Fusione Piemonte-Neurolesi, oggi è il giorno della protesta: “Non chiudetelo”

“Del Piemonte non resterà neanche il nome, risulterà solo Neurolesi. Chiamiamo le cose con il loro nome, se la politica ha deciso di realizzare un polo di riabilitazione lo dica, ne ha tutto il diritto e il dovere, ma deve anche dire le cose come stanno e cioè che l’ospedale Piemonte chiude e il Pronto soccorso diventa un Pte”. Sintetizza così Silvano Arbuse le motivazioni che hanno spinto il Comitato Salvare l’ospedale Piemonte a scendere nuovamente in piazza dopo l’ok della Commissione Ars al disegno di legge sull’accorpamento tra le due aziende sanitarie.

Oggi è il giorno della protesta: appuntamento alle 16 davanti allo storico nosocomio del Viale Europa, per rispondere all’appello che il Comitato, insieme alla UilFpl, alle associazioni Città futura e Stai con noi, all’Orsa ed al movimento #ilferribottenonsitocca hanno fatto alla città ed a quanti vogliano unirsi alla battaglia.

“Leggendo la norma esitata dalla Commissione- prosegue Arbuse- è difficile immaginare la presenza di un Pronto soccorso senza chirurgia generale. Semmai possiamo definirlo un Pte, una guardia medica che resterà aperta fino alle 20. La politica può decidere purché usi le parole corrette e non ci prenda in giro. Il governo Crocetta ha deciso di chiudere il Piemonte e di realizzare il più grande polo di riabilitazione del meridione. Bene, purché lo dica e non ci faccia invece credere che non cambia niente. Per non parlare della chiusura di un punto nascita che conta mille parti l’anno…..”.

Arbuse ha poi annunciato che il confronto pubblico sui dati e sulle sorti del Piemonte, con i deputati Picciolo e Formica, promotori del progetto e del ddl si farà la prossima settimana per chiarire una volta per tutte quelli che sono i temi sul tappeto e che in un clima da “guerriglia” ormai hanno finito con il determinare solo caos. L’unico elemento che mette tutti d’accordo è la totale assenza del sindaco, massima autorità sanitaria cittadina su una vicenda che invece interesserà le sorti del territorio e dei messinesi per le prossime generazioni.

“Si vuol far passare un messaggio sbagliato e cioè che il Piemonte è salvo con questa fusione- rincara la dose il presidente del Comitato Marcello Minasi- invece è vero l’esatto contrario. Si smantella il Pronto soccorso, pediatria, ginecologia, chirurgia e si realizza una terza stroke unit quando ce ne sono già 2. Senza chirurgia non può esistere un pronto soccorso. Noi scendiamo in piazza perché vogliamo informare i messinesi sulla verità. Mi chiedo, che fine hanno fatto i 12 milioni di euro destinati alla ristrutturazione dei padiglioni? E Accorinti perché continua a non intervenire? Mi chiedo se lo scippo abbia a che fare con la creazione di una nuova clinica a Catania o con l’esistenza di un altro centro di eccellenza a Palermo”.

L’appello di Minasi è alla partecipazione di tutti alla manifestazione, per dare un segnale forte. Il Comitato chiede il rispetto del protocollo siglato il 6 novembre tra tutti i protagonisti, compresi i vertici del Neurolesi, e che prevedeva il mantenimento di 78 posti letto per acuti ai quali aggiungere quelli per i Neurolesi. Il ddl invece considera la totalità dei 78 posti da suddividere tra acuti e indistinti.

Per la UilFpl Giuseppe Calapai e Mario Macrì si sono soffermati sui numeri relativi sia ai reparti ed ai posti letto che al personale. “Bisogna dire la verità e cioè che il Piemonte non c’è più. Il decreto Balduzzi sposta al 2017 gli accorpamenti eppure solo per Messina c’è tutta questa fretta”. Macrì ha ricordato come 2 stroke unit sono già eccessive per Messina ed invece la norma ne prevede persino una terza e inoltre come la stessa legge preveda appena un medico per 4 posti letto.

“E’ impensabile fare a meno del Piemonte- ha aggiunto Renato Coletta, consigliere della IV circoscrizione e rappresentante di Città Futura- Messina si estende per 62 km, in un territorio ad alto rischio sismico, l’ospedale è collegato con il raccordo autostradale. A Catania ci sono 7 ospedali e 5 Pronto soccorso a Messina 3 ospedali che stanno per diventare 2. Oggi con noi ci saranno il sindaco di Villafranca e il vicesindaco di Rometta eppure da Accorinti neanche una parola”.

Alla manifestazione aderisce anche Stai con noi in rappresentanza come chiarito da Cristina Rossitto Puglisi “delle persone, degli utenti, di quelle donne che non potranno più partorire al Piemonte, con rischi gravissimi per la stessa salute in caso di parti prematuri o bisogno urgente di un pronto soccorso. Come si può sostituire un punto nascita che registra mille parti all’anno?”.

Il nodo centrale resta la confusione sui fatti reali, come sottolineato dal professor Diego Celi: “La politica deve chiarire la mission che intende dare all’ospedale. Se vuole fare il polo della riabilitazione deve dirlo, invece finora si è ricorso ad una manipolazione dei fatti. La stroke unit hanno tentato di proporla fin dal luglio scorso. Sostengono che il Piemonte deve chiudere perché non ha neurochirurgia, ebbene, solo il 2% degli ospedali dal Veneto alla Sicilia hanno neurochirurgia ma non per questo chiudono. Ci dicano la verità, quale mission realmente vogliono dare al Piemonte e basta con le menzogne”.

Rosaria Brancato