Teatro, il flop della gestione Saija fermato dai revisori dei conti e dai direttori artistici

Se le prime avvisaglie della fine della luna di miele nel Cda del Teatro Vittorio Emanuele si sono registrate ad inizio estate, la certezza che l’idillio è finito si è avuta nel corso di una settimana di riunioni in pieno agosto. A fermare la strategia gestionale del sovrintendente Antonino Saija sono stati dapprima i revisori dei conti con una relazione basata su numeri e contestazioni inappuntabili e poi i direttori artistici Ninni Bruschetta e Giovanni Renzo che hanno espresso perplessità nel firmare la scheda tecnica del nuovo progetto di Saija, il Physis, da affidare sempre al maestro Micha Von Hoecke per oltre 300 mila euro.

Tre riunioni concluse con una certezza: il fallimento della politica gestionale fin qui seguita. Un fallimento attestato dai numeri e dal monito dei revisori dei conti che hanno invitato i vertici dell’Ente a porre massima attenzione alle uscite ed alle riscossioni ed a correggere una rotta che rischia di portare una macchina che doveva essere rimessa in moto invece a sbattere contro un muro.

LA RELAZIONE DEI REVISORI DEI CONTI

Il monito al sovrintendente ed al Cda arriva mercoledì scorso nel corso di una seduta che si è basata sui numeri, quelli delle somme realmente a disposizione dell’Ente, quelli ipotizzati nelle previsioni, e quelli, impietosi, degli incassi. Tutte cifre che non combaciano, perché le stime sugli spettatori sono state a dir poco ottimistiche, ma un Teatro vive soprattutto in base allo sbigliettamento.

Il secondo punto all’ordine del giorno era quello relativo alla verifica degli incassi da botteghino al 20 luglio. I revisori “tirano le orecchie” ai vertici del Vittorio affinché ci sia una maggiore chiarezza su questa voce di entrate.

“L’Ente produce un rendiconto finanziario gestionale al 20 luglio- scrivono Pietro Ferrante, (in rappresentanza dell’assessorato allo spettacolo) e Leonardo Coniglio (assessorato autonomie locali), assente Lucia Mangione (assessorato all’economia)- dal quale si evince che a questa data sono state accertate somme inerenti i proventi di vendita al botteghino ed abbonamento per 486 mila euro 938,77, pari al 19,88% rispetto alle previsioni, di cui somme già riscosse per 108 mila euro e rimaste da riscuotere per 378.675, 32”.

Si evince quindi che non solo rispetto alle previsioni d’incasso i proventi sono stati inferiori al 20% ma di questi quasi 500 mila euro di proventi da sbigliettamento ne sono stati incassati poco più di 100 mila. Oltre al rendiconto il Teatro ha trasmesso ai revisori anche una relazione di Saija, datata 4 agosto, relativa al monitoraggio degli incassi, in base al quale si evince che “sarebbero state incassate somme per 816.868, 00 euro a fronte di una previsione annuale di 2 milioni e 589 mila euro riferita all’intera categoria (vendita di beni e servizi e altri diritti). Quindi gli incassi complessivi al 20 luglio rappresenterebbero, secondo la nota del sovrintendente il 31,55% rispetto alle previsioni sempre con riferimento all’intera categoria con l’aggiunta del capitolo 111115.. Se si volesse estrapolare il dato relativo agli incassi afferenti il capitolo 108055 si arriverebbe a 706 mila euro, che rappresenterebbe soltanto il 28,82%. A tal proposito il collegio ritiene che detti incassi siano MOLTO al di sotto delle somme attese considerato che si riferiscono ai 7/12 dell’anno finanziario. Pertanto, considerato che gli incassi oscillano indifferentemente dal 19,88% al 31,55% per lo stesso periodo si fa espresso invito a volere procedere con molta accuratezza alla quantificazione ed alla effettiva riscossione delle somme in parola atteso che eventuali significativi scostamenti potrebbero alterare gli equilibri di bilancio”.

I revisori invitano l’Ente ad una maggiore attenzione sia nella quantificazione che nella riscossione dal momento che le conseguenze sono inevitabili sugli equilibri anche futuri del bilancio e sulle spese che l’Ente ha preventivato di fare. Da qui l’invito a non fare il passo più lungo della gamba ed a basarsi solo sulle cifre reali. I toni in conclusione si fanno più severi:

Pertanto si rinnova l’invito a relazionare con immediatezza sull’andamento delle entrate e con rigorosa cadenza mensile sia l’organo tutorio che il collegio dei revisori. Si prescrive TASSATIVAMENTE AD ANCORARE GLI IMPEGNI SPESA ALLE ENTRATE effettivamente certe nella loro realizzazione, atteso che, non appare facilmente raggiungibile il livello di entrate previste”.

