Morbo di Attack, sindrome del tacchino.I 6 motivi per i quali l’Aula non sfiducerà Accorinti

La mossa di Piero Adamo ha spiazzato i colleghi, li ha costretti a uscire allo scoperto ed a lasciare il palcoscenico dell’opposizione a doppio binario. Ma il Consiglio comunale in questo momento non presenterà la mozione di sfiducia e non perché sia sul serio convinto che Accorinti debba finire il mandato o perché ritenga che stia operando bene. Ecco i 6 motivi per i quali la mozione non è argomento di attualità e non lo sarà ancora per alcuni mesi.

IL MORBO DI ATTACK

La prima motivazione che impedirà ancora per mesi ai consiglieri la presentazione della mozione di sfiducia è un grave motivo di salute: il morbo di Attack. Il terribile e diffuso virus è contagioso e colpisce chiunque a vario titolo occupi una poltrona, un divanetto, un puff. Non esiste alcuna cura e spesso chi, per i disegni del destino ne resta privo, cade in uno stato depressivo dal quale difficilmente esce. Si soffre talmente tanto che a volte parole come “dimissioni”, “sfiducia”, commissariamento” possono causare vere e proprie crisi. A differenza delle comuni malattie per le quali i pazienti sono costretti a sborsare soldi per curarsi o a recarsi dal medico, nel caso del morbo di Attack nessuno vuol guarire e per di più si viene pagati per ogni giorno di malattia. Invece di pagare il ticket s’incassa il gettone di presenza. Ne consegue che l’attaccamento alla poltrona impedirà a questo Consiglio di sfiduciare Accorinti. Se va via lui tutti perderanno poltrona e gettone. Giunta e consiglio. Oltre al ruolo, all’immagine, al posto conquistato con l’elezione. La successiva potrebbe essere un terno al lotto e questo molti dei 40 lo sanno.

LA SINDROME DEL TACCHINO DI NATALE

La malattia è direttamente collegata alla prima ed anche in questo caso non si conoscono terapie. E’ statisticamente provato che nessun tacchino del pianeta chiederebbe di anticipare il Natale. Allo stesso modo nessun eletto (né consigliere, né sindaco, né deputato) voterà mai un atto che comporterebbe automaticamente la sua decadenza. Quanto accaduto a Barcellona, con l’approvazione della mozione di sfiducia alla Collica è stato un “errore di calcolo”. Come raccontano molti genitori il mondo è pieno di “figli di un incidente”. A Barcellona è andata così e Roberto Materia è uno dei “figli di una svista”. I caso di Barcellona, farà sì che se anche la mozione dovesse arrivare in Aula, i conti saranno fatti bene per evitare che….scappi la mano e i tacchini vadano a casa prima del 2018. D’altro canto però Barcellona è anche la prova che dopo la sfiducia la Collica non è stata rieletta.

L’ALIBI DEL PIANO DI RIEQUILIBRIO

Molti dei consiglieri sostengono che solo dopo la decisione del Ministero sul Piano di riequilibrio si potrà valutare o meno la sfiducia. E’ un alibi che consente di recuperare tempo. I consiglieri sanno bene che difficilmente il governo taglierà i viveri ad un Comune come Messina o si assumerà la responsabilità di dire no a prescindere dalla fattibilità del Piano presentato. Il ruolo del “cattivo” spetterà alla Corte dei conti. C’è poi un secondo fattore: quel Piano è stato approvato da un gruppo di consiglieri che farà pesare ogni singolo sì sul piatto della bilancia.

IL TEOREMA DI CROCETTA E DEI 5STELLE

I 5Stelle alla Regione hanno presentato ben 2 mozioni di sfiducia che, sempre per le ragioni di cui sopra non sono state approvate per pochi voti. Come si vede all’Ars i tacchini sono stati attenti. Adesso i grillini hanno cambiato strategia: sanno che ogni giorno in più del governo Crocetta equivale a consensi in più alle prossime elezioni per il M5S. Ragion per cui non si affannano più di tanto, stanno facendo tutto da soli Crocetta e gli alleati. Tra uno o due anni i consensi per il M5S saranno il triplo rispetto ad oggi. Stesso discorso vale a Messina. Il malcontento tra i cittadini aumenta ogni giorno di più. Ogni cassonetto sporco in più, ogni zanzara, ogni pianta non potata, strada non sistemata è un consenso in più per quellichecisarannodopo.

ASPETTANDO GODOT

Mentre l’Udc ha già pronto il candidato, il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, molti, soprattutto in casa Pd sostengono: “non siamo pronti ad un ritorno alle urne perché non abbiamo un candidato”. La tesi è questa: vi riteniamo incapaci di amministrare ma noi siamo ancora più incapaci di voi perché non siamo riusciti a trovare nessuno che abbia un progetto, un programma per governare questa città”. Insomma un’autodenuncia del fallimento come partiti, l’autocertificazione del flop di una classe dirigente. In particolare il Pd identifica il crollo di un impero personale con il destino di un intero elettorato e del territorio. Alla mancanza di un progetto di sviluppo quindi corrisponde dall’altra parte lo stesso scenario.

IL POTERE DI POLTERGEIST

Nella difficile ipotesi che vengano raccolte 16 firme e nell’ancor più remota ipotesi che la mozione approdi in Aula occorre la maggioranza dei 2/3 ovvero 27 consiglieri. Se in 2 anni di sedute non ci sono MAI stati 40 consiglieri e il picco massimo è di 21, è matematicamente impossibile anche trovare fisicamente gli allergici all’Aula. Se anche si costringessero i più refrattari ad essere presenti, sarebbe un’impresa titanica riuscire a farli restare per le necessarie ore di dibattito. Poltergeist, lo spirito che infesta l’Aula causa fenomeni paranormali: tesserini di presenza che si muovono da soli, casi di smaterializzazione di consiglieri che lasciano sbigottiti persino i colleghi. E’ stato accertato da esperti dopo un sopralluogo che non ci sono botole nascoste sotto i banchi. Solo un esorcista potrebbe liberare l’Aula da Poltergeist. E’ questo demoniaco fenomeno l’unico vero grande ostacolo alla mozione di sfiducia. 27 consiglieri in quest’Aula non si sono mai visti e non si vedranno mai.

Ci sono tre ipotesi che renderanno possibile la sfiducia nei prossimi mesi: 1) il Ministero boccia il Piano di riequilibrio 2) Il Ministero approva il Piano ma la Corte dei Conti interviene successivamente per bocciarlo 3) la possibilità che Accorinti diventi sindaco della città metropolitana. La riforma prevede che la carica di sindaco metropolitano decada contestualmente a quella del comune. In questo caso, per evitare che Accorinti ricopra entrambe le cariche che comportano la capacità di intercettare risorse europee e coordinare i 108 comuni, la macchina della sfiducia si metterebbe subito in moto 4) si vada a elezioni anticipate alla Regione (la scadenza naturale è il 2017) o Politiche (scadenza naturale 2018).

Solo queste ipotesi metteranno in moto la macchina dei partiti e fino a dicembre è difficile che si muova qualcosa. Un’ultima considerazione riguarda il fatto che giunta e consiglio sono accomunati dallo stesso destino. Se va via l’uno va anche l’altro. Ecco perché quando Accorinti dice: “sfiduciatemi” e il consiglio replica: “ti sfiduciamo” è solo un gioco delle parti.

Rosaria Brancato