Delega alla Protezione Civile conferita in extremis ad Isgrò: “Un premio al mio lavoro”

“E’ un regalo che mi ha fatto il sindaco, una gratificazione che mi riempie di gioia”. E’ il commento a caldo dell’assessore alle politiche del mare, Pippo Isgrò, ora anche assessore alla Protezione Civile, visto che il sindaco ha integrato la nuova delega.

La competenza assessoriale era stata mantenuta dal sindaco Buzzanca sin dall’aprile 2010, quando si era dimesso l’ex assessore Fortunato Romano. Ed allora è spontaneo chiedersi per quale motivo questa delega non sia stata conferita ad Isgrò tempo fa. “I gradi non contano quando ci sono i rapporti – risponde Isgrò -. Di fatto mi sono occupato di Protezione Civile almeno a partire da ottobre 2009, dopo la tragica alluvione di Giampilieri. Ho lavorato anche senza la delega, instaurando un ottimo rapporto con la Protezione Civile regionale. Domani incontrerò i miei collaboratori per mettere in pratica quelle due o tre cose che potremo fare in pochissimo tempo”.

Isgrò effettua poi un bilancio della sua esperienza amministrativa: “Quest’ultima nomina è la ciliegina sulla torta che testimonia l’affettuosità, la fiducia, l’amicizia e il rispetto che si sono creati nel rapporto tra me e il sindaco. Lo ringrazio perché mi ha concesso di lavorare bene fino all’ultimo, fino al recente programma di interventi per il rifacimento delle strade ed anche oggi, questa volta in via Palermo, per il rifacimento di alcuni tratti di marciapiede dissestati da tempo. Buzzanca sembra un duro ma ama la città e sa valorizzare le persone. In questi anni ho tolto molto tempo alla mia famiglia ma ho ricevuto la soddisfazione della gente per strada che mi ferma per manifestarmi compiacimento”.

Quella di Isgrò alla Protezione Civile potrebbe essere una delle deleghe più brevi che mai, in vista delle imminenti dimissioni del sindaco Buzzanca: “Spererei che restasse sindaco, ma aspettiamo la decisione ufficiale – chiude Isgrò con una battuta -. E’ come nei matrimoni: fin quando non si pronuncia il sì all’altare, si può sempre tornare indietro”. (Marco Ipsale)