Il Pdci aderisce allo sciopero generale indetto dalla Cgil e presenta un documento

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mercoledì 24 Agosto 2011 - 08:42

La Federazione provinciale del partito dei comunisti italiani di Messina invoca l’applicazione dei principi costituzionali ed invita a partecipare al confronto “allargato” che si terrà martedì 30 agosto alle ore 18 presso la del sindacato Orsa

Il Partito dei Comunisti Italiani di Messina aderisce allo sciopero generale indetto dalla Cgil del 6 settembre e propone un confronto con tutte le forze politiche e sociali «che condividono la prospettiva di una immediata e integrale applicazione dei principi di democrazia sociale contenuti nella Costituzione. L’incontro si terrà martedì 30 agosto alle ore 18 nei locali del sindacato Orsa (stazione marittima»).
Intanto la Federazione provinciale Pdci Messina ha presentato un documento sulla crisi. Ecco il testo integrale:
«Venti anni fa il capitalismo vinceva una battaglia contro il così detto Socialismo reale e imponeva in larga parte del pianeta il suo trionfante modello economico e sociale.
Neoliberismo, finanziarizzazione dell’economia, predominio dei mercati, riduzione dell’intervento statale e compressione dei diritti sociali avrebbero dovuto garantire a tutti occupazione, ricchezza, servizi efficienti e splendide prospettive di esistenza.
– Oggi, la verità che ci sta davanti è ben diversa:
la precarizzazione del lavoro ha fatto crescere una generazione senza futuro e senza speranze;
la compressione dei diritti dei lavoratori, la riduzione del salario reale, le privatizzazioni di settori strategici dell’economia hanno spostato enormi ricchezze dal lavoro al capitale, allargando al forbice tra chi ha troppo e chi ha sempre meno, producendo una progressiva “proletarizzazione” dei ceti medi e aggravando la devastante crisi economica;
l’”anarchia” della produzione capitalistica e la natura parassitaria della speculazione finanziaria hanno determinato l’ennesima crisi dell’economia occidentale che si è manifestata nel 2008 e di cui, al momento, non è possibile prevedere gli esiti;
nel nostro Paese, questi processi sono stati accompagnati da continui attacchi alla Carta Costituzionale (ormai ampiamente smantellata) e dalla drastica riduzione degli spazi democratici (introduzione del maggioritario e della soglia di sbarramento, tendenza al premierato, designazione dei candidati da parte delle segreterie dei partiti, svuotamento del ruolo del Parlamento, ecc.).
– Nonostante questi “clamorosi successi”, il capitalismo non riesce ad uscire dalla crisi che esso stesso ha prodotto:
il Pil dei paesi che applicano la ricetta neoliberista oscilla tra lo zero e l’1,5%, mentre quello della Cina, che applica i piani quinquennali, tocca il 9%;
gli Usa sono declassati dalle agenzie di rating e vengono “bacchettati “dalla Cina Popolare che detiene la maggiore quota del loro debito pubblico;
gli investitori-speculatori hanno perduto al fiducia nelle sorti del capitalismo e vendono azioni industriali e bancarie per acquistare oro;
dopo aver violato la Costituzione imponendo, con un vergognoso ricatto, il suo “modello industriale”, il dott. Marchionne è stato clamorosamente bocciato dai mercati e la Fiat ha dimezzato il valore delle sue azioni in borsa.
– In Italia, la manovra proposta dal Governo costituisce una vera e propria “ricetta per il declino” e, se dovesse essere applicata, avrebbe conseguenze catastrofiche.
– Per combattere la crisi bisogna abbandonare il neoliberismo e stroncare la speculazione finanziaria che l’hanno provocata.
– Basta con la riduzione dei diritti, l’attacco ai salari e alle pensioni, le privatizzazioni e lo smantellamento dello Stato sociale.
– Applichiamo la Costituzione:
attuiamo la progressività delle imposte e introduciamo la patrimoniale. Chi in questi anni ha guadagnato di più sia obbligato a pagare.
attribuiamo allo Stato (cioè ai cittadini) il compito di orientare l’economia;
facciamo servire la proprietà privata agli interessi della collettività.
– Dalla crisi non si esce tagliando le pensioni e i salari e svendendo il patrimonio pubblico.
– Bisogna attuare misure che stimolino la crescita e incrementino la produttività:
investire nella formazione di base e universitaria, nella ricerca e nello sviluppo tecnologico, nelle infrastrutture utili e non in opere superflue e faraoniche, come il Ponte sullo Stretto e la Tav, su cui punta il Governo;
riordinare le agevolazioni pubbliche alle imprese, che costano decine di miliardi e, attualmente, sono fonte di sprechi, incentivando la concentrazione industriale e gli investimenti in ricerca e innovazione da parte delle imprese private;
colpire drasticamente l’evasione fiscale che, tra l’altro, è uno dei motivi fondamentali del “nanismo” del capitalismo italiano.
– Siamo consapevoli che questo programma sarà osteggiato dai poteri forti e dagli interessati sostenitori del neoliberismo e della cancellazione dei diritti dei lavoratori.
– Per attuarlo, sono necessari un Governo sostenuto da un forte consenso popolare e un Parlamento che rappresenti la reale condizione politica del Paese:
bisogna modificare la legge elettorale, eliminando i vincoli maggioritari e le soglie di sbarramento, e ripristinare la sovranità del popolo.
– La ricostruzione della democrazia e il rilancio produttivo del Paese sono impossibili senza il contributo di un forte Partito comunista e di un Sindacato di classe».

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