Sono state le note di Mozart a dare una mano al sogno di “un’altra Galleria”, quella che hanno voluto i nostri bisnonni, nel 1929, quando l’hanno costruita negli anni febbrili del post-terremoto quando ogni mattone messo aveva un suo significato ed una lacrima per cementarlo. La Prima Notte Bianca in Galleria, nata tra pareti imbrattate, desolazione, rifiuti negli angoli e buio pesto, è iniziata con il quartetto di Mozart per archi e flauto che gli orchestrali del Teatro Vittorio Emanuele, quelli che nella stagione del “cambiamento” dell’Ente sono diventati “comparse-scomparse”, hanno suonato nonostante le difficoltà del luogo, dell’acustica, del brusio.
Nel giugno del 2005, dopo 6 anni dalla decisione di riqualificare una Galleria ridotta a “tunnel inguardabile”, furono proprio gli orchestrali (nell’anno della legge regionale per la loro stabilizzazione), a inaugurare quello che nelle intenzioni di tutti doveva tornare ad essere “il salotto del centro storico”. Sono trascorsi solo 9 anni ma ne sembrano passati 100, perché quel riscatto, quella rinascita della Galleria non c’è mai stata, complice una guerra sotterranea tra burocrazia ed esercenti, tra uffici comunali e chiunque voglia “ridare vita” attraverso eventi, mostre, dibattiti, al luogo che invece di salotto è diventato “sgabuzzino”. E la politica di questi 9 anni, invece di ricordarsi che quella Galleria appartiene al Comune, invece che garantire regole imparziali, non ha fatto né da arbitro né da stimolo, si è limitata a far finta di non vedere per evitare di dar fastidio a chi non vuole che il sito torni a vivere. Meglio quindi rifugio per barboni e tossicodipendenti, pista per scorribande notturne, discarica a cielo aperto,diario per improvvisate dichiarazioni d’amore o resoconti di prestazioni sessuali. Quindi gli orchestrali hanno suonato quasi al buio, perché la pubblica illuminazione è ridotta al lumicino e sembra notte fonda, e solo le luci allestite dai proprietari dei locali hanno consentito che la manifestazione potesse avere inizio, lì sui pavimenti sporchi e dissestati, tra le saracinesche abbassate e con i cartelli vendesi o affittasi che resteranno a lungo, perché nessuno vuol acquistare in un non-luogo, né affittare per aprire esercizi destinati a chiudere pochi mesi dopo.
Ma c’è chi dice no. Perché la Galleria Vittorio Emanuele III non è di chi abita, ma appartiene alla città e lì la città vuol tornare ad incontrarsi, aprire all’arte ed alla partecipazione.
La Notte Bianca in Galleria l’hanno fatta i pittori, i fotografi, gli attori, i poeti, i cantanti, le associazioni culturali, i proprietari dei locali e quanti hanno aperto le porte della loro abitazione. La Notte Bianca in Galleria, senza pretese di essere un grande evento è stata solo un invito per FARE, per APRIRE, per PARTECIPARE.
“I veri eroi di questa città sono questi imprenditori che continuano a crederci- ha detto Daniele Zuccarello, promotore della manifestazione- nonostante gli ostacoli burocratici,nonostante per avere un’autorizzazione debbano trascorrere anni, nonostante le istanze per mettersi in regola vengano bocciate per paura dei poteri forti. Non ci spaventiamo di quei poteri che stanno dietro le finestre e vogliono impedire che la Galleria torni ad essere il salotto del centro storico. Qui i turisti devono venire e trovare locali, librerie, assistere a concerti, guardare mostre e noi dobbiamo tornare ad essere comunità qui, come un tempo”.
Così, mentre nel cuore della Galleria attori leggevano poesie e brani del Colapesce, alternandosi agli orchestrali del Teatro, a poeti, alla bravissima Anna Laura Princiotto (del cast di Ti lascio una canzone), alle loro spalle, in una tela, gli artisti della Scuola coloristica, “capitanati” da Dimitri Salonia, hanno dato vita ad un’estemporanea a più mani. Molti di questi artisti avevano creato il Gruppo ’90, che in Galleria, appunto vent’anni fa, aveva provato ad organizzare eventi artistici.
