Croce: “Messina non più scartata”. Crocetta: “Una miniera d’oro coperta di fango”. IL VIDEO

“Nel 1999, allora ero procuratore, fui ascoltato in sede di Commissione antimafia e dissi che Messina era una città scartata. Era stata eliminata dal circuito delle attenzioni, degli interventi, delle risorse. 13 anni dopo le do atto con riconoscenza d’aver sovvertito questa realtà. Lei ha preso per mano Messina e l’ha tirata fuori dall’abisso in cui stava affogando. Adesso sta risorgendo, grazie infinite a nome della città e di tutti i messinesi che oggi rappresento”.

Il commissario Croce ha fatto probabilmente il discorso più lungo dal giorno del suo insediamento, oggi a Palazzo Zanca nell’incontrare il presidente Crocetta. E per la prima volta dopo mesi durissimi ha persino sorriso. L’ex procuratore capo che definì Messina città scartata nel ’99 e che scartata ancora l’ha ritrovata nel 2012, sia pure per altri motivi ed aspetti, ha ripercorso il periodo difficile attraversato in questi mesi, con le proteste e la disperazione quotidiana. Ma ha anche aggiunto cosa in queste ultime settimane si è mosso, come la richiesta d’inserimento nel decreto “salvacomuni”, la possibilità di accedere alle risorse di 300 milioni di euro per le opere connesse al Ponte, l’avvio di interventi sulle partecipate. Ma la vera scialuppa di salvataggio l’ha lanciata il governo regionale con quei 40 milioni salva Messina che hanno avuto anche l’ok dell’Ars nonostante i venti a sfavore e grazie all’intervento della deputazione messinese. Al fianco di Crocetta oggi c’era l’assessore regionale alle Infrastrutture Nino Bartolotta, che ha tessuto le fila di una delicatissima vicenda che si è conclusa solo con il voto dell’Ars e che fino all’ultimo rischiava di poter saltare per beghe di campanilismo.

Messina era diventata il paradosso della situazione siciliana- ha risposto Rosario Crocetta- perché così come la Sicilia era ad un passo dal dissesto nonostante la straordinaria bellezza ed operosità. Oggi inizia un cammino nuovo. Messina è una miniera d’oro finita sotto una montagna di fango. Adesso invertiamo la rotta”.

Il governatore ha accostato la situazione dell’isola a quella di Messina, perché in entrambi casi si è parlato di inevitabile default. Ma se alla Regione si è invertita la rotta lo stesso devo accadere in riva allo Stretto. In due mesi è stato riattivato il collegamento per sbloccare i fondi europei, si è siglato il Patto dei sindaci che farà arrivare 5 miliardi di euro in Sicilia, si sono date risposte ai precari.

“Devo essere sincero, non è stato facile stanziare questi 40 milioni di euro- ha spiegato- Abbiamo trovato le casse prosciugate. Mi chiedo come sia possibile lasciare a fine anno le casse in questo stato. Ci siamo riusciti cercando nei rivoli del bilancio. Ma le difficoltà maggiori sono state nell’incontrare una vera avversità politica che non voleva che le risorse andassero a Messina. Mi riferisco alle forze del Pdl, Mps, Lista Musumeci. Sono stato chiaro, Palermo e Catania hanno già avuto, e tanto, e non solo dalla Regione. E continuano ad avere. Se crolla Messina crolla l’isola, perché il danno non sarebbe stato di 40 milioni ma di 400 milioni per l’economia dell’intera regione”.

Il presidente ha poi chiarito che i finanziamenti (che comunque devono essere restituiti in 5 anni) non sono stati concessi “per simpatia”, ma perché il Comune ha presentato un serio piano di rientro Croce si è dimostrato una persona perbene ed efficiente ed il piano ha avuto il via libera non solo nostro ma anche del Ministero”. Non è stata quindi un’elemosina né un regalo, ma il frutto di un’attenta analisi delle richieste. Il governatore ha poi sottolineato come sia giusto che chi ha portato Messina sull’orlo del baratro ne paghi le conseguenze come previsto dalla legge. Ha poi parlato di Ponte “non può essere una promessa elettorale ogni volta. Dobbiamo capire se i fondi ci sono o se non ci sono. Stiamo parlando di una cosa che oggi non esiste, esiste solo una società che si fa pagare per la progettazione. Quando mi chiedono ma sei favorevole o contrario? Non posso rispondere, perché è come parlare del sesso degli angeli”.

Il presidente Crocetta ha poi annunciato che dopo l’Epifania attiverà un tavolo per discutere sul futuro della Fiera, insieme al Commissario, all’Autorità portuale ed al Demanio. Crocetta è contrario allo scioglimento dell’Ente, tenendo conto che con il vecchio governo sono sparite le Fiere, ma ogni nuova scelta non dovrà comunque seguire la strada del clientelismo e dello stipendificio. La Fiera deve risorgere ma senza sprechi né illusioni. Vecchie logiche fuori dalla porta anche per il Teatro Vittorio Emanuele, che sarà all’attenzione del governatore insieme a tutti gli altri Teatri siciliani “Così come per le Fiere anche per i Teatri si è speso solo per pagare il personale- ha dichiarato- dobbiamo cambiare sistema. Intanto è evidente che nei Teatri non possiamo assumere solo impiegati, ma dobbiamo assumere i musicisti, gli orchestrali. Poi dobbiamo inventarci una rete tra i Teatri, in modo che una stessa produzione possa girare tutti i Teatri dell’isola. Dobbiamo inventare i modi per far sì che gli spettacoli siano usufruibili da tutti e non solo dalle fasce più ricche. Nei paesi dell’Est stanno seduti fianco a fianco i ricchi e gli operai e assistono allo stesso spettacolo”.

Crocetta ha invitato tutti a vedere nei momenti di crisi un’opportunità per crescere e costruire in modo diverso, per lavorare meglio, come ama dire “senza manciugghia”. Si augura che la rivoluzione che già c’è stata in Sicilia, anche in termini di volti nuovi, avvenga anche a Messina, magari per le prossime amministrative e politiche, ma occorre avviare il dibattito sin da subito. Non è escluso che il Movimento a lui legato, Il Megafono, presenti candidature. Ha poi lanciato l’idea di avviare, con gli imprenditori e con tutti i soggetti coinvolti un tavolo per la “rinascita” di una città che Crocetta ha ormai “eletto” a domicilio, vivendo da mesi a Tusa.

Oggi è ora di riprendere il cammino”, ha concluso prima d’incontrare nel Salone delle Bandiere quanti, tra associazioni, precari, consiglieri, sindacalisti, operatori dei servizi sociali lo attendevano all’uscita della conferenza stampa.

Al suo arrivo a Palazzo Zanca è stato accolto da un applauso scrosciante sin dalle scale. La tensione degli ultimi mesi trascorsi “a pane e dissesto” si è sciolta solo di recente con quei 40 milioni che non sono la panacea di tutti i mali, è vero, ma che ridanno ossigeno ad una barca che era stata fatta affondare da decenni di pessima politica.