L’urgenza oggi è costruire una nuova classe dirigente. Con il teorema della lavatrice

Del film Caterina va in città mi è rimasta impressa questa frase: “le mosche hanno occhi per guardare dappertutto, i pesci occhi per guardare di lato, gli uomini hanno occhi coi quali possono guardare solo davanti”. Se camminiamo con la testa volta indietro, andiamo a sbattere. Nella Bibbia la moglie di Lot, in fuga da Sodoma, quando disobbedisce al consiglio di Dio di non voltarsi indietro per vedere la città in fiamme, diventa una statua di sale.

Non mi entusiasma il coro di: “ah, ma prima…” che continua con le frasi di rito, “prima ci hanno distrutto”, “prima si sono mangiati pure i piedi del tavolino”, “prima pensavano solo ai loro interessi”. Il prima è un fatto assodato, quello che invece si deve ancora costruire è il dopo. Ed il dopo lo si costruisce oggi. Se siamo in ginocchio le responsabilità sono di chi ha governato in passato. Ma se continuiamo a guardare indietro ci rassegniamo all’ineluttabile e io credo all’oggi, al domani.

Se stiamo seduti davanti alle macerie a lamentarci e a fare l’elenco dei colpevoli nessuno si alzerà mai per spostarle. Ci crogioliamo nell’idea che il passato debba per forza tornare. Il passato ritorna se stiamo fermi. La moglie di Lot si è girata indietro e ha visto una città in fiamme, se avesse guardato avanti a sé con coraggio avrebbe visto la futura città voluta dal suo Dio. Non a caso è diventata una statua di sale, simbolo dell’’immobilismo.

La lamentela, il rancore, sono i tanti volti della rassegnazione. La speranza invece ha gli occhi davanti, come gli uomini. Dalla filosofia buddista ho imparato la regola del qui e ora. Soltanto qui e ora costruiamo il domani.

Del resto prima c’erano i dinosauri, gli invasori arabi, ma anche la Magna Grecia, la Guerra mondiale ma anche lo sbarco degli alleati. “Ah, ma prima c’erano le caverne”. Vero, ma dopo è c’è stato anche l’Impero Romano.

Il problema di Messina OGGI è l’urgenza di una nuova classe dirigente.

Quando dico nuova non voglio dire solo giovane in senso anagrafico, ma nuova perché non ha trascorso gli ultimi 20 anni seduta su varie poltrone. E quando dico classe dirigente non mi riferisco solo alla politica, ma all’intera comunità. Parlo dei Palazzi, delle istituzioni ma anche dei partiti, dell’imprenditoria, degli ordini professionali, delle associazioni, dell’università.

Una classe dirigente va ben oltre la casta degli eletti.

Ci sono centinaia di persone che, pur meritevoli, appassionate e competenti, non hanno ricoperto ruoli, ci sono quanti negli ultimi anni si sono allontanati sdegnati e vorrebbero riaffacciarsi, ci sono anche quelli (e sono tanti, smettiamola di fare di tutta l’erba un fascio che diamine, non è da Paese civile questa guerriglia) che non sono valorizzati adesso.

O costruiamo una nuova classe dirigente o siamo morti.

Mi ha colpito la lettera di Franco Proto quando è fallita la trattativa per l’acquisto dell’ Acr Messina, e nella quale fa un parallelo tra sport e comunità: “I principi dello sport, spirito di gruppo, sana competizione con l’avversario, formazione dei giovani, cultura del rispetto sono i valori di ogni società. Nel calcio, appena dieci anni fa il Messina sembrava una corazzata destinata a rappresentare il Sud che funziona. Credo sia necessario ripartire da li, perché la città torni protagonista, nel calcio e nella geografia del nostro Paese. Sono rimasto favorevolmente colpito dal dott. Francesco Barbera. Rappresenta l'imprenditoria sana, che qui al Sud con più sacrifici che altrove resiste, cresce, sviluppa idee e in modo illuminato destina risorse perché anche il tessuto intorno all’azienda migliori e cresca. Credo che a Messina il futuro calcistico del dopo Franza debba ancora cominciare. Purtroppo sono passati dieci anni, praticamente invano”.

