Cinque anni di violenza tra le mura di casa: finisce l’incubo per una 26enne, arrestato il compagno

Era un incubo che durava da cinque anni, una storia di violenza consumata tra le quattro mura di casa, con un'escalation di brutalità sempre maggiore. Poi, a fine giugno, la goccia che fa traboccare il vaso: una ragazza di 26 anni colpita con inaudita forza, lasciata stramazzare al suolo e poi abbandonata in mezzo alla strada, di notte, con una frattura in faccia ed il viso sfigurato. Lui, il suo "aguzzino", è il suo compagno, con cui ha anche un figlio.

Sono pesantissime le accuse per un milazzese di 40 anni, operaio già noto alle Forze dell'Ordine, finito direttamente in carcere di Gazzi per i reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni gravi, violenza privata e minacce. A far emergere questa triste storia, consumata in un'abitazione di Milazzo, sono stati i carabinieri della Compagnia locale. Attraverso i racconti della vittima, i militari sono riusciti a ricostruire cinque lunghi anni di umiliazioni, vessazioni, violenze, molto spesso consumate dinnanzi agli occhi del figlio della coppia, ancora un bambino.

Ad "armare" la mano pesante dell'uomo era sempre l'ubriachezza, la gelosia smisurata, un non amore che troppo spesso mostra il suo lato più crudele. Per cinque anni, la giovane ha subito violenze di ogni tipo, ricorrendo più volte alle cure dell'ospedale. Ma lei, parlando di quei segni e di quei lividi, di quei graffi e di quel sangue, non diceva mai che era stato il compagno: una volta era una caduta, una scivolata per le scale, una distrazione. Aveva paura di "denucniare", nonostante i calci e i pugni che, anche pubblicamente, riceveva in faccia, in testa, sul corpo. Bastava solo che qualcuno si permettesse di salutare la "sua" compagna, che il 40enne dava in escandescenza, sempre contro la donna. Adesso per lei l'incubo è finito. Le indagini dei militari guidati dal Capitano Antonio Ruotolo, coordinate dalla Procura di Barcellona, hanno finalmente posto la parola "fine" ad un'altra triste storia di amore criminale. (Veronica Crocitti)