D’Alia: “Presentiamo la sfiducia entro giugno”. E al Pd: “Non ho mai mangiato nel piatto di Genovese”

Il centro inizia a muoversi.

Ad affollare la sala dell’Hotel Europa per l’Assemblea provinciale dell’Udc è infatti l’area moderata, quella proveniente dal centro-destra e quella proveniente dal centro-sinistra e che non si sente pienamente rappresentata in nessuna delle due barricate. Ci sono i rappresentanti degli ordini professionali, sindaci e consiglieri comunali della provincia, ex e attuali amministratori, esponenti dell’università, dell’associazionismo, del volontariato.

Il tema ufficiale è la Città Metropolitana, quello ufficioso è: le sfide della politica a Messina. Insomma, il dopo Accorinti. Ed è dalla riforma eternamente incompiuta della Città Metropolitana che parte l’affondo dell’Udc perché i centristi vedono nella battaglia per la concretizzazione e la guida della Città Metropolitana il “grimaldello” per arrivare a Palazzo Zanca, la madre di tutte le battaglie politiche.

A dare i tempi è il presidente nazionale del partito, Gianpiero D’Alia che conclude una lunga sfilza d’interventi : “Messina non può passare da una tragedia all’altra. Quest’amministrazione deve andare a casa. Entro l’estate la presentiamo ufficialmente al segretario generale. Il sindaco di una città deve guidare la sua comunità, cioè si deve assumere la responsabilità di governare. Purtroppo Accorinti sulle cose ci arriva tardi e male, è sindaco a sua insaputa. Vedi le vicende Autorità portuale, Città Metropolitana, Piemonte. Usa un metodo che risale al sistema doroteo e che in siciliano traduciamo in: “s’annacau”. Sulla Città Metropolitana ha abdicato al suo ruolo, è andato all’Ars per dire che a lui non interessa fare il sindaco Metropolitano. Stesso comportamento per Piemonte, Palagiustizia, Prg. Mai una presa di posizione chiara, di guida di una comunità, di assunzione di ruolo”. L’ex ministro affonda sul Palagiustizia “voglio vedere se davvero fa dismettere un’area militare ancora attiva….” mentre definisce la variante al Prg un “piano regolatore camuffato”. Ma l’attacco non si ferma all’amministrazione, perché va anche al Pd, al Pdr, al centro sinistra ed a quel fronte delle mozioni solo annunciate.

Il Pd è diventato Forza Italia- prosegue il presidente nazionale dell’Udc- Ora leggo sui giornali che sono diventato io l’amico di Genovese. Noi non abbiamo bisogno di diventare sciacalli. Noi non abbiamo mai mangiato in quel piatto, a differenza di altri che oggi si stracciano le vesti. Noi non abbiamo il problema di affrancarci a differenza di altri. Non abbiamo bisogno di far finta di presentare una mozione di sfiducia per affrancarci”.

Quindi i tempi, entro giugno l’Udc presenterà la mozione di sfiducia al segretario generale Le Donne. Sarà articolata in motivazioni e proposte ed il passaggio immediato e successivo sarà in Aula.

“ La partita sul bene della città non si gioca sul piano delle convenienze e sugli accordicchi. Diremo cosa non va e cosa vogliamo fare. A scanso di equivoci io non sono candidato sindaco. Quanto a Giovanni Ardizzone non so, ma se lo volesse fare sarebbe uno dei migliori sindaci di questa città”.

Da oggi comunque è ufficiale, l’Udc si candida, insieme al Nuovo centro destra, a guidare la futura amministrazione comunale, perché Palazzo Zanca non sarà scollegato dalla guida di un altro ben più rilevante Palazzo, quello della Città Metropolitana, al momento bloccato da una riforma congelata dalle norme contra personam della Regione. E proprio il presidente dell’Ars Ardizzone non fa mistero, anzi, sottolinea con orgoglio che è pronto a candidarsi per quella guida di quella realtà che al momento è ancora bloccata da veti incrociati anti Orlando e Bianco.