Parlava di calcio Franco Proto, ma in realtà parlava di Messina. Siamo fermi a 10 anni fa. Abbiamo paura di volare.

La parte più brutta dell’operazione Matassa è quella che mostra una città talmente povera, anche culturalmente, che vende il voto per una busta della spesa.

Una città nella quale c’è un sistema appositamente alimentato per creare il bisogno. Ed il bisogno è nemico dello sviluppo. In Campania, mezzo secolo fa si usava dare una scarpa prima del voto e l’altra a elezione avvenuta. Oggi leggiamo: “…ora si deve mettere a pecorina e si deve mettere a correre di più, compare c'è la possibilità gli scade il contratto ora per tre mesi, gli faccio fare tre mesi sei mesi capisci?”. Nel sistema che crea il bisogno l’assunzione deve necessariamente essere temporanea perché diventa un cappio. In questo sistema non si creano opportunità di sviluppo, terreni fertili per investimenti e idee, ma solo favori. E’ quello che si chiama clientelismo.

Sono garantista e sono anche certa che la stragrande maggioranza dell’Aula sia composta di persone oneste, perbene, animate da sincera passione. Ma il sistema emerso dall’inchiesta fa emergere dati inquietanti. L’indagine fa riferimento a 3 competizioni elettorali, le regionali 2012, le Politiche e le amministrative 2013. Paolo David era il capogruppo del partito che ha registrato la maggioranza dei consensi. Dall’urna è uscita una mole di voti tale che ha portato ad un certo numero di seggi. E’ il numero dei voti riportati dal partito che comporta automaticamente il numero degli eletti. L’operazione Matassa ci dice che in campo potrebbe esserci stato un calciatore dopato e che se non fosse stato dopato il risultato di quella partita sarebbe stato (lievemente o in massima parte non lo sappiamo) sicuramente diverso.

Detto questo io non assegno patenti di ideologo di questa città ad Eller. L’assessore mi è simpaticissimo, adoro le sue cravatte improbabili e l’autoironia con la quale le indossa, mi piace la limpidezza con la quale tappezza il suo profilo Facebook di foto e citazioni di Renzi. Sono certa che il suo rigore e la sua schiettezza lo porteranno presto a scontrarsi con l’amministrazione. Per quanto mi stia simpatico non lo considero il maitre à penser del presente e del futuro di Messina. Allo stesso modo mi sono piaciuti Foti e Ciacci ma mi stupisce il fatto che la giunta non sia riuscita a trovare tra 240 mila messinesi persone altrettanto capaci e competenti. Mi rifiuto di affidare a Eller ed agli altri il ruolo dei salvatori della Patria. Gli Alleati ci hanno aiutato a liberare l’Italia ma sono stati i partigiani e i patrioti a salvare il Paese, col sacrificio, l’impegno e le idee.

Messina è piena di persone che sono pronte ad essere la nuova classe dirigente, dobbiamo solo aver il coraggio di fare l’unica rivoluzione possibile. Un parricidio coraggioso, come la rivolta dei quarantenni che nel 2004 fecero un gruppo di ex dc tra i quali D’Alia nei confronti di big come Cuffaro.

Abbiamo gli occhi davanti per questo, per vedere un orizzonte bellissimo e andargli incontro.

P.s- Donna Sarina crede nella terza via. Le si è guastato il tubo di scarico della lavatrice. Prima è arrivato un idraulico “mariuolo” che le ha rubato i soldi dalla borsetta e la lavatrice è rimasta guasta. Poi ha chiamato un idraulico onesto, ma non è riuscito ad aggiustarla. Sono rimasti per ore a chiacchierare di massimi sistemi ed hanno preso un caffè conversando amabilmente, ma il guasto è rimasto. E’stato così che Donna Sarina ha cercato un idraulico bravo.

Rosaria Brancato