Il duo Ciacci-Rossi: “Messinambiente? E’ un tir che ha rotto i freni sul viale Boccetta”

Messina come Capannori? Le differenze sono tante, a partire dal fatto che Messina è una città con quasi 250 mila abitanti, Capannori è un comune della provincia di Lucca che di abitanti ne conta circa 45 mila. Ma i nuovi volti, giunti proprio dal comune più virtuoso d’Italia in una delle città che invece detiene i record negativi in tema di rifiuti, vogliono provare a trasformare radicalmente la gestione dei rifiuti a Messina. “Molti ci dicono che questa è un’utopia e io ne sono molto contento perché lo dicevamo anche nel 2007, quando abbiamo preso la prima delibera Rifiuti Zero a Capannori. Oggi qui abbiamo gli stessi obiettivi che sono utopia ma è questa l’utopia che vogliamo inseguire e costruire”. Queste le parole del liquidatore di Messinambiente Alessio Ciacci alla prima uscita ufficiale del suo braccio destro Raphael Rossi. Seduti uno accanto all’altro, decisi, con le idee chiare e nessuna intenzione di sbilanciarsi lì dove non sanno ancora quando si potranno concretizzare i loro piani. La città aspettava di conoscere progetti e idee di chi è stato chiamato ad assolvere un ruolo complicatissimo, soprattutto in un momento così difficile. Cinquanta giorni negli uffici di via Dogali sono bastati per tracciare le prime linee di un quadro ancora tutto da dipingere e che il liquidatore e il suo consulente hanno intenzione di portare a termine con il contributo e il coinvolgimento di tutti.

Ma chi è Raphael Rossi? Come ha detto l’assessore Daniele Ialacqua “non si tratta di un Rossi qualunque”. Nato nel 1974, doppia nazionalità, italiana e francese, Raphael Rossi è esperto nella progettazione di sistemi avanzati e virtuosi di gestione rifiuti su città diverse e complesse in tutta Italia, da Trento a Bari, da Roma, Napoli e Parma. E’ stato amministratore delle aziende di gestione rifiuti a Torino, Napoli, Reggio Calabria, Parma Reggio Emilia e Piacenza, membro di numerosi comitati scientifici tra cui quello di Rifiuti Zero di Capannori, fondatore della ESPER, ente di studio per la pianificazione ecosostenibile dei rifiuti. A Torino denunciò un tentativo di corruzione quand’era consigliere d’amministrazione dell’Amiat, l’Azienda Multiservizi Igiene Ambientale di Torino, e dando il via ad una battaglia contro la corruzione e il malaffare negli Enti pubblici. A Napoli rimase invece appena 6 mesi alla guida dell’azienda Asia perché ad un certo punto non ritrovò più progetti coerenti con la sua professionalità e con la linea di lavoro che era stata definita con la cittadinanza. Rossi è dunque un personaggio “ingombrante”, abituato a prefissare obiettivi e ad incassare risultati. E insieme a Ciacci le intenzioni sembrano essere chiarissime.

A Messinambiente ho trovato approssimazione, deresponsabilizzazione, mancanza di rispetto delle regole. Il nostro compito è portare un certo rigore in un’azienda in cui la briglia è stata lasciata troppo sciolta fino ad arrivare al punto in cui siamo. Non è semplice, questo è un tir che ha rotto i freni sul viale Boccetta e che ha già preso velocità, quindi bisogna fare un lavoro importante per fermarlo perché altrimenti la strada davanti a noi rischia di essere quella di Reggio Calabria dove in pochi mesi il servizio è passato già ad un secondo privato. L’amministrazione vuole mantenere il servizio pubblico ed è quello che vogliamo anche noi. Ma bisogna trovare gli elementi di sostenibilità e fare in modo che ognuno faccia la propria parte” ha spiegato Rossi.

In che modo? Pugno duro dove serve, smantellare tutto e ricominciare. “Siamo stati anche estremamente duri con quei dipendenti o impiegati direttivi che ci hanno risposto ‘non è compito mio’, ‘non è un problema mio è un problema dell’azienda’. Io sono una persona poco paziente –ha continuato Rossi– quando sento dire cose di questo tipo di un’azienda pubblica, perché un’azienda pubblica dev’essere gestita come un’azienda di tutti ed è fondamentale che ognuno si renda conto della missione che svolge. La responsabilità che i nostri dipendenti hanno è straordinaria, stiamo cercando di spiegarglielo di nuovo per fare in modo che assumano il loro lavoro non come una regalia di stipendio ma come una missione. Non sarà facile, dovremo essere premianti e sanzionatori allo stesso tempo ma abbiamo primi segnali incoraggianti”. In virtù di questo nuovo modus operandi Ciacci e Rossi non hanno avuto il timore di compiere scelte drastiche e per certi versi “impopolari” in una realtà come Messinambiente dove, come loro stessi hanno spiegato, era necessario rimuovere tanta polvere e situazioni incancrenite negli anni. Un primo step è stato proprio l’uso delle sanzioni. “Abbiamo ripristinato questo metodo che probabilmente non era mai stato utilizzato e così stiamo provando a responsabilizzare i dipendenti” ha spiegato Ciacci. Via anche straordinari, festivi e domenicali che venivano elargiti con troppa libertà. “Nell’ultimo mese nei giorni festivi abbiamo impiegato solo 120 lavoratori piuttosto che 180 come avveniva in passato e questo ci ha già fatto risparmiare ben 146 mila euro”. Per il liquidatore e il suo braccio destro era necessario dare un forte segnale di rigore che forse a qualcuno non è piaciuto e che è stato alla base delle emergenze che si sono riproposte puntuali in occasione delle ultime festività. Il loro percorso però è questo e non hanno intenzione di abbandonarlo.

