Informauro – Il Maurolico che non si arrende. Liceo occupato

"Il giornale degli studenti" comincia a seguire da vicino i flussi di protesta che caratterizzeranno nelle prossime settimane gli istituti messinesi. E' stato ufficialmente occupato il Liceo Maurolico, il quale non punta solo alla classica forma di dissenso ma ad un significato più alto dell'atto. Tutto è raccontato nell'Informauro di Blog34 firmato Giulia Graziano.

Tutto ciò che è successo al Maurolico durante questa settimana ha bisogno di essere chiarito, perché non si pensi che il liceo classico abbia occupato soltanto per un giorno, né che sarà infestato dai topi per sempre.

Certamente le condizioni igienico-sanitarie dell’istituto erano tali da richiedere già da qualche giorno un servizio di derattizzazione, a causa dei topi non benvenuti che vi si sono intrufolati. Essi probabilmente sono riusciti a entrare a seguito dei lavori di restaurazione dell’edificio, effettuati sia in ogni aula, tramite un’opera di rimodernizzazione, sia esternamente, nel cortile e nel giardino interno, che a breve, si spera, tornerà a essere popolato dai mauroliciani.

Prima di capire cosa sia accaduto lunedì mattina, è necessario dire che giovedì scorso i rappresentanti d’’istituto, consulta e garanzia hanno distribuito per le classi due fogli: l’uno presentava i motivi diffusi e generali del malcontento e del decadimento del Maurolico, l’altro permetteva a ogni studente di esprimere la propria opinione, scegliendo di appoggiare un’occupazione o un’autogestione o di sostenere “nessuna forma di protesta”. Il sondaggio ha riportato i seguenti risultati: 360 “occupazione”, 43 “nessuna forma di protesta”, 10 “autogestione”, 7 “astenuti”.

Di conseguenza, lunedì mattina, al suono della campanella, le lezioni non hanno avuto regolarmente inizio come ogni altro giorno, ma i mauroliciani si sono radunati in corridoio, richiedendo la consegna della scuola a una preside che non era presente, mentre, prima i rappresentanti e poi tutto il collettivo, mediavano con i vicepresidi e con il collegio docenti. Finalmente verso le ore 12 si è deciso di annunciare agli studenti lo stato di occupazione della scuola, che, cominciando lunedì, sarebbe continuato giovedì, in quanto martedì e mercoledì si sarebbe dovuta svolgere la derattizzazione. Questa situazione però non ha avuto abbastanza tempo per essere ufficializzata dalla Digos. Difatti a intervenire per prima è stata l’ ASP (Azienda Sanitaria Provinciale di Messina), che, chiamata da esterni, ha ritenuto necessario e immediato il servizio di disinfestazione. Pertanto la scuola è stata evacuata intorno alle 13.

Se lunedì il tutto si è risolto in un’ , giovedì 27 novembre il collettivo ha cercato di continuare a proporre l'occupazione come forma di protesta più adeguata a perseguire gli obiettivi prefissatisi, ma è stato ostacolato dalla dirigente e da alcuni genitori. Per questo motivo gli studenti hanno inizialmente proposto di manifestare tramite un'autogestione, ma questo mezzo, prima appoggiato dalla preside, non è stato in seguito avallato e dopo quasi nove ore di attesa e di confronto tra la componente alunni e quella docenti, alle ore 16:57 il Maurolico ha dichiarato ufficialmente lo stato di occupazione.

Per quanto lo svolgersi degli eventi sia stato problematico, discusso, criticato, io vorrei porre l’attenzione sul perché più che sul come il Maurolico abbia deciso di muoversi in questo modo e in questo momento. Ciò che i Mauroliciani hanno finalmente compreso è che i panni sporchi vanno lavati in casa fino a un certo punto, fino a quando la macchia è piccola e facilmente rimovibile, ma quando questa si ingrandisce è necessario intervenire in altri modi. Risolvere una crisi a porte chiuse è lecito e può dimostrarsi talvolta un successo, ma solo se ogni componente del sistema attaccato partecipa, a seconda del proprio ruolo e delle proprie capacità, e solo se la collaborazione tra gli appartenenti al sistema è tanto forte da formare uno scudo difensivo, una barriera inespugnabile. Ma tale meccanismo, che si è rivelato utopico e inadeguato al Maurolico, è stato mandato in fumo e il mio liceo, come un orologio il cui ingranaggio si è inceppato, ha smesso di girare e ha continuato a segnare lo stesso orario, giorno e notte, senza che nulla cambiasse.

E se quindi, com’era prevedibile, non è servito a nulla bisbigliare, far finta di non vedere, aspettare, dare la colpa a terzi, è arrivato il momento di smetterla di prendersi in giro, di smetterla di dire che va tutto bene, che è un momento di crisi e che finirà così come è iniziato.

Pertanto, che discutano pure sulla forma di protesta che abbiamo adottato, che critichino il periodo dell’anno, che ci rimproverino di essere ingrati e irriconoscenti, ma che non si permettano di mettere in discussione l’autenticità dei problemi e delle cause del declino del nostro istituto e l’affetto che muove ciascuno di noi nei confronti di un’istituzione che non è semplicemente un edificio, ma è una casa.

Concludo dicendo soltanto che molti studenti del Maurolico, me compresa, a giugno affronteranno gli esami di maturità e, iscrivendosi all’università, si allontaneranno dal Maurolico. E allora perché? Perché condurre una battaglia per cambiare una situazione che noi non siamo destinati a vivere in prima persona? Perché mettere la faccia e il nome davanti a genitori e docenti per il gusto di una vittoria che, se riusciremo a raggiungere, non assaporeremo mai? Perché, che voi ci crediate o meno, se avessimo voluto la solita occupazione, avremmo potuto prendercela con il governo, le riforme, la privatizzazione e tutti gli altri motivi che ogni anno muovono ogni forma di protesta, se avessimo voluto lasciare la nostra scuola alla deriva, avremmo potuto farlo, avremmo potuto accettare a testa bassa una gestione deleteria per un istituto storico e prestigioso. E potrei elencarvi mille motivi per i quali abbiamo deciso di muoverci così, per i quali proveremo a portare avanti un programma ben preciso, per i quali vale la pena provarci, ma preferisco farveli capire così: “È bello qualcosa che, se fosse nostro, ci rallegrerebbe, ma che rimane tale anche se appartiene a qualcun altro.” Umberto Eco

Giulia Graziano

Redazione Blog34