Cronaca

Morì contagiata di Aids, a processo i medici che non diagnosticarono la malattia

Arriva ai giudici di Messina un altro tassello della dolorosa vicenda dell’avvocata morta a 45 anni di Aids, contagiata dall’ex compagno che le nascose di essere sieropositiva e dopo un lungo calvario di cure, senza che i medici riconobbero la malattia, se non troppo tardi.

Affronteranno il processo a partire dal 22 marzo 2021 i due medici imputati dell’omicidio colposo della donna, l’ematologa Arianna D’Angelo ed il reumatologo Aldo Biagio Molica Colella che la ebbero in cura, mentre in un altro processo è imputato per omicidio aggravato l’ex compagno Luigi De Domenico.

Sarà quindi davanti al giudice monocratico che i due sanitari chiariranno la loro posizione, difesi dagli avvocati Nicoletta Milicia e Andrea Pruiti Ciarello. I medici sono sereni e sono convinti che nel dibattimento spiegheranno qual è stato il loro ruolo e le effettive responsabilità.

Oggi il Gup Monia De Francesco, accogliendo la richiesta del PM Federica Rende, li ha rinviati a giudizio entrambi. Nel procedimento sono stati citati come responsabili civili le aziende Papardo e Policlinico, anche se quest’ultima non si è costituita all’udienza di oggi.

Parte civile sono invece la sorella dell’avvocata, protagonista della battaglia legale per fare luce sulla morte della professionista, e i suoi genitori, assistiti dagli avvocati Bonaventura Candido ed Elena Montalbano.

Nel corso degli accertamenti è stata acquisita, in incidente probatorio, un dossier stilato da due consulenti medici del giudice per le indagini preliminari. I consulenti hanno esaminato la complessa documentazione medica della quarantacinquenne, per verificare come avevano operato i due medici che l’avevano avuta in cura.

Secondo il dossier, che è alla base dell’Accusa, i medici non potevano non riconoscere i sintomi dell’Aids e avrebbero dovuto chiedere esami specifici. Cosa che invece non è avvenuta, se non troppo tardi.