quando ormai tutti i ragazzi stavano rientrando, verso l’ora di cena, è giunto in visita l’Arcivescovo della diocesi di Messina, Monsignor Calogero La Piana. Una visita fatta con poco preavviso, come ci confermano i volontari del centro. “Mi auguro una soluzione che possa venire incontro ai loro sogni”, ha commentato passeggiando lungo la distesa di brandine La Piana – Sono venuto per esprimere la vicinanza della Chiesa di Messina e la solidarietà personale”.

A chi gli domanda sulle polemiche che si sono levate un mese fa circa l’atteggiamento della Curia, quando si cercavano soluzioni abitative per i migranti, l’Arcivescovo risponde così: “Lunedì siamo stati convocati nel tavolo aperto in Prefettura dove le istituzioni sono state chiamate ad offrire delle possibilità. Ci vogliono però determinati requisiti. Non possono essere distribuiti, ad esempio, in gruppo di dieci o cinque per questioni di sicurezza e assistenza. Noi abbiamo proposto degli ambienti, la decisione spetta comunque alla Prefettura. Nel frattempo siamo intervenuti sul fronte del vestiario raccogliendo e consegnando centinaia di capi di biancheria nuova e pulita”. Nel complesso il giudizio di Monsignor La Piana sulle condizioni del centro è positivo:Al di là della logistica che è pensabile solo per qualcosa di temporaneo, non è un luogo di reclusione ma un luogo di prima accoglienza, sono trattati in maniera adeguata”.

Quando l’Arcivescovo va via è ormai ora di cena, molti dei ragazzi africani sono in fila, altri stanno già mangiando seduti ai tavoli nella estremità opposta all’ingresso, quella rimasta ancora libera dai letti, o sugli spalti laterali. I letti, una distesa di plaid assortiti e colorati, che ormai riempiono i tre quarti della superficie, sembrano essere tutti provvisti di materassi più o meno gonfi. Sulla rete in fondo, dietro i lettini, sono stati stesi degli abiti ad asciugare. Fortissimo l’odore di disinfettante in tutto l’ambiente. Resta il problema dei bagni, solo tre per 186 persone, con la possibilità che sia aperto un quarto.

All’ingresso un gruppo di ragazzi sub sahariani giovanissimi contratta con i volontari della Croce Rossa l’uscita in cortile. Il menu della sera offre pasta al pomodoro per primo, un pezzo di pizza e patate come secondo, entrambe le pietanze sono ancora intatte nel piatto di plastica avvolto dalla pellicola. Nel vassoio del ragazzo che ce li mostra anche una rosetta di pane e una pera, oltre ad una bottiglietta d’acqua minerale e due occhietti di bue, dono per tutti i migranti dell’Arcivescovo in visita. Chissà se avranno lo stesso successo del gelato che è stato offerto ai ragazzi africani dai volontari. Delle voci ci chiamano mentre passeggiamo insieme ad una delle mediatrici culturali: sono i ragazzi del Togo che abbiamo già incontrato nei nostri pomeriggi passati a raccogliere testimonianze fuori dal centro. Alla domanda come va, rispondono che non sono contenti. “Loro si lamentano sempre, al contrario degli altri” allarga le braccia la signora eritrea, una delle due mediatrici culturali segnalate dal Comune, la stessa che durante la Notte Bianca della Pace a Palazzo Zanca si è commossa traducendo il discorso di uno dei rifugiati eritrei accolti a Messina – ”Siamo venuti qui perché nel nostro paese non potevamo vivere. Se veniamo qui e siamo trattati come prigionieri, è morire due volte….” – racconta che ci sono state delle tensioni tra i diversi gruppi etnici che coabitano nel Pala Nebiolo.

Adesso va meglio, ma i ragazzi del Togo e della Nigeria restano i più irrequieti”. Affermano di stare sicuramente meglio, comunque, i migranti giunti da Pozzallo, dove dichiarano di aver subito pestaggi e abusi. Al Pala Nebiolo, invece, sembrerebbe si siano verificati dei piccoli furti. Storie di vita quotidiana, nel bene e nel male, di un’umanità che cerca un po’ di normalità. Come il ragazzo eritreo che saluta con la mano mentre cena seduto ai tavoli del refettorio. Ha una figlia di due anni e mezzo, l’ultima volta che abbiamo parlato con lui era felice per essere riuscito a contattare la famiglia. Al capannello di ragazzi che già conosciamo si avvicina uno nuovo. Ha i rasta e il giubbotto di pelle, viene dal Ghana e si chiama Bobo, diciotto anni. Sorride del nostro inglese e per prima cosa ci chiede come stiamo. Lui a noi. La domanda ci coglie un po’ alla sprovvista. Un altro ragazzo sembra ancora più giovane. Chiediamo quanti anni ha, risponde diciannove. “Non è vero”. Lo provochiamo. “Come no? Ho una moglie al mio paese”. La risposta sembra non consentire repliche. Alla fine affermano tutti di avere diciotto anni per ridere dei nostri ventisette. Sorride anche la mediatrice eritrea: In molti non sanno la loro data di nascita”, afferma.

Per questo è sempre difficoltoso riconoscere i minori di età, a cui la legge riserva uno speciale trattamento tutelare. Per ventitré ragazzi è stato effettuato l’accertamento ieri (mercoledì), sebbene la prova del polso, secondo molti studiosi, non sia sufficiente per stabilire l’età di una persona, dal momento che ha un margine di errore di ben due anni. È tempo di andare. Le mediatrici culturali confessano che spesso organizzano degli intrattenimenti per la sera, solitamente viene messa della musica, anche di diversi paesi. Sulla terrazza, seduto ad un tavolino da solo, un ragazzo gusta con calma la sua cena con il sottofondo appena percepibile di una radiolina e il panorama dei palazzi dell’Annunziata oltre la ringhiera. Fa tanto film d’altri tempi, in bianco e nero. (Eleonora Corace)

2 commenti

  1. Hombre de barro 8 Novembre 2013 07:47

    Messinesi indigenti, datemi retta.. stracciamo i nostri documenti e presentiamoci come Irakeni!

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  2. ill. arcivescovo faccia una cosa bellissima ospiti lei almeno una ventina di immigrati a casa sua al caldo e dei pasti regolari che con arrivo inverno e piu dura dai lo faccia e dia esempio di deguito tutte le parocchie faranno lo stesso e cosi si risolve il prolema ed un paio li manderemo a casa del SINDACO CHE TANTO STA FACENDO X LA NOSTRA CITTA dai fatelo

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