L’assessore Bartolotta: “Se Lupo vuole azzoppare il Pd messinese lo dica pure”

Lo strappo tra il Pd e Crocetta dovrebbe, nelle intenzioni del partito, consumarsi sulla testa, e sulle poltrone, dei quattro assessori democratici in giunta. Ma loro, le vittime sacrificali sull’altare del rimpasto, non ci stanno. Non al momento almeno.

Ieri la Direzione regionale del Pd si è conclusa con un documento votato con una larghissima maggioranza, 57 si e 7 no, che sanciva la rottura col governatore.

Crocetta non ha più la nostra fiducia. Quanto agli assessori in quota Pd sappiano che non sono più i rappresentanti del partito in seno alla giunta, quindi prendano le decisioni conseguenti”. Chi non si dimette, in sostanza, è fuori dal Pd e sarà deferito agli organi di garanzia. Mariella Lo Bello, Nelli Scilabra, Luca Bianchi e Nino Bartolotta, ci hanno pensato su tutta la notte, poi nel primo pomeriggio hanno incontrato i giornalisti per sottolineare che “no, non ci dimettiamo. Non adesso e non con queste motivazioni”. Ognuno ha una posizione con sfumature diverse rispetto agli altri ma tutti concordano che non è corretto dare “bocciature” su un lavoro che invece c’è stato. L’assessore alle Infrastrutture ed ai Trasporti Nino Bartolotta, in mattinata a Messina per dare garanzie sulle risorse per la Via del Mare ai cronisti aveva anticipato la sua posizione: “Ne devo parlare con il partito, ma non si può assolutamente dire che non abbiamo fatto niente. In quasi un anno prendete tutte le delibere, tutti gli atti che ho esitato, discutiamo su quelli. Devo riflettere, ma in ogni caso non mi farò deferire. Se decido di restare assessore non mi faccio deferire, mi sospendo dal Pd, mi dimetto, ma non faccio decidere ad altri. Auspico un chiarimento e sono certo che ci sono ancora i margini e che la discussione non si basa sull’inadeguatezza degli assessori”.

Proprio Bartolotta in queste settimane è stato “sulla graticola” più degli altri. Tra gli “inamovibili” Crocetta non l’ha mai messo, anzi, il governatore lo avrebbe volentieri sacrificato pur di colpire Genovese. Ma quel che non è andato giù all’assessore messinese, che da novembre ad oggi ha lavorato, e tanto, per portare in riva allo Stretto fatti, cose e risorse, è stato il dover subire il fuoco amico.

Se qualcuno, come Lupo, vuole azzoppare il Pd messinese lo dica pure, ma lo faccia chiaramente”, dichiara l’assessore divenuto bersaglio per quanti, palesemente o meno vogliono la sua poltrona. In pole position, per un posto in giunta c’è proprio il segretario regionale del Pd Giuseppe Lupo (che ha sempre smentito), che però è anche, da luglio reggente di un Pd messinese in frantumi. E da luglio, nonostante le promesse e gli impegni solenni, non ha mosso una foglia né dato risposte a tutte le richieste ufficiali provenienti dai tesserati messinesi. Non c’è traccia dello staff di reggenza, dell’azzeramento dei circoli e del tesseramento, della sede del Pd, della convocazione dell’Assemblea cittadina. Alla luce di questo “congelamento” del Pd messinese, avvenuto contestualmente alle discussioni sul rimpasto, l’assessore Bartolotta qualche sassolino dalla scarpa vorrebbe toglierselo. Non ci sta ad essere “merce di scambio” in un gioco al massacro per le poltrone.

Ma anche gli altri la pensano come lui, con posizioni più o meno nette. Luca Bianchi, ad esempio, assessore all’economia, è stato il più “gettonato” in senso positivo ieri in Direzione, ma anche per lui vale il diktat.

"Ho sentito i dirigenti romani del Pd- ha detto- Domani sarò a Roma. Ma il chiarimento deve coinvolgere il partito nazionale. Non farò mai parte di un governo senza il sostegno del Pd, ma se falliamo, fallisce il Pd. Penso che abbiamo lavorato bene, l’immagine della Sicilia è uscita rafforzata. Non so se questo governo è il migliore del secolo, ma i partiti che ci girano attorno non sono i migliori del secolo".

Le due donne in quota Pd della giunta, Mariella Lo Bello e Nelli Scilabra sono più nette, non si dimettono e ribadiscono il lavoro fatto in questi mesi come esponenti del partito nel governo regionale.

"Quando sono arrivata in assessorato ho trovato tremila pratiche in arretrato, abbiamo fatto un enorme lavoro- ha detto la Lo Bello- Non sono legata alla poltrona, ma ho lasciato un ruolo nella Cgil e non mi dimetto. Sono stata indicata dal Pd e la coalizione deve ringraziarci se non li abbiamo coinvolti nella rivoluzione della Formazione. Abbiamo tolto loro qualche imbarazzo”.

Nelli Scilabra, che tra i 4 assessori è la più vicina a Crocetta, (è in quota Lumia), al punto che il governatore l’ha candidata per la segreteria regionale del Pd e punta su di lei anche per una poltrona in Europa non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro “Le nostre nomine sono state concordate col Pd. Non credo che ci sia qualcuno che si possa sentire 'più Pd' degli altri. Mi sento offesa dalle dichiarazioni di chi ci considera inadeguati. In questi mesi non ha scherzato nessuno. Io non mi dimetto".

Restano quindi in carica i 4 assessori, in attesa di chiarimenti con i vertici del Pd, chiarimenti che avverranno nelle prossime ore. Il problema di Crocetta in realtà si sposta all’Ars dove potrebbe non avere più i numeri. A gettargli un salvagente sono stati pezzi di renziani, Drs, Art.4, ma potrebbe non bastare ed il “conto”da pagare potrebbe essere sempre una poltrona in giunta da dover distribuire. Il Pd d’altra parte si troverà a dovere affrontare una situazione difficile, con 4 assessori che non vogliono essere sostituiti nel balletto delle poltrone, un rapporto ormai logoro con Crocetta, alla vigilia di una stagione congressuale che sarà una resa dei conti quotidiana. Il vertice di maggioranza è saltato e i margini di trattativa si sono fatti sottilissimi. Il M5S e il Pdl sono pronti a dicembre a parlare di sfiducia, ma il Pd è nell’imbarazzante situazione di non volere più questo Crocetta, ma di non volere neanche rinunciare al governo regionale.

Rosaria Brancato