Se Messinambiente fallisce il Comune non potrà creare nuove società per 5 anni: e i rifiuti?

Il rischio del fallimento di Messinambiente fa più paura della sfiducia all’amministrazione Accorinti. Ed è soprattutto da qui che passa adesso ogni valutazione sul futuro dei rifiuti e sulle scelte che il consiglio comunale deciderà di fare o di non fare. La settimana calda di Palazzo Zanca è iniziata con la I commissione Bilancio che è tornata in aula proprio con la delibera di costituzione della nuova Messina Servizi Bene Comune, la società che dovrebbe prendere il posto di Messinambiente e Ato3. Il condizionale però ora più che mai è d’obbligo perché la contemporaneità con la mozione di sfiducia e la procedura fallimentare avviata dal Tribunale rende tutto più difficile. Tutto ciò è emerso chiaramente durante il dibattito di questa mattina che ha visto da un lato i componenti della commissione presieduta da Claudio Cardile e dall’altro gli assessori Luca Eller Vainicher e Daniele Ialacqua, il segretario generale Antonio Le Donne, il ragioniere generale Antonino Cama e il revisore dei conti Federico Basile. I consiglieri si sono concentrati soprattutto sulla questione che riguarda Messinambiente, hanno incalzato gli assessori di domande sulla strategia che l’amministrazione e la società intendono seguire per scongiurare conseguenze drammatiche da un fallimento che potrebbe rivelarsi devastante.

C’è soprattutto un aspetto che forse si sta sottovalutando: se il Tribunale decreterà il fallimento di Messinambiente prima della costituzione della MessinaServizi Bene Comune, Palazzo Zanca si troverà con le mani legate e non potrà più creare nuove società per 5 anni. Lo prevede il decreto 175 della Legge Madia all’art. 14 comma 6: «Nei cinque anni successivi alla dichiarazione di fallimento di una società a controllo pubblico titolare di affidamenti diretti, le pubbliche amministrazioni controllanti non possono costituire nuove società, nè acquisire o mantenere partecipazioni in società, qualora le stesse gestiscano i medesimi servizi di quella dichiarata fallita».

L’assessore Ialacqua ha ribadito che la parola fine non è ancora stata scritta, ma l’assessore Eller ha tergiversato a lungo e alla fine non ha fornito quei chiarimenti che i consiglieri si aspettavano. Non hanno dunque potuto capire se Messinambiente presenterà una richiesta di concordato preventivo, se si difenderà in sede di udienza, non hanno potuto sapere neanche quale documentazione si sta preparando per presentarsi in Tribunale il prossimo 8 febbraio. Il silenzio totale. Un muro che di certo non aiuta nelle valutazioni in un momento così delicato, tanto da spingere il presidente Cardile a convocare già per giovedì pomeriggio una seduta straordinaria a cui sono stati invitati anche i vertici di Messinambiente e i legali della società e del Comune che stanno seguendo il caso. Antonella Russo, Peppuccio Santalco, Daniela Faranda, Nicola Cucinotta hanno provato a fare pressing anche sugli aspetti che riguardano i dipendenti e dunque il trasferimento di tutto il personale nella nuova ipotetica società, ma anche questa volta non si è entrati nel merito tecnico della delibera perché i dubbi sono tanti e dissipare i tanti interrogativi che ruotano attorno alla gestione dei rifiuti si sta rivelando tutt’altro che semplice. L’assessore Ialacqua ha solo ribadito che, come previsto nella delibera, i 525 lavoratori di Messinambiente e i 53 dipendenti dell’Ato3 transiteranno nell’organico della MessinaServizi attraverso il processo di mobilità tra le partecipate e con questa delibera l’amministrazione dà anche il via alle procedure di trasferimento dei lavoratori.

Francesca Stornante