Il grido della piazza: “Chiudono il Piemonte”. D’Alia:”Partita ancora aperta” LE FOTO

“Questo storico luogo consacrato al sollievo degli umani dolori che i Piemontesi generosamente nell’ora della sventura eressero (1910-1913) OGGI il governo siciliano di Crocetta, l’assessore regionale Borsellino, il direttore generale Michele Vullo INCORAGGIATI dalla complicità della deputazione regionale messinese e dall’inconsistenza dell’amministrazione col sindaco Accorinti in testa la CHIUSURA di questo sacro luogo decretarono. Il popolo messinese a ricordo pose. Messina 22 maggio 2015”.

Il manifesto è stato apposto sopra la targa ricordo della donazione dell’ospedale da parte della Regione Piemonte immediatamente dopo il terremoto del 1908.

Un manifesto con il quale il Comitato salvare l’ospedale Piemonte ha voluto simbolicamente “celebrare le esequie” del presidio e che è stato il momento iniziale della nuova protesta organizzata insieme alla UilFpl e Uil Medici e che ha avuto l’adesione dell’Orsa, delle associazioni Città Futura, Comitato La Nostra città e Stai con noi e dei movimenti #ilferribottenonsitocca e Cambiamo Messina dal basso. Chi ha risposto di meno all’appello del Comitato, rispetto alla manifestazione del 29 settembre, sono stati i messinesi, che comunque, si sono fatti sentire, sfilando in corteo e attuando un blocco stradale simbolico.

Ci aspettavamo ancora più gente, ma chi è accorso a quest’ennesimo grido di dolore, affinché l’Ospedale Piemonte non chiuda, si è reso partecipe con l’iniziativa spontanea del blocco di Viale Europaha commentato il presidente del Comitato Marcello Minasi ricordando le ragioni della protesta-La fusione Icrccs-Piemonte voluta dal ddl all’attenzione dell’Ars comporterà la soppressione del Pronto Soccorso, consequenziale alla sparizione di Chirurgia, oltre ad Ostetricia e Ginecologia, Utin e Pediatria”.

Ad intervenire alla manifestazione, ribadendo il no ad ogni forma di smantellamento più o meno evidente e più o meno immediata, sono stati Giuseppe Calapai, Uil, Renato Coletta, consigliere di circoscrizione, Pd, Mariano Massaro e Michele Barresi Orsa e #ilferribottenonsitocca, ed inoltre medici, come la dottoressa Melina, infermieri, utenti. A mancare è stato lo stesso sostegno dei cittadini che invece si era registrato a settembre quando l’unica sorte del nosocomio sembrava essere quella della chiusura e l’intesa con i Neurolesi non era ancora stata raggiunta. Grande assente, ed infatti anche stavolta non sono mancati i cori di protesta, il sindaco Accorinti che sulla vicenda Piemonte è sembrato più uno spettatore che la massima autorità sanitaria cittadina. Hanno risposto all’appello la Presidente del Consiglio comunale, Emilia Barrile, i consiglieri comunali Rita La Paglia (Dr in qualità di presdiente della commissione consiliare salute e Libero Gioveni (Udc), nonché il sindaco di Villafranca Tirrena, Matteo De Marco.

“Con rammarico – ha precisato Minasi – devo registrare l’assenza della politica e l’assenza del Sindaco, Renato Accorinti”.

A rincarare la dose ci ha pensato Silvano Arbuse: “Il tentativo di falsificare la verità non è riuscito: oggi abbiamo avuto l’adesione del messinese attento che segue i fatti della politica. Circolano da alcuni giorni schemini sul numero dei posti letto, ma la certezza è che non vi sarà più un Pronto Soccorso e neppure ci sarà più l’Ospedale Piemonte: vogliono togliergli persino il nome!”.

Martedì 26 maggio alle 10 al Comune si terrà il confronto pubblico sul Piemonte proposto da Massimo Finocchiaro “da cittadino prima ancora che da coordinatore del Megafono” per cercare di capire al di là delle contrapposizioni tra le parti, quale sia davvero lo scenario futuro e quale sarebbe stata la sorte del nosocomio qualora l’intesa non fosse mai stata ipotizzata.

“Spero che questo confronto sia chiarificatore e vengano alla luce le intenzioni della politica messinese e del Governo regionale- prosegue Arbuse- Siamo, inoltre, convinti che l’iter legislativo, ancora lungo, sia passibile di aggiustamenti per assicurare l’Emergenza-Urgenza insieme al Polo riabilitativo”.

Il Comitato ribadisce poi il cuore di quella battaglia, risalente alla scorsa estate quando si verificò il “balletto del punto nascita” e cioè il mantenimento al Piemonte dei reparti di ginecologia e ostetricia alla luce dei mille parti l’anno, ricordando che la soglia fissata dalla legge per giustificarne la soppressione è di 500 parti annui.

Sulla vicenda interviene il presidente nazionale dell’Udc Gianpiero D’Alia dichiarandosi favorevole al polo della riabilitazione purché vengano rispettati due punti: il mantenimento del Pronto soccorso e la ripresa del dibattito sul destino dell’ex ospedale Regina Margherita, argomento finito nei magazzini del nulla.

“E’ opportuno che il sindaco Renato Accorinti, che ha competenze amministrative specifiche in materia di programmazione sanitaria cittadina oltre che ruolo politico- scrive D’Alia- riconvochi il tavolo di confronto tra le varie istituzioni coinvolte per dare assicurazioni che il sistema sanitario cittadino non venga smantellato, al massimo riconvertito per garantire migliori servizi ai messinesi. Nel dibattito bisogna inserire l’ipotesi di riapertura dell’ex ospedale Regina Margherita, chiuso da tempo e abbandonato al degrado e alle occupazioni abusive. Se il sindaco non è in condizione di fare tutto questo passi la mano che è meglio”.

L’ex ministro si è soffermato sui rischi che potrebbero scaturire nel caso in cui il Pronto soccorso del Piemonte venisse depotenziato, trasferendo quindi l’utenza al Policlinico: “I dati sul nosocomio evidenziano che solo nel 2014 (dati Uil, ndt) sono stati eseguiti al Piemonte circa 32.000 accessi al pronto soccorso generale; circa 5000 accessi a quello pediatrico e circa 4000 al pronto soccorso ostetrico-ginecologico. Il Piemonte rientra, inoltre, in tutti i piani di protezione civile e per questa ragione ha ottenuto consistenti finanziamenti per il potenziamento strutturale. Francamente non si comprende come si possa eludere la questione del cambio di destinazione integrale di una struttura finanziata con soldi della Protezione civile per scopi ben precisi che di fatto vengono annullati”.

Rosaria Brancato