Politica

“Non fare il Ponte è danno erariale”. Esposto di De Luca, Siracusano e Germanà

“Promuovere ogni opportuna iniziativa volta ad accertare e perseguire i danni erariali derivanti dalla mancata realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina”.

E’ quanto chiedono, alle Procure delle Corti dei Conti delle Regioni Lazio, Sicilia e Calabria, il sindaco di Messina, Cateno De Luca, i deputati messinesi Matilde Siracusano e Nino Germanà, il sindaco di Villa San Giovanni, Giovanni Siclari, e il parlamentare calabrese Marco Siclari, rappresentati dall’avvocato romano Davide De Longo.

42 lunghe pagine in cui si ripercorre la storia del progetto, dalla costituzione della società Stretto di Messina allo stop voluto dal governo Monti nel 2012, con focus sulle conseguenze patrimoniali del recesso dai contratti d’appalto stipulati.

Ecco quali sarebbero, nello specifico, i danni erariali:

  • I costi della gestione liquidatoria di Stretto di Messina, pari circa a 7 milioni;
  • le spese legali sostenute dalla società e dall’Anas per opporsi a una pretesa di indennizzo di circa 325 milioni;
  • tutti gli altri costi sostenuti inutilmente, senza che sia stata conseguita alcuna utilità, come i pagamenti per le prestazioni di Eurolink, Parsons, Ati-Fenice, compresi quelli sostenuti per i lavori della Variante di Cannitello pari circa a 91 milioni di euro, di scarsa utilità senza il ponte.

Secondo i ricorrenti, si configura “il paradigma del cosiddetto danno da
disservizio
, ossia quello che deriva dal minore o non corretto rendimento della spesa pubblica e che si sostanzia in una lesione al “risultato finale dell’azione pubblica”, più volte censurata dalla giurisprudenza (ad esempio, Corte dei conti, sez. I App., 12 febbraio 2014, n. 253)”.