All’appello della Notte Bianca hanno risposto anche i pittori e i fotografi dell’associazione Kafka, che, come racconta Vittoria Arena, è stata costretta a chiudere battenti perché per la cultura non ci sono spazi gratuiti e, quanto a pagamenti, le cifre sono altissime. Nel 2013 altre tre associazioni culturali hanno avuto la stessa sorte. Grazie all’associazione Comunicarte è stato possibile ammirare altre esposizioni, anche all’interno dei locali di Onda Tv, mentre gli avvocati Santi Delia e Rosario Cannata hanno aperto il loro studio “il nostro spirito è questo”, impreziosito dagli allestimenti di Rosario Ciotto, Christian Mangano e Fabio Gembillo, a riprova che i proprietari degli immobili sono i primi sostenitori di una Galleria “viva, palpitante, aperta a tutti e a tutte le arti”. I due avvocati sono giovani e, da giovani, hanno deciso di scommettersi a Messina e non altrove. Come Domenico Basile, che a nome dei titolari dei locali della Galleria ha raccontato come la sua battaglia per pagare si scontri contro un muro di gomma: “Io voglio che qui ci siano artisti, mostre, concerti. Io voglio pagare, nonostante l’imposta per l’occupazione suolo sia triplicata. Fino al 2010 pagavo 5 mila euro l’anno, adesso 15 mila, ed io voglio pagare, ma continuano a bocciare solo le nostre istanze nonostante siano uguali a quelle di decine di esercenti del centro storico”.
L’assessore al patrimonio Filippo Cucinotta ha dichiarato che cercherà di trovare una soluzione, ma i locali rischiano la chiusura già dai prossimi giorni. Come un cane che si morde la coda la chiusura dei locali comporterebbe, oltre alla perdita dei posti di lavoro, la sconfitta di un’opportunità, continuando a trasformare il luogo storico in una Galleria senz’anima e senza vita, perché la dove chiudono le saracinesche ci sarà spazio solo per il degrado.
“Due pesi e due misure, questi esercenti vengono vessati- ha commentato Donatella Sindoni, che ha organizzato l’evento insieme al collega consigliere comunale Daniele Zuccarello- Noi lo impediremo, così come esigiamo che gli orchestrali abbiano gli stessi diritti di quelli di Catania e Palermo”. E’stato Giampiero Cannata a nome dei maestri d’orchestra a ricordare quanto sta accadendo “Non è vero che con la cultura non si mangia, la cultura è cibo, lavoro, vita. Se la Galleria fosse trasformata arriverebbero turisti, visitatori, ci sarebbe un circuito che porta lavoro e sviluppo”.
La Notte Bianca è stata organizzata in sette giorni e solo grazie alla voglia di fare qualcosa, “Noi non abbassiamo la testa, continueremo- ha concluso Zuccaello- Organizzeremo una Notte Bianca anche a novembre e a Natale e chiunque voglia essere con noi troverà le porte aperte”.
A Milano e Napoli le due gallerie, la Vittorio Emanuele II e l’Umberto I “sorelle maggiori” della nostra, costruite pochi decenni prima ma di gran lunga in condizioni migliori della sorella minore, sono un salotto nel quale accanto alle vetrine ed ai caffè c’è spazio per le mostre, gli artisti, i “lustrascarpe” e i mimi, per i dibattiti e le letture. A Natale, nella Galleria di Napoli, viene allestito l’albero e i cittadini lasciano i bigliettini con i loro desideri.
Il messaggio della Notte Bianca è come uno di questi bigliettini: vogliamo che le luci, oggi fioche, oggi spente perché l’amministrazione non garantisce più né pulizia né illuminazione decente, si riaccendano.
Rosaria Brancato