Anche Garofalo e gli studenti di Morgana e Ingenium rispondono “piccati” a Chiodi

"Non è frequentando una fabbrica delle illusioni che ci si costruisce il futuro". Così ha sentenziato qualche giorno fa su Facebook il Presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, che ha provocatoriamente proposto di chiudere le Università di Bari, Urbino e Messina, tutte in fondo alla classifica dell’Anvur, chiamata a valutare la qualità delle attività delle Università e degli Enti di Ricerca destinatari di finanziamenti pubblici.

Le dichiarazioni del governatore abbruzzese hanno fatto scattare immediatamente la reazione del rettore dell’Università di Messina, Pietro Navarra, che ha espressamente chiesto a Chiodi preoccuparsi piuttosto degli sprechi della sua Regione (vedi correlato).

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il deputato messinese del Pdl Vincenzo Garofalo, che- attraverso un comunicato – invita il presidente della Regione Abruzzo a «porsi il problema del taglio agli sprechi cominciando a guardare in casa sua, agli sprechi della sua Regione» ed a «riflettere piuttosto sulla opportunità di mantenere un Ente, da lui presieduto, che produce circa la metà della ricchezza prodotta dalle altre Regioni».

A tal proposito, l’esponente azzurro suggerisce « di avviare una riflessione seria sulla utilità di mantenere le Regioni, nella loro configurazione attuale, perché sono troppe, troppo costose, troppo lontane dai cittadini, rallentano le varie azioni, non consentono di uniformare politiche sociali, creano potentati e danno pochi vantaggi, sono sede privilegiata di sprechi difficili da individuare e da controllare. Auspico, pertanto – continua Garofalo – che, grazie allo spunto offerto da Chiodi, su questo si apra un serio confronto».

«Quanto all'Università di Messina- conclude il parlamentare del pdl – presteremo attenzione alle modalità di valutazione che portano a collocarla tra le ultime in Italia e sapremo dimostrare che la nostra Università è bene in grado di assolvere il ruolo di formazione che le compete".

Al dissenso di Navarra e Garofalo fa eco quello degli studenti delle Associazioni universitarie Morgana e Ingenium, che hanno deciso di inviare una lettera direttamente a Chiodi, le cui dichiarazioni vengono bollate nella missiva come «assolutamente superficiali ».

«La nostra Università – scrivono – è stata al centro di scandali, così come purtroppo altri Atenei d'Italia, ma questi spiacevoli episodi non possono far passare in sordina le numerose classi dirigenti che si sono formate e continuano a formarsi nel nostro Ateneo; quanti docenti di fama internazionale hanno insegnato nel nostro Ateneo nello scorso secolo e quanti attualmente ricoprono prestigiosi incarichi a livello nazionale».

Una difesa quasi d’ufficio che, tuttavia, non mira a nascondere le magagne dell’Ateneo peloritano, a proposito del quale aggiungono: «siamo consapevoli che esistono delle sacche di inefficienza e mala gestione che devono essere estirpate per fare in modo che non nuocciano più al valore del nostro Ateneo».

I firmatari della missiva (Francesco Armone, Smeralda Mangano, Simone Milioti, Carlo Lucà, Gabriele Turiano, Giulio Vesto , Giuseppe Emiliano Zagami) sono convinti che «c’è molto da fare per rendere pienamente efficiente la nostra Università, ma – domandano al governatore abbruzzese – ritiene veramente che la migliore soluzione per risolvere i problemi sia cancellare un pezzo di storia?»

Una domanda retorica, per la quale hanno già una risposta: «si dovrebbe piuttosto, anziché distruggere tutto, riorganizzare in modo razionale tutti quegli apparati e quelle sedi decentrate che agli Atenei e allo Stato rappresentano un costo spesso ingiustificato. Crediamo anziché buttare le cose vecchie, rotte, poco funzionali…si debba sempre migliorarle, aggiustarle e renderle funzionali».

«Crediamo- concludono gli studenti – che bisogna aiutare Messina, bisogna darle il buon esempio, bisogna guidarla…perché, caro Presidente, stia tranquillo che a Messina il vento batte forte più che in Abruzzo e c'è chi ha voglia di cambiamento, soprattutto tra quei giovani, quei "pazzi" giovani illusi che frequentano l'Università della loro città, perché amano la loro terra, perché ricevono ottimi insegnamenti o perché altrimenti potrebbero non frequentarne altre…quegli illusi che daranno a questa Messina morente ancora altri respiri, colpi di vita e tentativi di rinascita. Noi ci siamo».