Messina è al 55esimo posto per quantità di aree pedonali. Ma la qualità della vita passa anche da altro

Il dibattito su isola pedonale “sì”, isola pedonale “no”, isola pedonale “si, però” non accenna a scemare. Politici e cittadini comuni fanno a gara per esprimere la propria opinione sul tema “cult” di questa estate 2014. Opinione il più delle volte costruita su convinzioni personali o gusti soggettivi che – seppur rispettabilissimi – sono destinati, giocoforza, a scontrarsi con l’ “autorevolezza” dei numeri.

E di numeri parla la Relazione tecnica firmata dal dirigente comunale, Mario Pizzino, ed allegata alla delibera sulla modifica ed integrazione del Piano Generale del traffico Urbano” proposta dalla Giunta Accorinti ma emendata dal Consiglio Comunale per ridurre l’area pedonabile alla sola Piazza Cairoli.

Da questa relazione emerge una dato sconfortante, al di là di ciò che si pensa dell’isola pedonale che era stata concepita ed attuata in via sperimentale dall’esecutivo di Palazzo Zanca,: Messina è al 55esimo posto della graduatoria nazionale per quantità di aree pedonali. L’attuale consistenza delle aree pedonali in città è di circa 18mq/100 abitanti a fronte di una media nazionale di 34 mq/100 abitanti e di 205 mq/100 di Verbania, che è la seconda città italiana per estensione di aree pedonali dopo Venezia. I dati – come riporta la relazione tecnica di Pizzino – sono tratti dall’Analisi statistica di ACI e Legambiente: “La città ai nostri piedi 1980-2010”.

A prescindere dall’ubicazione, una cosa, dunque, è certa: Messina un bisogno urgente di aree pedonali.

Tuttavia, come sottolinea Pizzino nelle 37 pagine di relazione, una mobilità sostenibile in grado di migliorare la qualità della vita passa anche da altro. A Messina sono tante, troppe solo le criticità e non può esistere isola “felice” se non si risolvono i problemi cronici legati alla mobilità, di cui lo strumento di programmazione del traffico non può non tenere conto.

Nella sua relazione Pizzino, spiega ad esempio che «il Piano Urbano della Mobilità (PUM) evidenzia come … molti quartieri hanno subito un’espansione residenziale di larga portata, ma non un adeguamento della viabilità, e si trovano oggi in una situazione di emergenza per l’inadeguatezza della viabilità al loro interno…»

Pizzino aggiunge che «il sovraccarico sulla rete viaria dipende da un altro importante fattore: l’inefficiente trasporto urbano pubblico collettivo, e conseguentemente l’eccesso nell’uso del mezzo di trasporto privato»

«Da almeno sei annisi legge ancora testualmente nella relazione firmata dal dirigente- l’Atm attraversa periodo di grande crisi economica e gestionale, che si è inevitabilmente riflessa sul servizio di trasporto pubblico urbano, che attualmente viene svolto giornalmente con appena: 20 autobus in linea (lo standard del parco autobus delle principali città italiane è di 1 autobus ogni 1000 abitanti; e 4 o al più 6 tram in linea a fronte dei 12 tram previsti».

Il cattivo funzionamento del servizio di trasporto pubblico induce i cittadini ad utilizzare la propria auto, il proprio ciclomotore, con un risultato che per Pizzino appare scontato: «l’eccesso nell’uso del mezzo privato inevitabilmente comporta fenomeni di congestione veicolare, di inquinamento ambientale, di incidentalità stradale e, complessivamente, il peggioramento della qualità della vita, con fattori di stressi diffusi».

A proposito delle modalità di spostamento, Pizzino confronta i dati di Messina con quelli di Bologna e Ferrara, ( non prendendo in considerazione gli spostamenti effettuati con motocicli, ciclomotori, biciclette e taxi) . In riva allo Stretto si affida alla propria auto il 67% dei cittadini, a Bologna il 35,6% e Ferrara il 26,1%. I messinesi che usufruiscono del trasporto pubblico si fermanoall’8,2%, mentre a Bologna la percentuale sale addirittura al 25,6% e a Ferrara si attesta al 23,%.

Si tratta di numeri significativi, dai quali l’amministrazione Accorinti deve partire per imprimere quella svolta che ad oggi- a 14 mesi dall’insediamento- non c’è ancora stata. L’Atm continua ad essere un carrozzone, con un super manager, tanti dipendenti e pochi mezzi in strada.

Trasporto pubblico a parte ,il miglioramento complessivo della mobilità cittadina dipende anche da altri interventi e dalla realizzazione di infrastrutture strategiche. Lo sostiene. Pizzino, che –nelle conclusioni della sua relazione, elenca una serie di «obiettivi prioritari»: «completamento degli svincoli Giostra- Annunziata e conseguente riduzione dei flussi veicolari privati di attraversamento del centro urbano; l’ immediato completamento dei lavori di consolidamento degli approdi emergenziali di Tremestieri, al fine di ridurre sensibilmente il traffico di attraversamento dei mezzi pesanti da e per la Sicilia; l’incentivazione dell’uso dei parcheggi Cavallotti e Villa Dante e il previsto potenziamento del Parcheggio La Farina; il miglioramento del servizio di gestione della sosta a pagamento all’interno della ZTL; la realizzazione della via Don Blasco; e infine il trasferimento, dal centro urbano, alle zone periferiche, delle attività artigianali inquinanti (autofficine autolavaggi…), la cui presenza costituisce forte ostacolo alla normale e fluida circolazione veicolare».

Alla luce di quanto scritto nella relazione tecnica, Messina ha bisogno di isole pedonali ma anche di una mobilità sostenibile, efficiente e funzionale alle esigenze dei cittadini. Che devono però imparare ad essere più civili e rispettosi delle regole, a cominciare da quelle del Codice della strada, troppo spesso ignorate.

Danila La Torre