266 profughi a Messina, 65 bambini e sei donne incinte. Contestazioni razziste durante lo sbarco

Due testoline incorniciate nell’oblò di un mercantile giallo. Potrebbe essere l’inizio di una storia, una favola o un’avventura, invece, per quei due bambini siriani giunti a Messina sul mercantile “Robur” di Bari, è l’incipit di una nuova vita. Uno di loro sporge le braccia dai vetri, verso le persone in attesa sulla banchina. Nel silenzio della sera, mentre la grande nave termina le ultime operazioni d’attracco e di messa in sicurezza della scaletta, echeggia un richiamo: “mamma!”. Sul mercantile ci sono, infatti, sessantacinque bambini. La prima a sbarcare è na bambina, in braccio ad un volontario della Protezione Civile, seguita dalla giovane coppia dei genitori, un nastro giallo tra i capelli castani. Di seguito tutti gli altri. Una donna interamente velata di nero, alta e sottile, che stringe rannicchiato sulla spalla un fagottino rosso: il figlioletto coperto da un cappottino a colori vivaci. E poi tanti altri bambini e bambine, alcuni in braccio, i più grandi tenendo la mano delle madri o dei volontari della Croce Rossa e Protezione Civile. Un susseguirsi di immagini di capi velati e passi incerti ed esausti.

Sono stati raccolti in mare da una nave militare e poi trasferiti sul mercantile, dirottato a Messina per sbarcare il suo carico di esseri umani: 266 in tutto. Per la maggior parte Siriani ed Eritrei. Oltre sessanta bambini, come abbiamo detto, la maggior parte dei quali molto piccoli; sei donne incinta e sessantanove donne in tutto, oltre un numero non ancora definito di minori non accompagnati. Queste le cifre dell’ennesimo sbarco – il secondo che avviene direttamente in città dopo quello del 9 Aprile – ancora più drammatiche per una così alta presenza di minori. Scappano da una brutale dittatura gli Eritrei, fuggono da una feroce guerra civile che insanguina il paese ormai da anni, i Siriani.

Il mercantile ha attraccato al molo di fronte la Dogana verso le 22,40 di sera, ma la prima bambina è scesa circa un ora dopo. Le operazioni di sbarco sono continuate, poi, per molte ore. Ad attendere il mercantile e a provvedere alle operazioni di sbraco e assistenza, membri della Capitaneria di Porto, volontari della Croce Rossa e Protezione Civile. Sul molo anche il Sindaco Renato Accorinti, l’assessore alla protezione civile Filippo Cucinotta, l’esperta e mediatrice del Comune, Clelia Marano e l’assessore Antonino Mantineo.

Le donne incinta sono state immediatamente ospedalizzate. Su richiesta dell’esperta Clelia Marano, non verranno separate nell’eventualità di altri figli. Dieci posti sono stati riservati, sempre negli ospedali cittadini, ai minori non accompagnati. Quattro bambini verranno accolti nelle strutture dell’associazione Ai.Bi. Una donna insieme al figlio, invece, troverà ospitalità presso la Comunità di Santa Maria della Strada, gestita da Padre Francesco – detto Padre Pati. Nove minori saranno trasferiti a Collereale. Una madre con bambino a Giampilieri. Dieci madri con altrettanti figli verranno ospitate in una struttura Ipab di Santa Lucia del Mela. Ben quaranta troveranno accoglienza in una struttura religiosa a Mongiuffi Melia, ma potranno partire solo la mattina del 2 Maggio. Il funzionario del Comune e sindacalista Peppe Previti, è giunto sul molo per offrire accoglienza ad una famiglia. Tutti gli altri, verranno trasferiti al PalaNebiolo. Nel campo profughi, prima dell’arrivo dei 266 migranti sbarcati dal mercantile, si trovavano 208 persone nelle tende e nessuno nel palazzetto sportivo, essendo stati trasferiti nello stesso pomeriggio 108 rifugiati in Puglia. Oltre al palazzetto sportivo, per i nuovi arrivati sono disponibili anche una quarantina di posti in tenda. Ricordiamo che il palazzetto sportivo del PalaNebiolo è stato chiuso lo scorso Novembre dopo una netta bocciatura da parte dell’Asp per le condizioni igienico-sanitarie a dir poco indecorose. Relazioni negative da parte dell’azienda sanitaria, del resto, sono state redatte – invano – anche circa la tendopoli allestita nel campo di baseball limitrofo.

Sulla strada, diversi attivisti assistono alla scena con accanto le borse piene di vestiti e di roba per bambini raccolta nel pomeriggio, da destinare ai profughi. Al suo arrivo, la nave è stata salutata con un applauso di buon augurio dalla folla di attivisti e semplici cittadini radunata oltre la cancellata del molo. Si è verificato, però, anche un brutto episodio che getta ombre inquietanti sul futuro: da una macchina che passa si alza il grido: “rimandateli a casa” e un gruppo di persone ha applaudito compiaciuto del razzismo di una simile dichiarazione. Poco più in là, sul molo, un volontario della Croce Rossa scende la scaletta con in braccio un neonato avvolto in una coperta bianca. “Uomini e no”, direbbe Elio Vittorini…

Eleonora Corace

N.b. Le foto sono state oscurate nei volti dei bambini in particolare e dei profughi in generale, in rispetto alle misure preventive di privacy e sicurezza siglate dalla "Carta di Roma".

LA GALLERY DI GAETANO SACCA'