Ad accendere il semaforo rosso come si vede sono i revisori dei conti basandosi esclusivamente sulla logica dei numeri.

I DIRETTORI ARTISTICI

Se ci soffermiamo sui numeri vediamo che rispetto alle previsioni mancano all’appello 1 milione e 700 mila euro, cifra che preoccupa dal momento che si è già ai 7/12 del cammino. La programmazione estiva, per quanto interessante e diversificata, non sta portando gli incassi previsti, fatto confermato in sede di Cda dallo stesso Saija. La strategia estiva che comportava oltre un milione di costi, gran parte dei quali, più di 700 mila per la sola Arena di Furnari non sta portando i risultati previsti, al punto che, dopo aver annullato o sospeso (e riprogrammato) alcuni spettacoli, si stanno attuando una serie di promozioni e sconti, dai coupon, agli sconti per residenti, fino al paghi 1 biglietto e vedi due spettacoli (come nel caso di Vecchioni-Mazzarino). Se si aggiunge il fatto che per gli spettacoli organizzati in collaborazione con la Sud Dimensione servizi (e per quelli targati solo Sds) il 45% del biglietto va alla società e la parte restante al Teatro si comprende come sia difficile correggere il trend di una stagione estiva che ha puntato più su una struttura esterna che su localizzazioni cittadine, se non in calcio d’angolo ed in misura ridotta, il Monte di Pietà e Forte San Jachiddu.

Se i rendiconti alla data del 20 luglio sono allarmanti è difficile pensare che la situazione venga risolta con una stagione estiva che sta zoppicando sotto il profilo degli incassi. I revisori hanno sottolineato come le falle finora registrate finiranno con il ripercuotersi sulla programmazione futura. Non per nulla hanno chiesto una rendicontazione mensile sugli incassi. Del resto alcuni interrogativi possono nascere a proposito ad esempio della stagione al Mandanici di Barcellona, per comprendere quanto realmente si sia incassato rispetto ai costi sia della convenzione da oltre 250 mila euro con l’amministrazione Collica che delle produzioni realizzate ad hoc (solo la prima serata, quella del Concertopera ha fatto registrare oltre 28 mila euro d’incassi, perché per le altre si va, ad esempio, agli oltre 2.200 dei Muratori ai 14 mila dell’Antigone tra spettacoli in programmazione e quelli per le scuole). Analoghi interrogativi sono sorti per il Comme un souvenir, un progetto nato come laboratorio e poi trasformatosi in produzione del Teatro con tre serate, che quanto ad incassi (al di là del capitolo omaggi) con poco più di 12 mila euro complessivi ha lasciato a desiderare. Nonostante ciò Saija dopo aver sospeso la programmazione dello spettacolo di Micha a Furnari l’ha riprogrammata per il 13 agosto. Ma c’è di più, perché il sovrintendente ha in programma una nuova produzione da affidare a Micha: il Physis, da mandare in scena a fine settembre a Taormina. Il costo potrebbe superare i 300 mila euro. E qui spunta il secondo semaforo rosso. Ad esprimere perplessità sono stati i direttori artistici (cui spetta la piena ed autonoma decisione della programmazione artistica) Ninni Bruschetta e Giovanni Renzo, che non sono propensi a firmare la scheda tecnica di una produzione che costa da sola quanto metà dell’intero cartellone di Furnari.

Nelle scorse settimane Tempostretto, (vedi articoli correlati) ha cercato di evidenziare alcuni aspetti della gestione Saija, basandosi sulle perplessità di alcuni consiglieri d’amministrazione. Tutti questi aspetti, legati non alla qualità ed al valore artistico, ma alla strategia ed alla politica dell’Ente sono gli stessi che emergono dalla nuova relazione dei revisori dei conti e dai dubbi dei direttori artistici. Fino a questo momento le entrate rappresentano solo un terzo dei costi sostenuti, ma i conti si fanno sull’uscio. A settembre si capirà quanto ha effettivamente incassato il Vittorio Emanuele con una programmazione in tour tra la Rassegna di Furnari, il Verdura di Palermo, il Teatro Greco di Taormina, il Monte di Pietà e San Jachiddu, a fronte di quasi un milione di costi. Conteggio che andrà ad aggiungersi a quello, già problematico di 800 mila incassati finora sui 2 milioni e 500 mila euro previsti, evidenziato dal collegio dei revisori.

Rosaria Brancato