La diagnosi della Corte dei Conti sulle casse comunali: Palazzo Zanca è gravemente malato

«Gravi criticità». Utilizzo «irregolare» di capitoli di bilancio. Sfruttamento di partite di giro per i servizi per conto terzi, prassi vietata dalla legge. E molto altro. Non è tenera la Corte dei Conti nei confronti di Palazzo Zanca e la sua ultima pronuncia sullo stato di salute delle casse comunali preoccupa e non poco, con tanto di invito al consiglio comunale a vigilare sulle soluzioni da adottare. Ogni anno i revisori dei conti del Comune devono trasmettere alla Corte dei Conti una relazione sul bilancio di previsione e sul rendiconto dell’esercizio corrente. Il documento finito sotto la lente della sezione di controllo della Regione è il rendiconto 2009, l’adunanza in cui se ne è discusso è quella del 28 luglio scorso e la pronuncia della Corte dei Conti è stata depositata lunedì scorso.

LE CRITICITA’
Ecco gli otto punti “critici”. Si parte dal grave ritardo nell’approvazione del rendiconto di gestione 2009 da parte del consiglio comunale rispetto al termine di legge. L’anno scorso l’approvazione del consuntivo avvenne il 2 agosto 2010, quest’anno ancora dopo, il 3 agosto. Secondo punto: consistente disavanzo di gestione di competenza corrente nel triennio (meno 4,7 milioni nel 2007, meno 17,5 milioni nel 2008, mento 5,5 milioni nel 2009), parzialmente coperto con utilizzo di entrate una tantum. Su questo argomento «l’istruttoria ha evidenziato un andamento fortemente negativo degli accertamenti di entrata rispetto alle previsioni, con conseguente inadeguatezza delle ricognizioni e dei provvedimenti adottati in sede di salvaguardia degli equilibri di bilancio». Il Comune, secondo la Corte, ha violato il limite massimo di utilizzo di entrate per oneri di urbanizzazione per il finanziamento delle spese di manutenzione ordinaria (impegnati 1,4 milioni pari al 29,3 per cento, a fronte del limite massimo del 25 per cento). E ancora: sono state utilizzate consistenti quote di avanzo di amministrazione (oltre 5 milioni) per finanziamento di spesa corrente, di cui 4 milioni per il finanziamento del piano dei servizi di igiene ambientale dell’Ato3. Ovvio, poi, il riferimento ai debiti fuori bilancio: ne è stata riconosciuta la legittimità «per importi elevati» (1,6 milioni), con debiti da finanziarie per 34,1 milioni, cui si aggiungono debiti per transazioni con le società partecipate per 23,1 milioni per una passività totale (cifra ferma, lo ricordiamo, al consuntivo 2009) di 57,2 milioni. Senza contare che «alcuni debiti fuori bilancio riconosciuti non sono stati finanziati dalla Cassa Depositi e Prestiti».

E ancora. E’ considerato «irregolare» l’utilizzo dei capitoli relativi ai servizi per conto terzi, «in violazione del principio di tassatività di cui al principio contabile 2-25 dell’Osservatorio della finanza locale». Principio contabile secondo cui «per le entrate da servizi conto terzi, la misura dell’accertamento deve garantire l’equivalenza con l’impegno sul correlato capitolo delle spese per servizi conto terzi. Le entrate da servizi conto terzi devono essere limitate a quelle strettamente previste dall’ordinamento finanziario e contabile, con responsabilità del servizio finanziario sulla corretta imputazione». Così, evidentemente, non è stato per quanto riguarda: emolumenti del personale Lsu; Atm; Ato3; programma Urban; sentenze esecutive; pagamenti diversi; remissione di mandati annullati al 31 dicembre; risanamento aree degradate. Gli ultimi due punti riguardano lo spinoso capitolo della finanza derivata, che nelle scorse settimane la Giunta ha provato a chiudere (la Corte ha segnalato la presenza di contratti derivati con andamento del mark to market fortemente negativo) e l’incremento del fondo per la contrattazione decentrata rispetto all’anno precedente.

LE RISPOSTE DEL COMUNE
Come ha risposto il Comune a questo lungo elenco di criticità? Non presentandosi all’adunanza del 28 luglio scorso e facendo “rappresentare” da una memoria e da due note integrative inviate da Messina. Curioso il fatto che «le controdeduzioni dell’ente attribuiscono l’integrale responsabilità del ritardo nell’approvazione del consuntivo 2009 al dirigente del dipartimento tributi che, nonostante ripetuti solleciti, pare abbia ritardato notevolmente gli adempimenti di propria competenza». Da questo punto di vista la Corte “suggerisce” di recuperare proprio dal responsabile del ritardo, il dirigente dei Tributi, le spese sostenute per il commissario ad acta. Tra le raccomandazioni della sezione regionale si legge l’invito «ad adottare decise azioni correttive a tutela degli equilibri di bilancio, anche futuri, anche attraverso una più efficiente programmazione e un dimensionamento della spesa entro le reali capacità di bilancio dell’ente». Anche la criticità dei debiti fuori bilancio «richiede decise azioni correttive, anche attraverso un attento e costante monitoraggio delle passività esistenti».

Tornando alle partecipate, «particolarmente grave risulta l’esposizione debitoria derivante da transazioni con società partecipate (23,1 milioni), in relazione alla quale l’ente si è limitato a trasmettere un asettico elenco delle passività esistenti con l’indicazione dei relativi creditori, senza indicare le strategie di “corporate governance” messe in atto al fine di scongiurare il rischio di future, ulteriori passività». Anche sull’irregolare utilizzo dei servizi per conto terzi «le controdeduzioni dell’ente risultano in gran parte inidonee a superare le perplessità della Sezione». Utilizzare le partite di giro come conto intermedio «cagiona un’irregolare duplicazione delle movimentazioni contabili agli ordinari capitoli» e non è coerente «con i principi di tassatività e di veridicità del bilancio», rivestendo in generale «profili di grave criticità, in quanto le partite di giro non sono prese in considerazione dal legislatore ai fini del computo dei saldi rilevanti per il patto di stabilità», a maggior ragione «quando si tratti di spese programmabili, che dovrebbero trovare regolare stanziamento nel bilancio di previsione».