Come verranno impiegate queste somme che via via si risparmieranno? Una parte sarà investita nel piano mezzi che si sta improntando, un’altra per pagare le consulenze esterne. Rossi infatti non sarà l’unico a dare supporto all’azienda, Ciacci aveva chiesto in sede di nomina un budget di 160mila euro spalmati in un anno per professionisti esterni. Intanto però c’è di certo che il suo contratto al momento ha una durata di sei mesi e costerà a Messinambiente circa 30 mila euro. “Le professionalità esterne costeranno meno di quanto stiamo già risparmiando” ha chiarito Ciacci che così ha voluto una volta per tutte chiudere le polemiche delle ultime settimane e precisare che le diatribe dei giorni scorsi per la mancata consegna di atti ai consiglieri comunali sono state superate grazie al parere espresso dal segretario generale Antonio Le Donne. E a chi lo ha ammonito di troppo rigore ha risposto senza peli sulla lingua: “Non sono abituato a risolvere questioni formali in modo informale, così veniva sempre fatto in azienda e così non voglio fare per nessun atto”.

Tornando invece all’analisi fatta dai due manager in questi 50 giorni emerge una verità che in passato l’ex liquidatore Armando Di Maria aveva in tutti i modi cercato di far comprendere alle amministrazioni che si sono succedute: il canone che storicamente viene dato mensilmente a Messinambiente è drasticamente insufficiente. “Nel passato sono state fatte tante scelte sbagliate, pesano ad esempio le troppe assunzioni che hanno portato ad un numero di dipendenti che costa 1.950.000 euro al mese a fronte di circa 2.300.000 euro stornati dal Comune che non possono di certo bastare per far funzionare l’azienda. Il costo è alto, dobbiamo trovare un elemento di equilibrio in funzione della qualità del servizio, costo del lavoro e costo a carico dei cittadini” ha spiegato Rossi. La richiesta fatta fin dal principio è stata una: con la situazione ereditata servono almeno per i primi tre mesi 3 milioni di euro per affrontare la normale gestione e difendersi dai creditori. Richiesta che il Comune ha prontamente deciso di accontentare.

Non sono mancati, da parte di Rossi, gli attacchi all’Ato con cui in particolare Messinambiente non ha mai avuto rapporti idilliaci. “L’Ato avrebbe dovuto avere il compito di essere stazione appaltante e controllare il servizio e invece è stato un altro strumento per posizionare persone e lievitare i costi. Oggi però il gioco delle tre carte non si può fare più”.

Il progetto è vasto, si muove su alcuni pilastri fondamentali (vedi articolo correlato), non si sbilanciano però sui tempi di realizzazione di ogni piano perché, spiegano, di non essere abituati a fare promesse a vuoto. Tutto questo però sembra molto lontano e quasi in contrasto con un’azienda che comunque, ad oggi, è ancora in liquidazione. “Se l’amministrazione avesse voluto far fallire questa realtà avrebbe chiamato un ragioniere –dice Ciacci- lavoriamo in un’azienda che è in liquidazione ma che fa un servizio pubblico quindi stiamo operando per costruire un servizio di qualità. Uscire dalla liquidazione o no? Queste saranno valutazioni che saremo in grado di fare a 120 giorni dal nostro insediamento insieme all’amministrazione comunale, non abbiamo ancora tutti gli elementi necessari”.

Sono fiduciosi e convinti che questa sia la strada giusta per una città come Messina. Per i cittadini e per chiunque voglia dire la sua hanno attivato l’indirizzo di posta elettronica partecipata@messinambiente.it per avere idee, proposte, suggerimenti. Intanto però forse i messinesi vorrebbero sapere perché da settimane la città è sporca e piena di immondizia. “Abbiamo avuto tante difficoltà ma stiamo lavorando risolvere il problema. Ogni notte faccio il giro insieme ai mezzi per capire cosa funziona e cosa deve migliorare. Entro una settimana saremo fuori dall’emergenza” ha garantito Ciacci.

Perché comunque alla fine ci si ritrova a fare i conti con le difficoltà di sempre. E se non si troverà al più presto il modo per affrontarle c’è il rischio che davvero tutti i grandi progetti restino solo utopia.

Francesca Stornante