Nel caos politico arriva MessinaServizi. Cosa accade se Messinambiente fallisce?

Oggi sarà il giorno della MessinaServizi. Almeno sulla carta. Considerato quanto è accaduto nelle ultime settimane a Palazzo Zanca, ormai è davvero difficile dare qualcosa per assolutamente certo. Di sicuro c’è che il consiglio comunale sarà chiamato a presentarsi in seduta straordinaria e urgente per discutere della costituzione della nuova società rifiuti. L’appuntamento è fissato alle 11.30. Ma prevedere cosa accadrà praticamente alla vigilia della mozione di sfiducia è difficile e tutto dipenderà anche da quali equilibri si delineeranno in questi ultimi giorni. La posta in gioco è altissima, in ballo c’è il futuro dei rifiuti e di oltre 500 lavoratori da discutere in un clima politico tesissimo e tra mille incertezze che non sono mai state superate. In aula approderà una delibera che avvierebbe la costituzione della nuova società, un passaggio sì importante ma che dovrà essere immediatamente supportato dall’altro provvedimento che però è ancora fermo in commissione bilancio e che prevede l’affidamento del servizio. Altrimenti MessinaServizi sarebbe solo una scatola vuota e l’ultimo decreto legislativo sulle Partecipate parla chiaro: non si possono creare società che non abbiano una precisa motivazione analitica che spieghi le ragioni e le finalità che giustificano tale scelta. Nella delibera che approda in consiglio però non vi è traccia di una qualsiasi analisi che giustifichi in maniera chiara la sostenibilità finanziaria della nuova società. Il Comune di Messina dovrebbe dare conto delle risorse economiche da destinare all’investimento e dall’altro confrontare tale evenienza con un utilizzo alternativo. Anche nel caso dovesse ricorrere ad ulteriori interventi sul capitale da parte dei soci se la Società fosse già esistente. Fin dal principio l’assessore Daniele Ialacqua ha sempre sottolineato che tutto ciò che riguarda la programmazione della nuova società è stato messo nero su bianco sia nel Piano Aro che nella delibera MessinaServizi e che non è necessario un piano industriale, ma su questo fronte i dubbi non si sono mai davvero placati.

Nella situazione prevista dalla delibera di costituzione della Messina Servizi, il capitale iniziale di 300.000 euro è soggetto ad una probabile esigenza di ulteriori investimenti nell’immediato futuro. Ma ad un Ente in pre-dissesto, che ha già ipotecato per 10 anni il futuro della città, è permesso investire, anche se sotto forma di investimento di capitale, in una società?

La Corte dei Conti, che già deve esaminare il “Piano di Riequilibrio” del Comune di Messina, potrebbe rilevare la mancata “motivazione analitica” che giustifichi la costituzione di una nuova Società di gestione rifiuti e, visto che il Comune di Messina è un ente in pre-dissesto, potrebbe sanzionare pesantemente tale mancanza “successivamente” alla costituzione della Società ed all’avvio degli investimenti. Per scongiurare tale ipotesi si potrebbe valutare di inviare i provvedimenti alla Corte dei Conti ed all’Autorità di Vigilanza della Concorrenza e del Mercato, in modo da avere un vaglio preliminare della legittimità dell’investimento e, sotto questo profilo, ridurre il rischio di investimenti che potrebbero essere etichettati come illegittimi. Queste considerazioni generano dubbi che qualche esponente del Consiglio Comunale ritiene non superabili, a meno che la delibera sia condizionata all’attesa dei pareri. Qualcuno avrebbe anche cominciato a preparare degli emendamenti che rinviano al parere dei due organi l’effettiva costituzione della società. Ma cosa comporterebbe a quel punto il dover attendere un parere che non arriverebbe prima di due o tre mesi dalla votazione in Consiglio Comunale della delibera di costituzione della nuova Società? E se si dovesse anche attendere un pronunciamento della Corte dei Conti? Messinambiente sarà già dichiarata fallita nell’attesa dei pronunciamenti?

