Mattinata di mobilitazione contro l’ordinanza del Tar sulle apertura dei negozi

Mentre Messina, come il resto del Paese, festeggia il giorno della “Liberazione”, c’è chi protesta per quella libertà che si considera violata. Sono i tanti i dipendenti del settore commerciale che condannano la nuova ordinanza del Tar che dà agli esercenti del I e II settore alimentare la possibilità di aprire anche nelle giornate di oggi e del 1.maggio. Questa mattina la Filcams Cgil ha organizzato un presidio di protesta di fronte alla COIN, centro commerciale sul viale San Martino, per mostrare solidarietà ai dipendenti che pagheranno sulla propria pelle le conseguenze di tale decisione: “Riteniamo – spiega Carmelo Garufi, segretario generale del sindacato – che il costo sociale per i lavoratori del commercio che già hanno condizioni e orari di lavoro complessi sia sproporzionato al beneficio che potrebbe derivarne all’economia in generale. Fermo restando che riteniamo malsana questa idea che tutto, qualunque diritto, sia sacrificabile sul piatto del libero mercato”. La Filcams ricorda come recentemente anche Mons. Bregantini, presidnete della Commissione lavoro della CEI, abbia duramente criticato le liberalizzazioni delle aperture domenicali e festive – art. 31 decreto “salvaitalia”- , osservando come “Non ci guadagna nessuno, tutti ci perdono.La domenica non è per le spese, ma è per le relazioni fraterne, familiari e sociali”.
A protestare contro l’ordinanza del Tar anche il coordinatore cittadino di Sinistra e Libertà Daniele Ialacqua: “I lavoratori – si legge in un comunicato – verranno costretti ad andare a lavoro nella festa a loro dedicata; i piccoli commercianti, costretti all’apertura per far fronte alla concorrenza impari dei grandi centri commerciali; gli stessi cittadini, “invogliati” a fare shopping rinunciando ad una giornata che andrebbe dedicata a se stessi, alla famiglia, al tempo libero, ad attività sociali, al ricordo ed alla celebrazione collettiva». Sinistra Ecologia e Libertà, ribadendo la propria contrarietà all’apertura dei negozi non soltanto il 1° Maggio, ma anche il 25 aprile ed in occasione di tutte quelle feste fortemente legate a tradizioni laiche e religiose e dall’alto valore simbolico, invita i cittadini a non effettuare acquisti il 25 aprile ed il 1° maggio. “Non si può – scrive ancora Ialacqua – mercificare ogni momento della nostra vita”.
“Schierato” a favore dei dipendenti del settore commerciale anche il Movimento Cristiano Lavoratori:: “E’ evidente che la perdita del giorno comune di festa, che ha radici millenarie nella cultura civile e religiosa del nostro popolo – si legge nella nota – si ripercuote pesantemente e negativamente, sia sulla vita delle famiglie, sia su quella delle comunità civili e religiose, alimentando un pericoloso processo di frammentazione e disgregazione sociale. Si tratta di una decisione lesiva di basilari esigenze umane e di beni primari della collettività garantiti dalla Costituzione Italiana e da quella Europea, rappresenta un vulnus alla famiglia che costituisce una istituzione fondamentale della società e si sta dimostrando una risorsa fondamentale e il solo ammortizzatore sociale per affrontare i problemi più drammatici della crisi epocale che stiamo vivendo, e apporta una profonda una modificazione del nostro modello di vita, che viene sacrificato sull’altare dell’economia e del consumismo. Il tempo comune di festa è un valore e un bene comune che lo Stato deve tutelare per ogni persona che può sviluppare la propria personalità primariamente attraverso le relazioni familiari e amicali e la partecipazione alla vita delle formazioni sociali intermedie (gruppi, associazioni, comunità, aggregazioni della società civile ecc.) nel tempo comune di astensione dal lavoro”.