Torregrotta. Prosegue la vicenda del depuratore

Appena un mese fa l’operazione shock della Guardia Costiera sul depuratore di Torregrotta, con esiti alquanto negativi: assenza di concessione demaniale e autorizzazione regionale; assenza di registri; assenza di trattamento depurativo, con i reflui respinti a 900 metri dalla battigia, determinando inquinamento nel mare. Questa la sintesi dopo gli accertamenti compiuti dalla Capitaneria di porto di Milazzo e dai tecnici dell’Arpa di Messina.
Una situazione che, dopo le contestazioni relative al non corretto funzionamento dell’impianto, ha determinato denunce all’autorità giudiziaria per tecnici ed amministratori del centro tirrenico. Nell’attività ispettiva è stato accertato che non c’era l’autorizzazione regionale allo scarico delle acque reflue della pubblica fognatura, il registro di analisi e quello di carico e scarico per lo smaltimento dei fanghi; le vasche di sedimentazione, poi, erano stracolme di fanghi solidificati;
mancavano poi i sistemi di grigliatura e dissabiatura per cui i reflui di Toregrotta, Valdina e Venetico non venivano depurati, ma spinti a mare attraverso la condotta sottomarina.
Il comune di Torregrotta, poi, non aveva concessione demaniale, per cui il sito di 4500 metri quadrati in cui fu costruito il depuratore e la condotta è risultato abusivo.
Dopo la tempesta, nessun cambiamento, ed è per questo che i consiglieri di minoranza del gruppo Movimento per il cambiamento Bernava, Grasso, Scaglione ed Ordile, con un pubblico documento, mettono a conoscenza la cittadinanza di questo importantissimo problema, “verso il quale- si legge nel documento- si osserva un atteggiamento di noncuranza e superficialità da parte dell’amministrazione comunale, che invece è molto attenta a deliberare l’addizionale Irpef con aliquota massima, a stabilire aliquote massime anche per l’Ato rifiuti ed a pretendere arbitrariamente la tassa di depurazione delle acque reflue, per un servizio non reso, data l’inattività dell’impianto”.
“Pensiamo che le Istituzioni- proseguono i consiglieri- interessate anziché dedicarsi solamente alla ricerca di scorciatoie per eliminare, come in precedenti occasioni, gli effetti sanzionatori conseguenti al verbale della capitaneria e lasciare tutto come prima, dovrebbero piuttosto preoccuparsi di risolvere definitivamente questo problema che si protrae da troppi anni: dichiarando la verità sullo stato delle cose e formulando proposte corrette e risolutive si potrebbe aprire un tavolo di confronto anche fuori dagli schemi precostituiti”.