Su tale fronte, pur essendoci al lavoro professionisti e società che stanno predisponendo il piano per il concordato da presentare al giudice fallimentare, non si registrano passi avanti e si intuisce, come anticipato dall’ex assessore Luca Eller, che per avere qualcosa di concreto la Giunta stia pensando di sottoporre al Consiglio Comunale una delibera di riconoscimento di somme (debiti fuori bilancio) a favore di Messinambiente pari a circa 25 milioni di euro, attingendo da quelle previste dal Piano di Riequilibrio non approvato dal Ministero e dalla Corte dei Conti. Ma quando dovrebbe svilupparsi questo ragionamento con il consiglio comunale, considerato che siamo alle porte della discussione sulla mozione di sfiducia? In alto mare anche la famosa transazione tra Comune di Messina, ATO3 e Messinambiente che poteva essere il vero salvagente finanziario ma che è rimasta ferma al palo.

Se il Giudice dovesse dichiarare il fallimento di Messinambiente, il Comune di Messina non può costituire una nuova Società che si occupa di raccolta rifiuti per almeno 5 anni e non può né acquisire o mantenere partecipazioni in società, qualora le stesse gestiscano i medesimi servizi di quella dichiarata fallita. Tutto ciò, vista la situazione attuale, renderebbe praticamente inutile costituire Messina Servizi.

Oggi, se i consiglieri si presenteranno in aula, il dibattito rischia di essere incandescente. E se non si arriverà all’obiettivo della costituzione della società quali potrebbero essere gli scenari per uscire dalla situazione di rischio soprattutto per i 550 dipendenti di ATO3 e Messinambiente?

Poche sono le soluzioni praticabili prima che fallisca Messinambiente.

Una soluzione potrebbe essere quella del “cavallo di ritorno” Amam, che ancora sarebbe nelle condizioni di poter ricevere il servizio “in house” da parte del Comune di Messina. Tale soluzione è però oggi meno percorribile del passato, in quanto nel frattempo proprio il Decreto Partecipate ha introdotto nuove disposizioni che onerano le società partecipate da enti pubblici al rispetto di criteri più stringenti sia dal punto di vista patrimoniale che economico. E visto che la situazione finanziaria di Amam non è delle migliori, a causa dell’enorme mole di crediti inesigibili e di una altrettanto enorme mole di debiti certi, sarebbe alquanto difficile che ad Amam possa essere passato il testimone da parte di Messinambiente ed ATO3. Sotto altro aspetto, essendo stata abolita la mobilità interaziendale tra società partecipate (di cui hanno goduto solo i dipendenti ex Feluca), si rischia di appesantire Amam con ulteriori debiti per il TFR dei dipendenti di ATO3 e Messinambiente, che sarebbe a carico di Amam con successiva rivalsa su ATO3 e Messinambiente. Tale soluzione oltre ad avere un’opposizione “interna” da parte di Amam è osteggiata anche da una parte delle organizzazioni sindacali (in particolare quelli di categoria) e da alcuni esponenti politici.

Un’altra soluzione, se così si può definire, potrebbe essere quella di utilizzare ATO3 come Società di Servizio, utilizzando il potere del Commissario Straordinario istituito dalla recente Ordinanza n. 2 del 2 febbraio 2017 del Presidente della Regione Siciliana. Questa strada qualificata tra quelle da “ultima spiaggia”, che qualche consigliere comunale vedrebbe praticabile, si colloca tra quelle che richiederebbero il minore tempo di attuazione, per consentire di mettere in salvo i lavoratori ed avere più tempo per trovare soluzioni successive. Peraltro, sia i centri di raccolta che mezzi ed attrezzature già utilizzati da Messinambiente, sono di proprietà dell’ATO3. Resta il fatto che proprio quell’ordinanza regionale mira a premere l’accelerazione sulla definitiva liquidazione di Ato in favore delle famose Srr, ma in città su questo fronte è tutto paralizzato, nonostante Crocetta abbia dettato tempi strettissimi e tutto si dovrebbe compiere proprio entro questa settimana.

In casa Messinambiente c’è anche chi ancora pensa che si potrebbe provare a salvare la società, non solo dal fallimento ma anche dalla liquidazione e rimetterla in carreggiata, ma anche questa ipotesi appare più utopistica che altro.

Di certo c’è che qualsiasi soluzione dovrà essere individuata ed attuata prima della declaratoria di fallimento di Messinambiente. La prima udienza è fissata il 22 febbraio. Oggi inizia il vero countdown.

Francesca Stornante