Al tavolo dei relatori, al fianco della dirigenza locale e regionale del partito (Matteo Francilia, Mario Rizzo, Fortunato Romano, Chiara Giorgianni), c’erano gli assessori regionali centristi Giovanni Pistorio e Gianluca Miccichè ed il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone.

L’area moderata quindi si sta muovendo in vista del dopo Accortini e non solo, guardando anche la Regione e Roma. la sfida all’antipolitica dobbiamo saperla affrontare fino in fondo- ha detto portando il saluto Enzo Garofalo- Adesso, dopo 20 anni si rivede un quadro politico, ma dobbiamo saperlo rivedere in chiave moderna. C’è chi ha comodità affinchè tutto resti come è adesso. Noi siamo con chi vuole cambiare. Per farlo abbiamo avviato questo percorso con l’Udc in Area Popolare, si chiama così perché noi siamo parte a livello europeo del Partito Popolare”.

A portare i saluti anche Tonino Genovese segretario generale Cisl Messina “Attenti, stiamo morendo di tatticismo, e non mi riferisco solo allo stucchevole dibattito sulla mozione di sfiducia”e Lillo Oceano, segretario generale Cgil Messina: “Dobbiamo ricostruire l’autorevolezza della classe dirigente, né possiamo pensare che basti fare un giardinetto per fare turismo. Il turismo e la cultura devono diventare industria”. Poi gli ordini professionali, con Pino Falzea, Giovanni Lazzari, presidente ordine degli architetti: “è un momento di grandi scelte, se sbagliamo pagheremo per sempre, vedi Prg e Piau, Santi Trovato presidente ordine degli ingegneri. Quindi il professore Michele Limosani, “Ci sono tutte le possibilità per vincere la sfida della Città Metropolitana, ma a 2 condizioni : 1) non dobbiamo essere lasciati soli dal governo sul fronte delle risorse e delle infrastrutture 2) basta con l’improvvisazione che ci ha visti, ad esempio, sul Masterplan non essere in grado di dare risposte immediate e adeguate. Infine, senza provincia e senza mare Messina non ha futuro”. L’economista ha sottolineato come Autorità Portuale del Tirreno e dello Stretto e Area Metropolitana dello Stretto siano punti lungo una stessa retta da unire e non da considerare separati. A portare sulla scena del dibattito Udc il ponte sullo Stretto è stato l’ex city manager Gianfranco Scoglio: “Noi non siamo l’ombelico del mondo. La scelta Europa oggi è quella di escludere il sud Europa, il sud Italia. Prima quindi di parlare di unità con la Calabria guarderei prima alla Sicilia e farci una domanda: quale opera può creare unità e rimettere in moto l’economia? Il Ponte. Parlare di economia in una città senza lavoro, con i concorsi bloccati, le professioni ferme, questo è parlare di ponte”.

Ponte sposato anche dall’assessore alle infrastrutture Giovanni Pistorio (senza far venire un infarto a D’Alia, notoriamente contrario all’opera e che invece a quanto pare sta per cambiare idea): Messina è nevralgica nel progetto Sicilia. Avete un’ansia nel capire il destino della città, la vera mission. L’Italia non riparte se non riparte il Sud, ma noi non abbiamo una rete d’imprese che consenta d’innescare questo meccanismo e troppo viene chiesto all’amministrazione pubblica. L’unico modo è creare infrastrutture come il Ponte”.

A livello regionale è stato l’assessore alla famiglia Gianluca Miccichè a far capire che il futuro di Area Popolare è nel centro destra e che si candida a guidare i processi politici: “La situazione regionale attuale del partito è come quando si è in volo e si affronta una tempesta. Dobbiamo ritrovare la rotta costruendo insieme alla nostra base per decidere insieme cosa fare. In questo cammino ci sono i cugini del Nuovo Centro Destra e questo c’incoraggia. Inizia un percorso che vi porterà a vincere e governare a Messina”.

Rosaria Brancato